[20/01/2009] Urbanistica

La corte di Strasburgo contro l´abbattimento di Punta Perotti

LIVORNO. In tre tappe, nei giorni 2, 23 e 24 aprile del 2006, gli altrettanti enormi edifici costruiti a Punta Perotti, lungo il litorale barese, tanto grandi da meritarsi l’appellativo di saracinesca di Bari oltre che di ecomostro, andavano giù grazie a diverse cariche di dinamite.
L’abbattimento segnava la fine di una lunga battaglia ambientalista e di una disputa giudiziaria tra i gruppi imprenditoriali, tra cui i Matarrese, e il comune di Bari, che però sembra ancora non avere raggiunto la definitiva parola fine.

Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, cui le società coinvolte nella vicenda, si sono rivolte nel 2001, la confisca dei terreni di Punta Perotti é avvenuta in violazione del diritto della protezione della proprietà privata e della Convenzione dei diritti dell´uomo.

Nel marzo del 1997, infatti, il Gip di Bari ordinò il sequestro di suoli e palazzi relativi alla lottizzazione Punta Perotti, che avevano ricevuto l’autorizzazione dall´amminsitrazione comunale nel 1995 per costruire, ma il complesso era stato realizzato a meno di 300 metri dal mare, in piena violazione della legge.

La Corte di Strasburgo conferma quanto a suo tempo venne rilevato dalla Corte di Cassazione italiana quando assolse i costruttori di Punta Perotti «per aver commesso un errore inevitabile e scusabile nell´interpretare le disposizioni di legge regionali, essendo queste oscure e mal formulate».

I giudici di Strasburgo hanno quindi condannato l´Italia per la violazione del diritto alla proprietà privata, perchè la confisca illegale ha costituito un´ingerenza nel legittimo diritto dei ricorrenti di beneficiare delle loro proprietà (nonostante qusta fosse a tutti gli effetti demanio pubblico!) e alle società che avevano fatto ricorso (Sud Fondi, Iema e Mabar) è stato riconosciuto un indennizzo pari a 40mila euro ciascuna, 30mila per le spese processuali e 10mila per i danni morali.

Nessuno naturalmente vuole riaprire adesso il contenzioso durato un decennio nè tantomeno mettere in discussione una sentenza della corte europea, resta il fatto che l’insediamento delle tre torri di Punta Perotti rappresentava un vero e proprio sgarbo alla popolazione di Bari, negando anche l’ultimo tratto del litorale accessibile al mare.

«L’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti rimane una grande vittoria dell’ambiente contro la piaga dell’abusivismo e lo scempio del territorio - ha commentato il vicepresidente nazionale di Legambiente, Sebastiano Venneri - il lieto fine di una lunga battaglia condotta senza tregua dal mondo ambientalista a partire da Legambiente».

Secondo Venneri la sentenza della Corte di Strasburgo è limitata ad un pezzo della vicenda, marginale rispetto al resto. Ha infatti sottolineato che «si occupa solo della decisione di confiscare i terreni ai proprietari ma non inficia minimamente la legittimità dell’abbattimento previsto da una legge dello Stato e che sarebbe stato fatto comunque a prescindere dal proprietario del terreno. Quel complesso era una vergogna, era abusivo e andava abbattuto. Per Legambiente questo è quello che conta».

Sul caso interviene anche il Wwf: «Ci auguriamo che la decisione della Corte europea per i diritti umani, secondo cui la confisca dei terreni di Punta Perotti da parte dello Stato rappresenta "una violazione" del diritto di protezione della proprieta´ privata e della Convenzione per i diritti dell´uomo, non freni l´iter per la demolizione dei tanti ecomostri che assediano il nostro territorio».

«In Italia infatti - prosegue l´associazione - esiste un fenomeno di abusivismo diffuso su tutto il territorio, una piaga che affligge non solo con i grandi ecomostri ma con una vera e propria costellazione di scempi edilizi concentrati soprattutto nel Mezzogiorno, da combattere con ogni mezzo».

«Punta Perotti e l’intricata vicenda giuridica che ne ha decretato l’abbattimento - conclude - devono restare un punto di partenza e una pietra miliare nella difesa del territorio e della legalità».

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