[05/01/2009] Energia

La guerra Tuareg dell´uranio si allarga

LIVORNO. Il Niger è percorso da manifestazioni che chiedono il prolungamento di tre anni del mandato del presidente Mamadou Tandja che dovrebbe terminare nel dicembre 2009. I sostenitori di Tandja chiedono che li guidi ancora nella guerra interna contro la ribellione dei tuareg che reclamano i dividendi frutto delle miniere di uranio che sorgono sui propri territori. Al discusso uomo forte del Niger ha fatto arrivare tutto il suo appoggio anche il presidente dell´impresa nucleare francese Areva, Anne Lauvergeon, che ha detto che la sua impresa e il Niger intendono accelerare lo sfruttamento dei giacimenti di uranio di Imouraren, nel nord del Paese.

Ieri la Lauvergeon ha inaugurato il nuovo anno con un faticoso viaggio in Niger per un incontro con Tandja e dopo si è fatta intervistare dalla televisione pubblica di Njamey per proclamare: «Siamo sulla stessa linea e spero che le cose andranno subito più velocemente». I francesi sono più che infastiditi dalla ribellione tuareg e Areva si è detta molto soddisfatta per il discorso alla nazione del primo gennaio, in occasione del cinquantesimo anniversario dell´indipendenza del Niger, quando il presidente Tandja ha annunciato il sostegno pieno al progetto francese. La magnanima Lauvergeon ha detto che «i prezzi dell´uranio sono in diminuzione sui mercati internazionali, ma gli accordi passati nel gennaio 2008 permettono di proteggere il Niger. Areva si inscrive tra i partner a lungo termine del Niger».

In verità, sarà l´esercito nigeriano che dovrà proteggere (armato dai francesi) le miniere in una guerra civile infinita per il controllo dei "benefit" dell´estrazione dell´uranio che sono aumentati: per il 2008 e il 2009, Areva pagherà l´uranio del Niger il 50% più di prima e investirà 1 miliardo di euro nella miniera di Imouraren che costituirà «il più grande progetto industriale minerario mai pensato in Niger, piazzandosi al secondo posto mondiale con una produzione di circa 5.000 tonnellate di uranio prodotte annualmente. Che permetterà la creazione di 1.400 posti di lavoro permanenti e di molti posti di lavoro nell´indotto», promette Areva, il numero uno mondiale del nucleare civile che, però, in 40 anni di presenza in Niger, (nelle due miniere di Cominak e Somair, che nel 2006 hanno prodotto 2.260 tonnellate di uranio), non ha portato certo benessere e sviluppo, ma ha puntellato ogni regime autoritario del Paese africano e combattuto con ogni mezzo gli autonomisti tuareg (senza disdegnare accordi sottobanco anche con loro).
Intanto la svolta impressa da Tandja nel conflitto con i tuareg sta avendo ripercussioni anche nel vicino Mali, dove le truppe del governo di Bamako nei giorni scorsi hanno scatenato un´offensiva contro una base del Mouvement Touareg, a Telakak, vicino a Tigharghar, ne Tessali orientale.
Il presidente del Mali Toumani Touré si è rivolto direttamente ai ribelli: «Io sono stato formato per fare la guerra, ma preferisco la pace, invito i miei fratelli che sono nelle montagne a venire a fare la pace». Un atteggiamento diverso da quello di Tandja, che chiama i ribelli tuareg del Niger "bande armate".
Il Mali nel 2006 aveva firmato un accordo ad Algeri con i ribelli, ma la situazione è precipitata, quando la tensione e gli scontri in Niger hanno scavalcato le inesistenti frontiere tracciate dai francesi sulla sabbia del deserto. I ribelli guidati da Ibrahim Ag Bahanga hanno moltiplicato gli attacchi contro l´esercito maliano e catturato numerosi soldati che tengono in ostaggio.
I successi dei tuareg hanno fatto imbufalire i militari di Bamako e il presidente del Mali ha detto: «Quando è troppo è troppo! Non possiamo continuare a subire, non possiamo continuare a cercare la pace». Intanto il governo accusa i tuareg di impedire l´attuazione degli accordi di Algeri, che prevedevano 12 miliardi di franchi Cfa per lo sviluppo dei dipartimenti di Tombouctou, Gao e Kidal.

Il regime di Bamako non intende negoziare l´integrità territoriale del Mali e accusa i ribelli di essere una «banda di marginali isolata all´interno della comunità tuareg». Il problema è che questi "emarginati" infliggono solenni sconfitte all´esercito regolare del Mali e che la vasta area desertica che si estende fino al cuore dell´Algeria assomiglia sempre di più alle zone tribali pakistane: è diventata una retrovia sicura e intangibile della ribellione tuareg che non ha nulla di integralista e molto di "moderna" guerra per le risorse. E i vicini marocchini ed algerini lasciano fare e stanno a guardare un conflitto che mette in difficoltà non solo i deboli e poveri Niger e Mali ma anche gli ex padroni coloniali francesi che contendono l´uranio per l´avveniristico nucleare di ultima generazione agli uomini blu armati di Kalashnikov.

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