[22/12/2008] Aria

Serve sistema misto tra diritti di emissione e aumento tasse su emissione di CO2

FIRENZE. Ci sono grandi differenze, oltre i molti elementi in comune, tra la crisi globale attuale e quella del 1929-1934. Una è che, nonostante la crisi degli Stati nazionali e gli effetti della trentennale deregulation neoliberista, lo Stato oggi costituisce, a differenza del 1929, un elemento di stabilizzazione nelle varie fasi della crisi (stagnazione, recessione, depressione, ecc.), perché nonostante tutto continua a gestire il sistema scolastico e quello sanitario che danno lavoro a milioni di persone in tutti i paesi occidentali.

Un’altra differenza è costituita dalla mancanza di una alternativa di sistema come fu il comunismo nel secolo scorso. Oggi il capitalismo, qualunque cosa si intenda con questo nome, non ha concorrenti.

Molti però, anche tra coloro che hanno militato sotto le bandiere dell’autoregolazione della “mano invisibile del mercato”, oggi chiedono che i governi attuino riforme radicali dei mercati finanziari, dei controlli, delle stesse regole del mercato fino a rivendicare aiuti di Stato ai settori in crisi a cui applicare indirizzi pubblici di politica economica e industriale.
Riprende dopo molti anni insomma, un movimento di pensiero critico nei confronti dell’economia capitalista.

Anche perché sono entrati in crisi non solo il sistema finanziario globale e l’economia reale ma il fondamento stesso dell’ideologia capitalista: l’egoismo e l’interesse personale come unico motore del sistema economico-sociale.

Molte delle misure anticrisi messe in atto o che stanno per esserlo sono dirompenti del sistema economico globale e degli effetti che questo ha avuto sugli equilibri ambientali del pianeta; si pensi all’economia del petrolio: all’andamento dei prezzi del greggio e ai suoi effetti di accelerazione dei cambiamenti climatici.

O anche l’intenzione del presidente eletto Barack Obama di introdurre una tassazione dei redditi fondata sul principio che chi ha di più paghi percentualmente di più, di ripristinare l’assistenza sanitaria gratuita e il potenziamento dell’apparato scolastico pubblico, oltre a programmare un sistema energetico fondato sulle energie rinnovabili per ridurre in modo rilevante le emissioni di CO2.

L’Unione Europea è giunta a un accordo sulle misure contro i cambiamenti climatici (ma non sulle cose da fare contro la crisi economica) che adotta il metodo del mercato di CO2 che mette un limite alle emissioni e rende negoziabili i diritti ad inquinare, finora non molto efficace.

Il mercato sta dando una brutta prova anche sul piano economico e produttivo, figuriamoci se è in grado di regolare gli effetti ambientali delle attività umane. Per la semplice ragione che non include i costi indiretti come quello dei cambiamenti climatici nel prezzo dei prodotti energetici.

La scelta giusta da fare sarebbe un sistema misto a livello europeo e mondiale tra diritti di emissione e aumento delle tasse sull’emissione di CO2 riducendo al contempo le tasse sul reddito da lavoro, con effetti positivi sia sulla ripresa della domanda ma soprattutto sulla sua composizione in termini antirecessivi e di sostenibilità ambientale, trasformando l’economia insostenibile, che vive al di sopra delle risorse, in economia in equilibrio dinamico.

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