[15/12/2008] Comunicati

Cia: stato di calamità per l´agricoltura

LIVORNO. L´acqua che viene giù copiosa dal cielo sta dimostrando tutta la fragilità ambientale ed idrogeologica di un Paese al quale manca la più grande opera pubblica, che non è il Ponte di Messina, ma la manutenzione e la salvaguardia del territorio. Anche per aziende agricole, serre e strutture sembrano notevoli le conseguenze del maltempo e l´acqua e il fango hanno nesso molti macchinari fuori uso e non mancano i problemi per il bestiame, tanto che la Confederazione italiana agricoltori (Cia) rinnova la richiesta di calamità naturale per le zone agricole colpite.

«Ammontano ormai a diverse centinaia di milioni di euro i danni causati all´agricoltura dall´eccezionale ondata di maltempo che si è abbattuta sul nostro Paese – dice la Cia - Le conseguenze sono disastrose in tutte le regioni, ma nel Lazio, a causa delle esondazioni di Tevere e Aniene, si registrano le situazioni più critiche con centinaia di aziende e campi coltivati completamente sott´acqua. Molte, comunque, sono le coltivazioni, sia al Nord che al Centro e al Sud, andate distrutte per gli allagamenti e gli smottamenti di terreni; pesanti gli effetti negativi anche per stalle, serre e attrezzature agricole. Per tale ragione la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha sollecitato l´immediato stato di calamità per le zone colpite. I violenti nubifragi hanno spazzato via oliveti, vigneti, frutteti, campi coltivati a cereali, orti. Per alcune coltivazioni è necessaria la risemina».

Secondo la Coldiretti «Ammontano a diversi milioni di euro i danni provocati nelle campagne dalla recente ondata di maltempo con campi allagati, semine perse, ortaggi distrutti, animali annegati e mezzi agricoli coperti dal fango» e chiede «di avviare le procedure di delimitazione dei territori e di verifica dei danni per consentire la dichiarazione di calamità naturale per l´agricoltura in molte regioni del centro-sud». Coldiretti spiega che «Sono stati allagati campi già seminati a cereali e distrutte intere coltivazioni di patate e ortaggi mentre in alcune aree è stata sospesa la raccolta delle olive e si teme per il raccolto. Gravi i danni anche per l´attività di allevamento con animali dispersi e annegati mentre molti mezzi meccanici sono stati completamenti coperti dal fango e resi inutilizzabili. Le esondazioni dei fiumi e la pioggia intensa ha provocato - continua la Coldiretti - smottamenti e frane nelle campagne colpendo la circolazione nelle strade rurali con aziende ed allevamenti rimasti isolati».

La più grande associazione agricola italiana spiega quali sono secondo lei le cause di tanta fragilità territoriale: «L´alternarsi di periodi di siccità con quelli di pioggia intensa è uno degli effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una modificazione della distribuzione delle piogge e l´aumento dell´intensità delle precipitazioni. Un tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica del paese anche a causa del fatto che al progressivo abbandono del territorio e all´ urbanizzazione spesso incontrollata non e´ corrisposto l´adeguamento della rete di scolo delle acque. Nell´ultimo quarto di secolo sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo e secondo le stime dell´Anbi nell´arco di tempo 1990-2016, se il ritmo di cementificazione del territorio rimanesse inalterato, si sarà persa una superficie agricola utilizzata pari al 17,5% del territorio nazionale, vale a dire un´area superiore a quella delle regioni Sicilia e Sardegna.

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