[19/12/2008] Comunicati

Grandi opere e opere grandi: la negletta manutenzione...

LIVORNO. «I primi di gennaio me ne vado perchè i tagli alla finanziaria sono davvero inaccettabili», questo l’annuncio che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso ha fatto, intervenendo questa mattina in audizione alla Commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera, per la mancanza di fondi per la protezione civile.

I fondi sono stati invece trovati ieri alla riunione del Cipe per avviare il progetto di rilancio delle opere pubbliche, tra cui il tratto di autostrada tra Rosignano e Civitavecchia, accolto con grande entusiasmo bipartisan. L’approvazione del progetto preliminare data ieri in sede Cipe, che ha accolto le osservazioni sia della Regione Toscana (che ha introdotto il tratto tra Maroccone e Chioma, lotto 0, e il tratto di penetrazione al porto di Piombino,398) e le richieste della Regione Lazio di mantenere il tracciato sull’attuale aurelia, deve ancora superare alcune tappe prima di trasformarsi in cantiere; tra cui l’approvazione della legge sulle gare che porta il nome di Di Pietro, la firma della Convenzione con Anas, la stesura del progetto esecutivo, oltre ai già dichiarati ricorsi da parte di chi la ritiene un opera inutile, costosa e assai impattante per l’ambiente che andrebbe ad attraversare. Il Cipe ha approvato ieri anche un ulteriore tranche di finanziamento del Mose, l’intervento pensato e in corso di realizzazione per impedire il fenomeno dell’acqua alta a Venezia. Un’opera discussa e ritenuta inutile anche dallo stesso sindaco della città, Massimo Cacciari, e che lo sarà a maggior ragione (e a quanto sembra neanche mitigatoria) se non si interviene per contrastare i fenomeni che in futuro produrranno ancor di più effetti sul clima, tanto che Venezia è presa a simbolo dei territori che rischiano di andare definitivamente sott’acqua.

E’ partita quindi con questa prima riunione del Cipe, che avrà un seguito annunciato a gennaio quando cioè sarà più definita la ripartizione dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), e con gli oltre 16 miliardi stanziati, la nuova stagione delle grandi opere, annunciata come salvifica dal Governo (ma appoggiata anche da gran parte dell’opposizione) per rilanciare il paese e risollevarlo della crisi economica e dagli ultimi posti nella scala della competitività. Tra queste opere non potrà mancare anche il ponte sullo stretto, di cui ieri il Cipe non si è occupato, ma che non tarderà a metterlo in agenda perché, come scrive bene oggi su la Repubblica Antonello Caporale, quel ponte «è divenuto un bisogno impellente, un punto d’onore per calabresi e siciliani, un’opera totem, raffigurazione icastica dello Stato chiamato a narrarne l’efficienza e a trasmetterne il genio».

Non lo sarebbero altrettanto gli interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, o per l’edilizia carceraria o quelli per il comparto sicurezza, per cui il Cipe ha rinviato gli stanziamenti.
Come non lo sarebbero i tanti interventi necessari per mettere in atto un piano di manutenzione del territorio, quella sì vera, grande opera pubblica assai più necessaria ad un paese, che come ha dimostrato in queste ultime settimane è particolarmente fragile e sensibile ad eventi meteorologici quali quelli cui abbiamo assistito. E che lo sarà ancora di più dovendo affrontare gli effetti di cambiamenti climatici già in atto, che si preannunciano sempre più impattanti nel prossimo futuro e che abbisognerebbe di interventi di mitigazione consoni almeno a renderne meno violenti i postumi e a garantire maggiore sicurezza alle persone.

Interventi che si riassumerebbero più in piccole opere che in progetti faraonici e che risponderebbero anche di più alle esigenze cui richiamava qualche giorno fa anche il presidente dell’Ancem, Paolo Buzzetti, quando chiedeva «un piano straordinario di manutenzione del nostro territorio fatto di piccole e medie opere immediatamente cantierabili» partendo dalla constatazione che «Il paese cade a pezzi: abbiamo reti idriche che perdono il 30% dell´ acqua che trasportano, dobbiamo mettere in sicurezza le scuole, costruire ponti e argini, rivedere e migliorare la viabilità delle nostre città. Insomma tutti quegli interventi che sono indispensabili per definire civile il paese in cui viviamo e che non può essere messo in ginocchio, come in questi giorni è accaduto, per eventi seppure eccezionali, ma che non possono e non devono mettere a repentaglio la vita delle persone». «Quella che abbiamo davanti è una grande opportunità per reagire al declino» scriveva ancora Buzzetti, ma a quanto pare non si è in grado di coglierla.

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