[13/01/2009] Parchi

Le tante tessere di una pianificazione regionale

PISA. L’assessore regionale Bramerini in una sua recente newletter ha ricordato che il PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale) punta soprattutto alla crescita di fonti di energie rinnovabili. Il piano dovrà misurarsi con non pochi problemi a cominciare da quello delle aree per i nuovi impianti eolici, fotovoltaici etc che come abbiamo visto anche con le schede sul paesaggio che accompagnano il PIT sono tutt’altro che semplici. L’idea, ad esempio, di fissare criteri uniformi regionali da applicare indistintamente -ossia a prescindere dalle specificità dei singoli luoghi- è stata giustamente considerata sbagliata e non solo sotto il profilo regolamentare. A questo si collega anche un altro aspetto sul quale la regione ha deciso in fretta e male per quanto riguarda il nulla osta previsto dal nuovo codice dei beni culturali. L’affidamento ai comuni anche dove il nulla osta da anni veniva rilasciato dai parchi proprio in considerazione anche delle implicazioni del PIER va senz’altro rivisto.

L’opportunità è data non solo dal rinvio al 30 giugno 2009 e non più al 31-12-2008 dei termini di scadenza del Codice ma anche dal fatto che l’art 146, comma 6 prevede che la Regione esercita la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio avvalendosi dei propri uffici dotati di adeguate competenze tecnico-scientifiche e idonee risorse strumentali oppure può delegarne l’esercizio, per i rispettivi territori, a province, forme associative e di cooperazione fra enti locali purchè dispongano di strutture in grado di assicurare un adeguato livello di competenze tecnico scientifiche nonché di garantire la differenzazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia. Ho voluto ricordare questo articolo del Codice perché mi pare difficile disconoscere che i parchi rispondono meglio di qualsiasi altro soggetto previsto a quei caratteri richiesti non solo di competenza (già ampiamente collaudati) ma anche quella differenzazione tra attività di tutela ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia la cui commistione evidentemente è considerata –diciamo così- oggettivamente pericolosa.

Già qui più tessere di questo complesso mosaico che riguarda e definisce la pianificazione regionale si intersecano non solo tra materie ma anche e non di meno tra competenze e livelli istituzionali elettivi e non.

Del resto recentemente l’APAT ha fornito una serie di dati non tutti confortanti relativamente ai fiumi e ai corsi d’acqua della nostra regione. E anche lì abbiamo visto –sulla base anche di altri dati che emergono da uno studio dell’IRPET sul consumo del territorio- che il massimo di addensamento insediativo regionale riguarda proprio l’asta del fiume Arno e di altri fiumi con implicazioni che finora sembrano sfuggire a quella pianificazione dei bacini idrografici pur prevista dalla legge 183. Aspetti questi che a loro volta incrociano quelli della ruralità che specie in una regione come la nostra – e come abbiamo visto anche in alcuni eventi recenti- hanno un rilievo straordinario anche in riferimento alla Convenzione europea sul paesaggio. Tenere insieme tutte queste tessere, integrare quel che ancora troppo spesso procede per percorsi e gestioni separate non è semplice e lo è ancora meno se alcuni degli strumenti più innovativi come i piani dei parchi e quelli di bacino vengono fortemente manomessi e penalizzati con leggi delega che hanno innegabilmente favorito decisioni sbagliate o comunque discutibili complicando ulteriormente le cose. Se poi –lo apprendo da una intervista di Vezio De Lucia- alla Camera riprende -senza gran scandalo- la discussione sulla famigerata legge Lupi sull’urbanistica che pensavamo morta e sepolta non c’è da stare molto allegri.

In sede regionale l’ANCI, l’UPI, l’UNCEM e la Legautonomie hanno chiesto alla presidenza della regione un incontro che si terrà ai primi di febbraio per fare il punto sul complesso di queste questioni che finora non si sembra abbiano trovato quella sintonizzazione che invece indispensabile. Non v’è dubbio che a questa sintonizzazione possono contribuire le più diverse iniziative come abbiamo recentemente verificato , ad esempio, a Dire-Fare alla Fortezza da Basso.

Ho visto che il 30 gennaio a Volterra per iniziativa delle Fondazioni Bancarie toscane e delle soprintendenze di Pisa e Livorno si terrà una giornata di studi sulla ‘Gestione e finanza dei beni culturali e delle risorse paesaggistiche in Toscana’. I relatori e i temi sono tutti di riguardo ma non vi ho trovato alcun riferimento diretto al tema dei parchi e delle aree protette. Una omissione che specie in Toscana stona non poco ma che può essere colmata nell’ambito della riflessione sul ruolo degli enti locali rispetto alle tematiche del paesaggio.

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