[23/12/2008] Consumo

La crisi alimentare globale (4)

Il ruolo della speculazione e i contratti futures sui prodotti agricoli
PAVIA. Qual è il fattore che ha impresso una spinta così poderosa ai prezzi alimentari e più in generale alle commodities (materie prime, energia, ecc.)? La speculazione o i più fondamentali fattori di domanda e offerta? Va da sé che tutti concordano nel ritenere che entrambi i fattori abbiano pesato, ciò che si discute è il peso da attribuire a ciascuno di essi. Molti sostengono che il ruolo della speculazione sia in realtà assai limitato (Harris, 2008; Merryll Linch, 2008), dal momento che i prezzi di alcune merci per i quali non esistono contratti futures e che si scambiano solo sul mercato a pronti (magnesio, cobalto, acciaio, riso) sono cresciuti fra il 2002 e il 2008 più rapidamente dei prezzi di alcuni beni (rame, alluminio, zinco) che vengono invece scambiati anche sui mercati a termine. Costoro sostengono che le ragioni di fondo della crescita dei prezzi delle commodities hanno a che fare con quei tangibili, concretissimi fattori di domanda e offerta che abbiamo discusso in precedenza. Il mondo sta diventando più popoloso e, nei luoghi demograficamente essenziali (Cina e India), più ricco.

La crescita economica dei giganti asiatici in via di sviluppo, accoppiata ai rapidi ritmi di urbanizzazione, stimola l’appetito di commodities che nutrano le persone, costruiscano infrastrutture e case e vengano impiegate per produrre beni manufatti. Secondo un diverso punto di vista (Masters, 2008) la speculazione negli ultimi anni è diventata “eccessiva” e ha contribuito in modo cruciale ad amplificare le variazioni dei prezzi, al punto tale che essi non riflettono più i fondamentali fattori di domanda e offerta che abbiamo appena menzionato e che dovrebbero segnalare la “vera” scarsità (e dunque il valore) di una merce. Una miglior comprensione di questo dibattito richiede una illustrazione sia pure sintetica delle modalità di funzionamento dei mercati in cui si scambiano futures.

Un contratto a termine è un contratto con il quale, all’atto della stipula, l’acquirente e il venditore si impegnano rispettivamente a versare una determinata somma di danaro e a consegnare una determinata quantità di una certa merce (grano, per esempio) ad una data successiva alla stipula (dopo un mese, tre mesi, un anno). La somma di danaro, le quantità e qualità della merce così come data e luogo dello scambio vengono decise fin da subito, cioè all’atto della stipula. Un contratto futures è un caso speciale di contratto a termine: quantità e qualità della merce, data e luogo di consegna sono predeterminati, standardizzati. Le parti possono solamente decidere il prezzo.

I contratti futures giocano un ruolo importante per prodotti come grano, mais, soia e zucchero. Non esistono invece contratti futures per il riso. Si tratta di contratti che consentono all’acquirente (all’utilizzatore di grano) e al venditore (al produttore di grano) di eliminare o comunque ridurre il rischio legato alle oscillazioni del prezzo. Grazie ai contratti futures, al momento della semina il produttore di grano conosce già il prezzo che riceverà dopo il raccolto; e il compratore di grano, allo stesso modo, conosce in anticipo il prezzo che dovrà versare al momento del raccolto. Per questa ragione i contratti futures, che non a caso si diffusero in agricoltura fin dall’inizio del secolo scorso (Stevens, 1974), costituiscono per chi li stipula una forma di protezione dal rischio (di hedging, come si usa dire nel gergo finanziario.

Produttore e utilizzatore di grano si dicono perciò hedgers. Più precisamente: short hedger il primo, che desidera vendere contratti futures; long hedger il secondo, che desidera comperare contratti futures). Essi tuttavia possono essere stipulati anche da chi non intende affatto proteggersi dal rischi; da chi, al contrario, va alla ricerca del rischio onde trarne profitto. Si tratta in questo caso di speculatori. La strategia degli speculatori è di comprare futures quando il prezzo degli stessi è inferiore al prezzo a pronti che si prevede prevalga a scadenza; e di vendere futures nella circostanza opposta.

In sintesi, sul mercato dei futures operano sia gli hedgers che gli speculatori e in linea di principio si ritiene che il ruolo degli speculatori sia positivo. Infatti, essi offrono agli hedgers opportunità aggiuntive di proteggersi dai rischi: ad esempio, il produttore di grano che per proteggersi dalle potenziali oscillazioni del prezzo voglia vendere un futures, non dovrà necessariamente incontrare sul mercato dei futures un utilizzatore di grano. Tra i potenziali compratori di futures, infatti, vi saranno anche tutti quegli speculatori convinti che il prezzo a pronti del grano sarà, alla scadenza del futures, superiore al prezzo corrente del futures medesimo.

Allo stesso modo, l’utilizzatore di grano che desideri comperare contratti futures non dovrà necessariamente mettersi in cerca di uno short hedger: gli basterà rivolgersi ad uno speculatore (fondo di investimento, fondo pensione, fondo sovrano, ecc.) persuaso che il prezzo a pronti prevalente alla scadenza del futures sarà inferiore al prezzo corrente del contratto futures. Si dice anche, per descrivere questo ruolo positivo giocato dagli speculatori, che essi forniscono liquidità al mercato: dal momento che il numero di coloro che intendono proteggersi dal rischio di prezzi crescenti (gli utilizzatori di grano) è diverso dal numero di coloro che cercano protezione dal rischio di prezzi calanti (i produttori di grano), è bene che nel mercato vi siano soggetti diversi dagli hedgers, gli speculatori appunto.

I mercati dei futures rendono possibile le operazioni di trasferimento del rischio da chi non intende correrlo a chi invece intende farlo; e, si dice, l’operazione di trasferimento del rischio sarà tanto meno costosa per gli hedger quanto maggiore è la presenza di speculatori. Si tratta, per così dire, di un generalissimo principio assicurativo: tanto maggiore la competizione fra compagnie assicurative (fra speculatori), tanto minore il premio assicurativo da versare (il premio per il rischio: la differenza fra prezzo corrente dei futures e prezzo atteso a pronti a scadenza).

Torna all'archivio