[22/12/2008] Consumo

L´Ecoflation delle risorse, rischio e occasione per le imprese

LIVORNO. Negli ultimi anni il mondo ha conosciuto un notevole aumento dei prezzi delle materie prime essenziali, a partire dall´energia e dai prodotti agricoli. Tra il 2006 e il 2008, il prezzo mondiale medio del petrolio era aumentato del 110%, il riso del 217%, il frumento del 136%, il mais del 125% e la soia del 107%, con un impatto economico fortissimo su intere economie, famiglie ed imprese che ha rinnovato l´attenzione sulla scarsità delle risorse naturali e sulla necessità di gestirle in maniera migliore.

Eppure la base dell´economia, che è un sottoprodotto dell´ambiente, è sotto pressione: circa il 60% dei servizi ambientali forniti dagli ecosistemi sono degradati o utilizzati in maniera insostenibile: il consumo di acqua dolce supera già del 20% la sua sostenibilità a lungo termine, è insostenibile tra il 15 e il 35% dell´acqua utilizzata per l´irrigazione, con gravi ricadute sulle rese agricole e sui costi di produzione. Inoltre le produzioni di alcune risorse essenziali (anche alimentari) per l´attuale modello economico e di consumi sono concentrate in alcuni Paesi.

Se c´è una risorsa non rinnovabile che esemplifica al meglio la follia degli attuali modelli di consumo, questa è il petrolio: America del Nord ed Europa consumano da sole oltre il 50% del greggio del pianeta, ma hanno solo il 20% della popolazione mondiale. Sono però incalzate dalla crescente popolazione dei Paesi in via di sviluppo che guarda al nostro modello di benessere come a un miraggio e che ha già comunque aumentato i propri livelli di consumo che richiedono maggiori risorse.

Con queste potenti forze di mutamento globale che premono sull´ambiente, interagisce un nuovo protagonista: il cambiamento climatico che modifica il quadro di riferimento anche per mercati e industrie, tanto che le imprese leader riconoscono la necessità di comprenderne natura e portata e le ricadute sui loro affari e sulle loro linee di approvvigionamento di materie prime.

Una prima risposta sul rilievo finanziario dei problemi ambientali la danno World resources institute (Wri) e A.T. Kearney con lo studio "Rattling Supply Chains: The effect of environmental trends on input costs to the fast moving consumer goods industry" che delinea uno scenario futuro delle grandi tendenze ambientale, tra le quali gli impatti sull´ambiente e le politiche pubbliche di contrasto.

«Abbiamo stabilito le potenziali implicazioni di un paniere dei prezzi per l´energia e prodotti agricoli di base – spiegano al Wri - Così come gli effetti di tali prezzi sulle retribuzioni per un rappresentativo gruppo di imprese del settore dei beni di consumo in rapida evoluzione (Fmcg). Il nostro scenario, che abbiamo chiamato Ecoflation, mostra un futuro nel quale le politiche e i vincoli sulle risorse naturali rappresenteranno dei costi ambientali aggiuntivi per le imprese. Anche se questo porterà inevitabilmente ad un aumento dei prezzi a breve termine, i progressi tecnologici, i miglioramenti dell´efficienza e la riallocazione delle risorse dovrebbero, in ultima analisi, ridurre i costi per le imprese, riducendo al tempo stesso i rischi connessi alle risorse naturali a più lungo termine».

Lo scenario si basa sulle norme più stringenti di lotta al cambiamento climatico, su una maggiore efficacia delle politiche forestali, sulla crescente scarsità d´acqua nelle principali regioni agricole, sulla crescita dei biocarburanti politiche e sulla maggiore richiesta di prodotti "verdi" da parte dei consumatori.

«Abbiamo stimato – dice il rapporto - una riduzione tra il 13 e il 31% dell´ earnings before interest and taxes (Ebit) entro il 2013 e tra il 19 e il 47% nel 2018 per le imprese Fmcg che non svilupperanno strategie per mitigare i rischi presentati dalle pressioni ambientali. Anche se non pretende di essere in grado di predire il futuro, infatti la nostra metodologia ha limiti interni, il nostro scenario si basa sulla conoscenza scientifica e su una buona comprensione del processo decisionale. Crediamo che il livello dell´impatto da noi stimato sulla struttura delle retribuzioni non sia irrealistico per le imprese che non agiranno».

Le imprese hanno la capacità, attraverso politiche di collaborazione ed interdipendenza, per trovare le soluzioni per affrontare i rischi e trasformarli in opportunità di crescita, ma possono farlo se affronteranno l´impatto dei cambiamenti climatici per quello che è: un costo e un rischio per la loro catena di approvvigionamento.

Il documento suggerisce quattro tappe per il percorso che dovrà seguire ogni impresa per adattarsi all´Ecoflation invece di subirla: Comprendere I suoi impatti e le sue dipendenze rispetto all´ambiente, in particolare esaminando l´influenza di questi elementi sulla struttura dei costi e cercare subito dei "sostituti" più sostenibili; Realizzare un inventario delle iniziative esistenti in tutta la linea produttiva ed economica per conoscere cosa già viene fatto sia nella propria impresa che dai suoi fornitori e partner; Dare priorità ai propri impegni e ed opportunità in funzione dei loro impatti potenziali sui costi, sui guadagni e sulla propria immagine e reputazione; Strutturare questo percorso con un Piano d´azione.

«I vincitori saranno quelle aziende che anticiperanno le implicazioni di un cambiamento di scenario, collaborando con i fornitori e le altre parti interessate e far diventare la sostenibilità ambientale uno dei loro principi commerciali – spiegano al Wri e A.T. Kearney - Noi crediamo che, al fine di adattarsi a queste sfide, le imprese dovranno attuare reali cambiamenti strutturali, come l´innovazione di prodotto e ristrutturare la catena dei valori, che interesseranno sia le aziende che milioni di consumatori attuali e nuovi».

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