[23/01/2009] Trasporti

Incentivi alle auto? Sì, ma se servissero a ambientalizzare tutta la produzione...

LIVORNO. Alla fine anche l’Italia ha rotto gli indugi e ha annunciato che gli aiuti al settore dell’auto ci saranno. Spinto dalle decisioni prese al vertice dei ministri economici di Bruxelles e dagli scenari della Fiat emersi ieri dalla riunione del cda della casa automobilistica torinese e, verosimilmente anche dalle critiche dei vertici di Confindustria, anche il nostro governo reticente ad intervenire con aiuti economici nel settore dell’auto ha finalmente capitolato.

Mercoledì prossimo si svolgerà quindi un vertice per stabilire quale sarà la strategia da mettere in atto, ma già l’elenco degli invitati al tavolo fa intuire che sarà l’intero settore motori, allargato anche agli scooter e alla componentistica, a poterne beneficiare. Niente è ancora dato sapere riguardo al gruzzolo che verrà messo a disposizione ma si preannunciano nozze con fichi secchi: «ci sono anche interventi non costosi per lo Stato ma facilitanti per la vendita delle auto» avrebbe detto Berlusconi, che non perde occasione per ribadire il suo totem sulla necessità del rilancio dei consumi. Tra gli interventi che verranno discussi mercoledì, si parla infatti di un sostegno al mercato attraverso la detraibilità fiscale delle rate al credito al consumo e forse anche dell’ormai consolidato ricorso alla rottamazione, con incentivi che questa volta potrebbero essere direttamente proporzionali alla quantità di C02 che le nuove auto contribuirebbero ad abbattere.

In realtà gli incentivi per sostenere un mercato di sostituzione di automobili per rinnovare il parco auto circolanti con modelli meno inquinanti è, casomai, uno degli ultimi degli interventi cui destinare risorse: dovendo infatti pensare prima a realizzare auto meno impattanti e poi a venderle.
Su questo concetto sono indirizzati gli aiuti che altri paesi europei hanno destinato al settore (Francia e Germania ad esempio) e, del resto, la nuova direttiva auto e i limiti che le industrie automobilistiche dovranno rispettare, seppur con una tempistica dilazionata e assai generosa, non potrebbero suggerire di meglio da fare.

Sarebbe infatti anacronistico pensare di dare aiuti ad un settore quale quello automobilistico senza utilizzare l’occasione per dare un impulso significativo alla sua riqualificazione ambientale, almeno dal punto di vista dei prodotti, anche se meglio sarebbe introdurre criteri di risparmio e di efficienza di materia e di energia a partire dai processi. Lo sostiene anche la Commissione europea, che coerente con quanto stabilito nel pacchetto clima energia, ammette la possibilità di dare aiuti al settore automobilistico, ma solo se coordinati tra i paesi membri (per evitare effetti di concorrenza sleale) e se finalizzati a ricerca e risparmio energetico.

Lo faranno anche gli Stati Uniti come ha preannunciato il neo presidente Barack Obama, che consapevole dell’importanza di un settore quale quello automobilistico per l’economia americana e per l’occupazione, non può fare a meno di sostenerlo, senza però rinunciare all’opportunità di utilizzare gli aiuti economici per affrontare anche la necessaria riconversione in chiave sostenibile del comparto e del contributo che questo potrebbe dare per ridurre le emissioni climalteranti.
Un combinato disposto che vale anche per il nostro paese, in cui la filiera dell’auto contribuisce per il 7% pil e che sostiene il reddito di un milione di persone. Ma che sino ad ora non ha dato un contributo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Sarebbe l’occasione per iniziare.

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