[21/01/2009] Parchi

Caccia: il Pd non vuole la deregulation venatoria

LIVORNO. Alla Camera e al Senato, sono stati proposti diversi disegni e progetti di legge, molti fotocopia, che puntano a scardinare l´impianto della legge 157/92 sulla caccia. Un tentativo che si ripresenta puntuale da anni ad ogni nuovo inizio di legislatura e che vede protagonisti soprattutto esponenti del centrodestra che feltrano con l´estremismo venatorio. Questa volta però le associazioni agricole, quelle ambientaliste e le maggiori associazioni venatorie, si sono schierate contro le modifiche richieste e hanno costituito insieme il "Tavolo degli stakeholders sulla legge 157".

Ieri le associazioni del Tavolo si sono confrontate in un convegno col Partito Democratico che è stato introdotto dalla nuova responsabile caccia e fauna del Pd, Susanna Cenni, che ha detto che l´iniziativa è nata dalla necessità «di puntualizzare la nostra posizione anche in funzione delle molte proposte di legge del centrodestra. Diciamo no a tutti i provvedimenti che riaprono un versante pericoloso e tutto volto al passato: nel ´92 e´ stato fatto un passo importantissimo, di sintesi delle molte istanze possibili. Se ci devono essere modifiche non possono che ripartire dalla 157 e in senso qualificativo. Alcune delle proposte prevedono la diminuzione delle tasse di oltre il 60%: cosa vuol dire? Da qualche parte i soldi dovranno arrivare e allora mi chiedo: cosa si vuol fare? Si vogliono aprire la caccia nei parchi a pagamento?».

Danilo Selvaggi, responsabile Rapporti istituzionali della Lega Italiana protezione uccelli (Lipu) traccia un bilancio positivo del confronto: «Politica, amministratori, società civile, mondo della scienza: il giudizio sulla legge 157 è univoco: una buona legge, da migliorare su alcuni punti e soprattutto valorizzare e applicare compiutamente. Al contrario, i disegni di modifica della legge presentati in Senato sono tutti figli del desiderio illusorio di forzare le regole comunitarie: aumentare le specie cacciabili, allungare i tempi di caccia, indebolire le sanzioni per reati i venatori, insomma assecondare un impossibile ritorno al passato remoto venatorio. Ma chiediamoci tutti: come potrebbe l´Italia depenalizzare i reati di caccia negli stessi giorni in cui l´Europa approva una direttiva con cui si prevede un giro di vite penale per i reati ambientali, tra cui quelli sulla fauna? O permettere la caccia a febbraio quando già oggi sono 11 le specie cacciate in periodi assolutamente vietati, e la stagione di caccia andrebbe dunque ridotta? Ogni intervento serio sulla 157 deve invece declinarsi secondo le vere esigenze di miglioramento della legge, a partire da più validi strumenti di governo complessivo della materia, da corrette risposte alle procedure di infrazione comunitarie, da una decisa lotta al bracconaggio e da soluzioni efficaci e di buon senso alla questione dei danni all´agricoltura, cominciando dal divieto assoluto di immissione di cinghiali. Il governo ombra del PD ha dato, su tutto questo, segnali molto chiari e importanti e con esso l´ampio mondo dei portatori di interessi che ha preso parte alla giornata di lavoro al Senato. Ci aspettiamo, a questo punto un analogo segnale da Governo e maggioranza, in modo che la stagione della propaganda finalmente finisca e si apra una fase nuova, di buona politica, attenta alle esigenze della natura e del territorio. La recente costituzione del Tavolo tra le parti sociali, formato da associazioni ambientaliste, agricole e venatorie, va esattamente in questa direzione. E´ un´occasione nuova e preziosa che la politica non deve lasciarsi sfuggire».

Il presidente dell´Arcicaccia Osvaldo Veneziano ci è andato giù duro: «in nove mesi non s´è fatto nulla. Occorre mandare a casa la casta politica che presenta 11 proposte di legge fotocopia, atti irresponsabili iniziamo col chiederci che fine hanno fatto i tanti denari di cui si è persa la traccia».

Per il ministro ombra dell´ambiente Ermete Realacci: «la costituzione di un ampio cartello di associazioni a tutela dell´attuale legge è un fatto straordinario che deve servire come barra al mondo della politica. Bisogna capire che, come é successo anche in passato, il tema della caccia suscita interessi concentrati e forti dentro i palazzi della politica ma "ostilità generali" nella società. Dunque, si mettano da parte gli estremismi, quelli truculenti di chi vuol sparare a tutto e di chi vuole impedire tutto. La cornice in cui bisogna muoversi è quella delineata dalla norme europee e dai criteri scientifici. Al di là di questo c´è solo l´incertezza. Zaia e Prestigiacomo debbono battere un colpo».

Secondo Alfonso Andria, ministro ombra del Pd alle politiche agricole, «la 157 e´ una buona legge e da qui bisogna partire. Non si può aprire ad un´eccessiva liberalizzazione su questo tema. Un´evidenza che non può essere ignorata anche da una parte dei parlamentari del centrodestra. Con quali occorre aprire un costruttivo dialogo. Non si può costruire la fortuna politica di una coalizione sulla questione caccia».

Il capogruppo del Pd nella Commissione ambiente del Senato, Roberto Della Seta, ha detto che «Il Pd dice no alla cancellazione dei reati di bracconaggio. In molti disegni di legge di riforma della legge 157/92 sulla caccia presentati dai parlamentari della Destra è prevista la depenalizzazione dei reati di bracconaggio. Vuol dire che chi cacciasse di frodo fuori dalla stagione venatoria specie vietate perché a rischio di estinzione, chi cacciasse nei parchi, chi cacciasse nei giorni di silenzio venatorio non commetterebbe reato e rischierebbe soltanto una piccola ammenda. Questo colpo di mano violerebbe in maniera evidente le indicazioni dell´Unione Europea che invitano gli stati membri a reprimere con più vigore i comportamenti che danneggiano il patrimonio ambientale e faunistico e farebbe un grande favore ai bracconieri, la cui attività spesso risente di veri e propri disegni criminali. Esistono ecomafie anche legate al bracconaggio. Se passassero queste norme i bracconieri verrebbero equiparati a una compagnia di buontemponi. Il Partito Democratico è disponibile a ragionare di miglioramenti della legge sulla caccia, ma tenendo bene fermi i suoi principi, sui cui peraltro anche oggi si è registrata la sostanziale condivisione delle associazioni venatorie e ambientaliste e delle organizzazioni agricole, principi che vedono l´attività venatoria come un´attività legittima ma che va esercitata nel rispetto del criterio costituzionale di tutela di un bene comune e indisponibile per i privati qual è la fauna selvatica».

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