[21/01/2009] Comunicati

Crisi, quando analisi e strategie s´infilano nel cul de sac del ´tutto come era prima´

LIVORNO. Mentre Wall Street pare non credere al cambiamento di Obama e fa registrare tutti segni meno - cosa che da un certo punto di vista potrebbe anche essere letto come un messaggio positivo – è più sconfortante che il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet (Nella foto), anche oggi dalla sua analisi della crisi espressa al Parlamento europeo continui ad aver come obiettivo unico quello di uscire dal tunnel per riportare tutto a come era prima. Nessun accenno alla necessità di un cambio di direzione, ad un modello meno dissipatore di energia e di materia, nessun ammiccamento al neopresidente americano anche solo per piaggeria.

Trichet infatti ribadisce solo come la situazione economica e finanziaria resti caratterizzata «da una eccezionale incertezza. Ma sia la bassa inflazione che le misure prese a livello nazionale per contrastare questa crisi dovrebbero favorire la ripresa».

Trichet – si legge sull’ansa - ha sottolineato come le turbolenze finanziarie, dal settembre scorso, «si sono intensificate ed ampliate», con effetti sempre più negativi sull´economia reale. «Guardando avanti - ha aggiunto - sia la domanda globale che quella della zona euro rimarranno probabilmente depresse per un periodo ancora lungo. Ma allo stesso tempo l´inflazione in calo dovrebbe sostenere nel prossimo periodo i redditi, e l´economia della zona euro dovrebbe beneficiare dalle misure anti crisi ampie e di lungo periodo che sono state decise nelle scorse settimane».

Misure anti crisi che come sappiano sono diverse da nazione e nazione e che, salvo qualche rara eccezione, contemplano poche iniziative indirizzate alla green economy. Zero poi quelle presenti nel pacchetto previsto dal nostro governo che, ancorché insufficiente come bollato anche da Confindustria, non accenna nemmeno minimamente ad iniziative di tal genere.

Ma tornando a Trichet, il presidente della Bce aggiunge: «Attualmente non c´é una minaccia di deflazione» siamo di fronte solamente a un «processo di disinflazione, caratterizzato soprattutto da un deciso ribasso del prezzo del petrolio». Poi le raccomandazioni sia agli Stati membri, sia al sistema del credito invitandoli a favorire la ripresa dell´economia europea: «Tutti devono assumersi le proprie responsabilità. E´ un punto cruciale che le politiche macro-economiche siano caratterizzate da una disciplina e da una prospettiva di medio termine. Perseguire - ha aggiunto - un approccio sostenibile sul fronte di queste politiche è il modo migliore per sostenere una ripresa della fiducia. Le significative misure - ha proseguito Trichet - attuate dai governi per fronteggiare la crisi finanziaria dovrebbero sostenere una ripresa della fiducia nel sistema finanziario e facilitare una ripresa del credito a favore delle imprese e delle famiglie».

Insomma, sarebbe solo un problema di fiducia, ma come averne in un’economia che mostra la corda sottoforma di immiserimento sia sociale sia di risorse naturali? E come averne poi in un governo, come quello italiano che di fronte al –2% di previsione del totem Pil italiano dice, attraverso il presidente del consiglio e il ministro Tremonti, che sono «congetture» e che «al massimo si tratterà di tornare al 2006», anno in cui peraltro al governo Prodi questi stessi personaggi gli rimproveravano di far crescere l’Italia meno di tutti? Come avere fiducia in un governo che, dopo le sparate estive sulla finanziaria, ora viene sbugiardato («La Robin tax è un rischio per i consumatori») anche sulla tanto decantata ‘robin tax’ persino dalla Corte dei Conti?

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