[30/12/2008] Consumo

Dal 31 dicembre scatta il divieto di importare pelli di cane e gatto nell´Ue

LIVORNO. Il 31 dicembre entra in vigore il regolamento europeo sul divieto di importazione e commercio di pelli di cani e gatti nei Paesi Ue. Finora ad oggi solo Italia, Danimarca, Grecia, Francia e Belgio avevano messo al bando le pellicce di cani e gatti, ma al 31 tutti i 27 Paesi dell´Ue andranno ad infoltire la esigua, ma economicamente importantissima, schiera di Paesi occidentali (Usa, Australia, Nuova Zelanda e Svizzera) che avevano già messo il divieto di commerciare queste pelli utilizzate come inserti nei prodotti di abbigliamento e di alcuni giocattoli.

Il vero problema però è altrove, dove gli standard di sensibilità occidentali per i cani e i felini domestici sembrano poco più di una stranezza: secondo stime pubblicate dalla Human society of the United States, in Cina, Thailandia, Filippine e Corea ogni anno vengono uccisi circa due milioni di cani e gatti. Ci vogliono dai 10 ai 12 cani o 24 gatti per confezionare una pelliccia (ancora di più se si tratta di cuccioli). Le più volte si tratta di animali randagi catturati per essere allevati in condizioni indescrivibili e con esecuzioni cruente.

Per la Lega antivivisezione (Lav) si tratta di un capodanno anticipato: «Questo regolamento costituisce il primo importantissimo caso in cui la legislazione comunitaria ha superato i vincoli imposti dalle regole dettate dal mercato internazionale, facendo scelte etiche nei confronti degli animali, e arrivando a bandire un intero commercio. – spiega Roberto Bennati, vicepresidente Lav – Un risultato rilevante, frutto di anni di solleciti ed azioni che hanno visto la Lav in prima fila in Italia e a livello internazionale, in seguito ad investigazioni ed analisi su alcuni capi di abbigliamento con parti in pelliccia, in vendita nei Paesi Europei. Nonostante in Italia siano attualmente in vigore le sanzioni previste dalla legge 189/2004, è in itinere una norma che introdurrà specifiche sanzioni a questo Regolamento. Chiediamo alle istituzioni sanitarie e al personale di frontiera di intensificare da subito i controlli e reprimere eventuali violazioni».

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