[08/05/2006] Comunicati

«Toscana, la sostenibilità pretende scelte precise»

FIRENZE. L’hanno chiamato «Ripensare la Toscana» ed è il contributo al confronto sul Piano regionale di sviluppo che arriva da «Ambiente e lavoro» e dalla «Fondazione Toscana sostenibile». Il documento, interamente consultabile e scaricabile nella sezione «documenti» del nostro giornale con il nome di «Contributo al Prs», è stato realizzato in questi giorni ed è il frutto di un lavoro di approfondimento svolto dalle due associazioni.

Nella loro introduzione, Renato Cecchi e Pietro Causarano sostengono che il «compito della Regione Toscana e del suo sistema di concertazione per il governo diventa, molto più di prima, la scelta e la selezione delle priorità». «Per ottenere e accrescere lo sviluppo e la qualità del sistema Toscana – proseguono – occorrono reali discontinuità politico-istituzionali ed in campo socio-economico, senza le quali non è possibile riattivare il necessario dinamismo sociale per uscire dal lento declino. In regime di mercato, ciò significa creare le condizioni per nuovi investimenti pubblici e privati, rimettere in campo energie umane e intelligenze che debbono essere valorizzate, sia sul piano del mercato del lavoro sia sul piano del sistema di regolazione sociale, a partire dalla strategia di concertazione avendo ben chiaro: concertare per fare cosa».

Secondo Cecchi e Causarano i dibattiti attualmente in corso sulle prospettive della Toscana «non sono in grado di dare una interpretazione efficace, o almeno per noi soddisfacente, delle tendenze ambientali, sociali ed economiche della Toscana». Il tentativo di Ambiente e lavoro e Toscana sostenibile è quello di inserirsi nel dibattito più generale sul futuro della regione. A partire dai limiti che vengono individuati. «La “crescita lenta” individuata in questi ultimi tempi – scrivono Cecchi e Causarano – paradossalmente, più che un orientamento modernamente e efficacemente sostenibile, sembra la constatazione di uno stato di necessità, legata più ad un decremento quantitativo di una regione declinante che una vera scelta di qualità. Una “crescita lenta” non dovuta, cioè, a strategie di sostenibilità capaci comunque di mantenere competitivo il sistema sulla base della qualità e dello sviluppo della conoscenza e della riduzione del consumo di materia ed energia, ma ad un rallentamento proprio della capacità di produrre qualità del lavoro e dei prodotti come dimostrano i dati sull’aumento dei consumi di materia ed energia nonostante il rallentamento dell’economia toscana. Crescere poco e oltretutto male, soprattutto sotto il profilo ambientale, perché non si sa fare altro, non è un buon viatico per le generazioni future, per quello che potranno fare e per quello che avranno a disposizione».

(nella foto una seduta del consiglio regionale della Toscana)

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