[19/12/2008] Parchi

I parchi fra polemiche, voglia di rilancio e mancanza di politica

ROMA. Il convegno di Legambiente "I parchi che vogliamo" che si è tenuto ieri a Roma ha avuto un buon successo anche perché, negli ultimi mesi i parchi e le aree protette sono state al centro di un´animata discussione e di proposte che non vanno nella direzione auspicata di un rilancio del sistema e sempre più di frequente si continua a mettere in discussione il ruolo politico e, in molti casi, persino l´utilità strategica delle aree protette.

A vivacizzare il dibattito ci ha pensato il presidente del parco dell´Arcipelago toscano, Mario Tozzi (Nella foto), che ha detto che il "modello" cinque terre non può essere esportato e presentato come esempio da seguire per le altre aree protette italiane, visto anche che quel livello qualitativo e gestionale non può essere probabilmente raggiunto in parchi con situazioni ambientali, economiche e culturali del tutto diverse.

Il richiamo di Tozzi non è piaciuto proprio al presidente del parco delle Cinque Terre, Franco Bonanini, che ha polemizzato con Tozzi e con una visione conservazionistica e "elitaria" delle aree protette e ha detto che salvare i terrazzamenti e la viticoltura delle Cinque terre significa anche salvare un patrimonio paesaggistico ed ambientale. Lo scontro dialettico è nato probabilmente da un equivoco di interpretazione che i due presidenti hanno chiarito subito dopo.

Inequivocabile invece l´attacco di Tozzi a Federparchi, accusata di essere "pavida" davanti agli attacchi della politica al sistema delle aree protette. Al noto geologo che ha chiesto una radicale riforma dell´associazione delle aree protette italiane ha risposto il presidente di Federparchi Matteo Fusilli che ha confermato la sua intenzione di non ricandidarsi al prossimo congresso ed ha sottolineato il ruolo "istituzionale" di Federparchi, respingendo quelli che ha definito "estremismi" e dicendo che l´associazione deve continuare a rappresentare enti che sono diretti da uomini di destra, centro e sinistra, senza fughe in avanti. Anzi, Fusilli ha rivendicato a Federparchi il merito di avere, con questa visione unitaria, fatto comprendere l´importanza dei parchi anche a forze politiche che prima si dimostravano ostili o disinteressate. Ma è evidente che la necessità di un rilancio dei parchi e della loro federazione è molto sentita in un momento di difficoltà e con finanziamenti in costante calo.

Una difficoltà che non è stata negata dal direttore della direzione protezione natura del ministero dell´ambiente, Aldo Cosentino, che ha però evidenziato il grande successo della legge quadro 394/91 per l´istituzione dei parchi ed il calo delle conflittualità con le comunità locali che, salvo ormai rari casi, accettano e difendono le aree protette. Cosentino, proprio mentre si preparerebbe il passaggio delle riserve dello stato gestite dal Corpo forestale ai parchi nazionali (una cosa richiesta a gran voce da ambientalisti e parchi ma con probabili costi aggiuntivi di gestione in epoca di vacche già magre), ha annunciato che il suo dipartimento non rinnoverà la convenzione con il Corpo forestale dello stato per i contributi ai Cta dei parchi.
Al convegno è intervenuto anche un prudentissimo Antonio D´Alì, il presidente della commissione ambiente del Senato, che ha buttato non poca acqua fredda sulle polemiche degli ultimi mesi ed ha riconosciuto l´importanza dei parchi ma ha anche detto che la loro crisi dipende dalla stanchezza di una legge che ormai ha quasi 18 anni e che va rivista nelle sue parti più squisitamente politico-amministrative.

Gli ha risposto il capogruppo del Pd, in commissione ambiente, Roberto Della Seta, che ha stroncato le proposte di fondazioni e ticket di ingresso del ministro Stefania Prestigiacomo, ribadito l´importanza dei parchi, proprio in un momento di crisi economica, come laboratori della green revolution invocata anche da Obama e dall´Europa e che ha parlato di una "manutenzione" della legge 394. Della Seta, riprendendo l´intervento di Umberto Mazzantini, responsabile di Legambiente per le Isole minori, che ha dato il via al dibattito ha detto che probabilmente vanno rivisti composizione, ruoli e rapporti del direttivo e della comunità del parco che, in troppi casi, invece di essere gli organi di un medesimo ente che collaborano per il suo successo diventano organismi conflittuali e troppo piegati sulla politica contingente e localistica invece che sugli interessi del parco, della difesa della biodiversità e dell´economia sostenibile e innovativa.

Il dibattito ha evidenziato una grande crisi al´interno delle difficoltà generali della ree protette e della mancanza di una politica che ieri ed oggi non ha saputo e voluto dare indicazioni e risposte ai parchi: le grandi assenti anche a Roma sono state le Aree marine protette che soffrono di una sottovalutazione e di una mancanza di interesse da parte del governo centrale che non è degna di un Paese circondato dal mare e che ospita alcune delle aree più sensibili e ricche di biodiversità del Mediterraneo. Una sottovalutazione di bellezza e ricchezza tutta italiana che sta diventando più che incomprensibile dannosa in un´Europa che va in tutt´altra direzione.

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