[16/12/2008] Trasporti

Smog e trasporto merci su gomma: lo strano caso dell´Austria

LIVORNO. Le Alpi hanno sempre protetto e spesso diviso il nostro Paese dal resto d’Europa, dal cuore pulsante dell’economia europea e tedesca della Rurh e dalle forse più simili economie francese e spagnola. Le alpi sono una barriera per le merci e come tale devono essere aggirate o attraversate per consentire l’osmosi Nord-Sud e viceversa. L´anno scorso sono state trasportate attraverso le Alpi 210 milioni di tonnellate di merci, il 67% su gomma, secondo quanto risulta dallo studio a cura del comitato misto dell’accordo sui trasporti terrestri Svizzera-Ue riunito in questi giorni a Berna. Uno studio che prende in considerazione gli otto assi alpini situati tra il Frejus (Francia-Italia) e il Brennero (Austria-Italia) e che ha evidenziato come la ferrovia abbia perso terreno rispetto alla strada dal 1999. L´evoluzione più marcata si riscontra in Francia, dove il traffico merci su rotaia è diminuito di quasi la metà dal 1999 al 2007.

La Svizzera costituisce una eccezione. La parte di merci trasportata su rotaia è infatti maggiore di quella che passa le Alpi su gomma. Il motivo è semplice: il trasporto stradale costa più caro in Svizzera e per alcune tipologie di mezzi è addirittura vietato, mentre nel caso di Austria e Francia, al momento i maggiori costi economici della gomma sono compensati da tempi più rapidi. Fino ad oggi, perché dal primo gennaio 2009 scatterà il divieto di passaggio dal Tirolo per tutti i camion di portata superiore alle 7,5 tonnellate che trasportano autoveicoli, legno, carbone, minerali ferrosi, acciaio, marmo, travertino e piastrelle di ceramica, mentre dal 2 maggio scorso è già vietato il passaggio di autocarri che trasportavano terra, rifiuti, pietre e materiale di scarico di cantiere.

A differenza della Svizzera, come si vede in tabella (in nero il traffico su gomma svizzero, in blu quello austriaco), l’evoluzione austriaca è esattamente speculare: il numero di veicoli pesanti che hanno attraversato il Brennero nel 2004 per esempio è aumentato del 20 percento, attestandosi a 1,983 milioni. Attraverso questo valico sono stati trasportati 41,7 milioni di tonnellate nette, di cui soltanto il 24 percento per ferrovia, contro il 76 percento su strada.

L’obiettivo del governo austriaco è quindi quello di preservare l’ambiente e la salute pubblica dei cittadini del Tirolo, anche perché da quando la Svizzera ha varato le sue restrizioni, gran parte del traffico su gomma si è spostato proprio sui valichi francesi e austriaci, che però a differenza della Svizzera fanno parte dell’Ue. Ma la Commissione europea, ritenendo il provvedimento come un ostacolo alla libera circolazione delle merci garantita dagli articoli 28 e 29 del trattato Ue ha deferito l’Austria alla Corte di giustizia europea.

La vicenda è seguita con particolare apprensione dagli autotrasportatori italiani, un settore che oltre ad essere stato in passato periodicamente aiutato dal governo sul fronte fiscale, oggi rappresenta oltre l’80% del traffico merci del nostro Paese che ha quindi questo triste primato assoluto in Europa. Ma che non sembra far niente per porvi rimedio, visto che la maggior parte dei fondi Cipe è destinato a nuove grandi opere stradali piuttosto che al potenziamento delle autostrade del mare (il famoso Ecobonus è ancora in sospeso...) o della ferrovia (vedi alta velocità e la polemica innescata dalla Regione Lombardia sulle conseguenze in termini di ritardi per i treni pendolari) e alla manutenzione dell’esistente. Manutenzione che sarebbe vero serbatoio per il rilancio economico da una parte (e in tal senso si susseguono le prese di posizione di Ance, Cna e costruttori…) e grande necessità per accrescere la qualità della vita dei cittadini (l’80% delle scuole italiane, ad esempio, sono a rischio secondo il capo della protezione civile Bertolaso) e la sostenibilità e l’efficienza dei servizi (fognature, ciclo integrato dei rifiuti…).

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