[30/12/2008] Parchi

I pinguini, sentinelle ambientali disperse nell´oceano caldo

LIVORNO. Le correnti calde che risalgono l´Atlantico dall´oceano artico potrebbero essere la causa dell´arrivo di pinguini sulla costa nord del Brasile, molto lontani dalle coste patagoniche dell´Argentina. Da ottobre, almeno 12.500 pinguini sono stati trovati sulle spiagge brasiliane, la metà morti e molti dei superstiti sono stremati ed ammalati.

Valeria Ruoppolo, una veterinaria dell´International fund for animal welfare (Ifaw), ha spiegato a "Tierramerica" che «Quasi il 50% di quelli che sono arrivati vivi sono stati recuperati».

Si tratta di pinguini di Magellano (Spheniscus magellanicus) che vivono in aree relativamente meno fredde di quelli delle altre 16 specie di pinguini sud e nidificano nel sud del Cile e dell´Argentina tra ottobre e febbraio, approfittando del clima più mite della primavera australe, poi durante l´inverno, tra marzo e settembre, vivono in mare aperto a caccia di acciughe.

I giovani si spingono anche più a nord, ma nessuno si aspettava di vederne arrivare 2.500 sulle spiagge calde di Salvador di Bahia, 2.500 chilometri più a nord delle loro rotte più estreme.

Per i pinguini stremati dal viaggio e soffocati dal caldo è scattata un´operazione di soccorso dell´Ifaw e del Centro de Recuperação de animais marinhos do Brasil che ha coinvolto anche altre associazioni ambientaliste e le autorità ambientali brasiliane.

372 pinguini sono stati identificati e marcati, caricati su un aereo militare e portati a praia de Cassino, nella costa sud del Brasile, poi sono stati liberati nell´Atlantico insieme ad alcuni esemplari aduilti che si spera ritrovino le rotte migratorie usuali.

«Sempre, qui e là, appaiono alcuni dispersi – dice la Ruppolo – Nel 1994 e nel 2000 c´è stato un grande spiaggiamento. Però non come quest´anno. Più di 2.000 pinguini è un numero inaudito».

I pinguini di Magellano dovevano fare i conti con un calo della loro popolazione di almeno il 20% negli ultimi anni ed ora sembrano una delle specie più fragili di fronte al cambiamento climatico ma anche all´impatto del turismo, delle prospezioni petrolifere in mare e della pesca industriale.

I pinguini salvati e marcati nel nord del Brasile dovrebbero consentire ai ricercatori, una volta ritrovati nelle loro colonie abituali, di comprendere come questi uccelli si muovono con le correnti oceaniche alla ricerca del cibo e come le utilizzano per ritornare ai siti di riproduzione.

Qualcosa comunque è già chiaro: «Una delle differenze è che la temperatura superficiale dell´Atlantico era di un grado più calda – spiega Ruppolo a Tierramerica – I pinguini seguono i pesci, soprattutto le acciughe. Probabilmente quest´anno le acciughe hanno nuotato a maggiore profondità cercando acqua più fredda, e siccome i pinguini non potevano cacciare il loro alimento, sono finiti arenati perché erano affamati. Non sappiamo se possiamo collegare lo spiaggiamento al cambiamento climatico. Lo sapremo presto».

Sybille Klenzendorf, una ricercatrice del Wwf, lascia poche speranze ai pinguini «Non sarà raro che risucceda quello che è già accaduto, dato l´aumento della temperatura oceanica. L´ambiente oceanico dell´area sud della Patagonia sta cambiando. La salinità dell´acqua si altera a detrimento dei ghiacci. Il contenuto di sale dell´acqua si riduce. Non è solo la temperatura a cambiare».

Secondo il Wwf, un aumento di 2 gradi della temperatura metterebbe a gravissimo rischio di sopravvivenza il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), quello di Adelia (Pygoscelis adeliae) ed altri animali antartici.

Ma lo sconvolgimento della biodiversità oceanica e costiera deve fare i conti anche con potenti fonti di cambiamento ancora più antropiche e dirette, come la pesca che a questo ritmo decimerà le già intaccate risorse ittica vitali per la sopravvivenza dei pinguini.

«Nel periodo di nidificazione – sottolinea P. Dee Boersma, un´esperta di pinguini dell´università di Washington – i maschi devono nuotare ogni giorno di più per trovare il cibo»

La Boersma, dalla stazione scientifica di Punta Tombo, nella provincia argentina del Chubut, che ospita la più grande colonia di pinguini di Magellano, insieme all´ormai insostenibile "turismo dei pinguini" che crea non pochi disturbi alla riproduzione di questi animali, ha rilevato un altro pericolo: l´aumento delle piogge torrenziali durante il periodo di nidificazione in un´area che prima era molto secca, questo, come evidenzia in uno studio pubblicato su BioScience, determina una forte mortalità tra i pulcini.

«I pinguini sono le sentinelle dell´ambiente marino – afferma la Boersma – osservandoli possiamo comprendere molto sul ritmo e la natura dei cambiamenti che stanno accadendo nei mari australi».

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