[24/12/2008] Urbanistica

Il modello toscano e la questione urbanistica

PISA. L’articolo di Paolo Marconcini sul Tirreno di alcuni giorni fa sul modello toscano, merita attenzione perché cerca di individuare alcune delle possibili cause –non solo morali - degli eventi che hanno giustamente suscitato scalpore non solo nella nostra regione.
Finora le discussioni e ancor più spesso le polemiche – vedi quelle sul consumo del territorio e sul paesaggio - hanno riguardato principalmente l’interrogativo se la tutela dell’ambiente può essere affidata unicamente ai vincoli e quindi solo ai no.

In Toscana si è risposto che ci vuole un ambientalismo del fare. E tuttavia questo non ha sgombrato il campo da critiche e comitati vari e tanto meno ci ha messo al riparo da infortuni anche clamorosi e rovinosi.

Marconcini ci ricorda, intanto, che in Italia e non solo in Toscana esiste una questione urbanistica. Finora si era detto – ed era certamente vero - che i tagli finanziari anche prima di Tremonti non potevano che indurre in tentazione i comuni per gli oneri di urbanizzazione.

Ma Marconcini ci ricorda che «le leggi hanno tolto quel minimo di valore competitivo» ai Pip (piani di insediamenti produttivi) e ai Peep (piani di edilizia economica e popolare). Non esiste una legge suoi suoli e quindi si espropria quasi a livello dei valori di mercato.

C’è qualcuno oggi che porta avanti su queste temi che in passato provocarono anche le dimissioni di un ministro? Nel 2005 il parlamento avviò la discussione su una legge di ‘Principi in materia di governo del territorio’ subito etichettata e con ragione di controriforma. La legge Lupi fortunatamente cadde per lo scioglimento anticipato del parlamento. Quella legge rilanciava alla grande l’urbanistica contrattata ripartendo le aree tra agricoltura, di pregio ambientale e aree urbanizzabili. E perché non ci fossero dubbi sul loro uso affermava che ‘Il piano urbanistico privilegia il rinnovo urbano’ dove appunto si contratta alle condizioni che ricorda Marconcini. Il tutto in barba alle politiche comunitarie che -tanto per fare un esempio- sottopongono a tutela tutto il territorio agricolo.

Dopo lo scampato pericolo non è successo niente tanto è vero che taluni temi sono caduti nel dimenticatoio anche in una regione come la nostra che pure ha responsabilità importanti e non solo dopo Castello.
Non sarebbe meglio farci un pensierino?

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