[12/12/2008] Consumo

L´Afghanistan in crisi ecologica e alimentare

LIVORNO. Mentre in Italia i ministri disquisiscono su quanti soldati mandare ancora in Afghanistan a puntellare una traballante missione Nato, il popolo afghano è alle prese con una crisi alimentare ed ecologica che potrebbe rivelarsi devastante. L´inefficacia dell´intervento occidentale alimenta un´insurrezione talebana sempre più sostenuta da un popolo disperato e che ora si ciba di una crisi alimentare senza precedenti, proprio mentre l´inverno bussa alle porte.

Secondo l´Unicef, l´Onu e il governo di Kabul sono pronti al peggio e hanno predisposto delle riserve, ma a causa dell´insicurezza, lo spazio umanitario si restringe e l´accesso alle aree che hanno bisogno di aiuto è bloccato. Una banda di straccioni fanatici sta tenendo in scacco la più potente armata del mondo sulle valli innevate dell´Asia e colpisce dove fa più male, evidenziando nella fame e nella disperazione di un popolo il fallimento di un costoso esperimento planetario di polizia globale per il controllo delle risorse.

«La situazione è grave – dice il responsabile dell´Unicef per la nutrizione in Afghanistan, il dottor Brandao Co – Una valutazione della situazione nutrizionale è stata condotta congiuntamente dal governo, dall´Onu e dalle Ong nelle 22 province più colpite dalla crisi alimentare. Abbiamo visto molti bambini di meno di 5 anni che soffrono di denutrizione. E´ anche aumentata la denutrizione moderata. Faremo tutto quello che è in nostro potere per aiutare le popolazioni e continuare a portare aiuto alimentare e sanitario perché è laggiù che famiglie e bambini hanno disperatamente bisogno della nostra assistenza».

La siccità che devasta intere regioni lascia spazio solo all´erba appassita e a miseri raccolti di patate e così, mentre la potente macchina da guerra occidentale si impantana nelle pianure afghane intorno alle città, i talebani attaccano direttamente i convogli alimentari sulle strade che vengono dal Pakistan, e i prezzi del cibo salgono spinti al di fuori della portata degli afghani dalla speculazione e dalla presenza dei "ricchi" soldati occidentali. Gli stessi afghani, abituati ad una Guerra infinita, al freddo di inverni interminabili, dicono che una crisi come questa non l´avevano mai vista. Gli attacchi contro i convogli obbligano i camion a prendere strade più lunghe, così aumentano i costi del carburante e i prezzi del cibo, la crisi produce meno lavoro e più povertà, un ciclo diabolico e ormai in alcuni villaggi la gente vive praticamente di nulla.

In alcune aree dell´Afghanistan nel 2008 non è caduta nemmeno una goccia d´acqua e la gente si incammina verso Mazar-e-Sharif o Kabul a cercare lavoro per 4 o 5 dollari al giorno nell´edilizia e per comprarsi un tozzo di pane.

I villaggi che hanno cibo si sono trasformati in fortini che difendono ad ogni costo le riserve di patate ed ogni cosa che sia commestibile, ma Onu ed Unicef temono che si possa ulteriormente aggravare il tasso di denutrizione dei bimbi afghani: già oggi il 67% di quelli sotto i 5 anni soffre di insufficienza ponderale e il 54% di denutrizione cronica. La guerra di liberazione e democratizzazione ha trasformato l´Afghanistan in uno dei Paesi con i bambini più affamati del mondo.

Ne nord e nell´ovest dell´Afghanistan, migliaia di persone stanno abbandonando i villaggi spazzati dalla siccità e dalla crisi alimentare in cerca di lavoro ed assistenza, incalzati dall´inverno che avanza senza pietà.

Secondo l´alto commissariato dell´Onu per i rifugiati (Unhcr) molte province sono state duramente colpite prima da inverni sempre più rigidi e poi sfiancate da magri raccolti e siccità: la produzione di grano, l´alimento base in Afghanistan, sarebbe diminuita del 36% in rapporto all´anno scorso e secondo il ministero dell´agricoltura di Kabul, nei prossimi 6 mesi nel Paese mancheranno 2 milioni di tonnellate di derrate alimentari. Ma il prezzo del grano e della farina è cresciuto del 200% e i piccoli agricoltori, i senza-terra, i nomadi e i lavoratori giornalieri sono alla fame.

Secondo la Croce Rossa internazionale circa 280.000 persone soffrono a causa della siccità e migliaia di famiglie sono pronte ad abbandonare le loro case senza più nulla per andare ad ammucchiarsi in città inospitali, un flusso di profughi che è già tracimato anche in Iran e Pakistan.

Bisognerebbe intervenire massicciamente con aiuti prima che la neve chiuda i passi montani ma i Talebani attaccano sempre più sicuri in aree delle quali sono ormai padroni, tanto che l´Onu ha rivolto soprattutto a loro (che chiama "insorgenti") un appello per permettere l´accesso alle zone più colpite ai lavoratori umanitari per distribuire cibo. Secondo il Royal united services institute britannico «la fame che minaccia l´Afghanistan potrebbe costituire una minaccia più grave per gli sforzi internazionali di ricostruzione del Paese dello stesso conflitto». Una tesi che sembra condivisa anche dal presidente afghano, Hamid Karzai, che ha lanciato uno specie di ultimatum agli occidentali che occupano di fatto il Paese esigendo che siano definite date concrete antro le quali la comunità internazionale intenda por fine al terrorismo e terminare la guerra in Afghanistan, fissando subito una «ritirata a tappe». E l´ex impiegato dell´Unacol, il presidente fantoccio e amato dagli occidentali che doveva garantire il passaggio del petrolio asiatico, oggi dice: «Se la comunità internazionale non è in grado di precisare questo lasso di tempo, il governo afghano si riserva il diritto e di condurre dei negoziati con l´avversario riguardanti l´instaurazione della pace e della stabilità».

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