[29/12/2008] Urbanistica

Guinea: la Rio Tinto subito a braccetto con i golpisti

LIVORNO. Il Golpe militare incruento che ha dato il potere ai militari in Guinea probabilmente cambierà poco dopo la ultraventennale dittatura di Lansana Contè, ma il nuovo uomo forte di Conakry, Moussa Dadis Camara (nella foto), autonominatosi capo del Conseil National de la Démocratie et du Developement,
ha già numerosi corteggiatori, a cominciare dai cinesi già stabilmente in Guinea per sfruttare gli enormi giacimenti di bauxite e dal colosso minerario Rio Tinto, pronto a rinunciare ad ogni proclama occidentale di democrazia e libero commercio quando si tratta di mantenere le mani sopra la miniera di ferro di Simandou che, secondo uno studio di fattibilità ormai giunto alla fine, potrebbe fornire 70 milioni di tonnellate all´anno di ferro e raggiungere, diventando una delle più grandi miniere del mondo, i 170 milioni di tonnellate all´anno.

Per questo la Rio Tinto non ha fatto nemmeno freddare il cadavere del dittatore ed ha avviato subito i colloqui con la nuova giunta militare che dopo il golpe aveva detto di voler annullare tutti i contratti minerari in essere.

Il colosso minerario vanta i diritti concessi da Contè sull´area di Simandou e Jordan Feilders, portavoce della Rio in Guinea, manda a dire ai nuovi padroni dello sfortunato Paese africano che «Gli accordi legali con il governo rappresentano una situazione vincente per lo sviluppo del progetto Simandou, con benefici per il popolo e il governo della Guinea e la nostra azienda».

La Rio Tinto ha investito molto su questo enorme progetto minerario, tanto che a marzo a dirigerlo ha messo un suo pezzo da 90, David Smith (che dirige anche la miniera di Pilbara). L´amministratore delegato della multinazionale mineraria, Tom Albanese diceva che «L´importanza strategica di Simandou per Rio Tinto non può essere sottovalutata, date le dimensioni e la qualità del deposito e le opportunità di mercato, ma la sua importanza per il popolo della Guinea è ancora più profonda».

Naturalmente Albanese si profondeva in assicurazioni di sviluppo economico e sociale per una comunità che dalle miniere ha avuto finora solo sfruttamento neocoloniale e devastazione ambientale, mentre le briciole sono finite sempre nelle tasche delle dittature corrotte sempre sostenute dalla baionette dei militari che oggi hanno preso il potere in prima persona.

Eppure Albanese sosteneva che Rio Tinto «farà sì che Simandou si sviluppi in modo sostenibile, vantaggioso per entrambi: la comunità della Guinea e gli azionisti di Rio Tinto».
Ma ora che è morto l´amico dittatore bisognerà spartire la torta con i meno accomodanti militari.

Chissà che fine farà il progetto di greenwashing che Rio Tinto aveva messo in piedi con Flora and fauna International, Guinée ecologie e Kew gardens per la salvaguardia degli scimpanzé e degli uccelli della grande area interessata dalle miniere?

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