[08/05/2006] Comunicati

Perché il cadmio piace ancora all’Europa?

BRUXELLES (Belgio). Il recente accordo raggiunto fra Consiglio europeo ed Europarlamento per la nuova direttiva europea su pile e accumulatori, che fissa obiettivi obbligatori di raccolta e riciclaggio delle batterie usate e proibisce in parte l’uso di alcune sostanze pericolose, del quale abbiamo già dato notizia nei giorni scorsi, comincia a suscitare reazioni non proprio entusiastiche. «Appare chiaro – dice Fabrizio Albrizio di Europewatch – che gli interessi di un particolare settore industriale e di alcuni gruppi privati sono riusciti a imporsi sull’interesse generale europeo che le istituzioni comunitarie, e in primo luogo la Commissione, dovrebbero tutelare. Si tratta di un’occasione persa. Ha vinto, ancora una volta, dopo i suoi successi con le precedenti norme Ue
a partire dagli anni ‘90, la potente lobby europea del cadmio che è riuscita a mantenere in produzione e sul mercato la grande maggioranza delle batterie ricaricabili che utilizzano ancora questo metallo».

Si tratta di una sostanza che la stessa Ue definisce «tossica e cancerogena». Cadmio e derivati sono ritenuti pericolosi per l’ambiente e molto tossici per gli organismi acquatici. «Con queste premesse – continua Albrizio – proibire questa sostanza nei suoi usi più comuni, ovvero apparecchi ricaricabili come spazzolini da denti (nella foto)e rasoi elettrici, utensili da bricolage come trapani multiuso, sembrava la più ragionevole delle opzioni». In effetti, in prima lettura, la maggioranza dell’Europarlamento aveva chiesto una messa al bando totale delle pile al cadmio, ma in Commissione europea Francia, Gran Bretagna e Germania hanno voluto tutelare maggiormente le industrie del cadmio. La francese Saft è il primo produttore mondiale del settore, è inglese la Black & Decker, mentre tedesca è la Bosch, due tra i più importanti utilizzatori.

L’accordo prevede una proibizione dell’uso del cadmio per le batterie ricaricabili, ma introduce deroghe per batterie industriali, sistemi di allarme, apparecchiature medicali e soprattutto per gli utensili da bricolage «senza fili», che rappresentano il 60/70% del mercato delle pile al cadmio. Per l’Ue non esisterebbero alternative alle pile al cadmio, «in realtà – dichiarano ad Europewatch – è noto che le pile al nichel-cadmio possono essere sostituite con le batterie al nichel e idruri di metallo o quelle al litio-ion. Non si tratta di tecnologie ancora da sviluppare e commercializzare: a poche centinaia di metri dalle sedi della Commissione, del Consiglio Ue e dell’Europarlamento, a Bruxelles, i ferramenta vendono già trapani elettrici della ditta giapponese Makita le cui pile ricaricabili non contengono cadmio. La Commissione, in altre parole, ha preso per buona la versione delle lobby industriali, e non ha tenuto conto dell’evidenza che indicavano la maggioranza del Parlamento europeo, i paesi nordici e le organizzazioni ambientaliste».

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