[28/01/2009] Aria

L´Istat certifica che l´80% delle emissioni è a carico delle attività produttive

LIVORNO. In quindici anni l’80% delle emissioni di gas climalteranti e più del 90% di quelle ad effetto acidificante, sono state generate dalle attività produttive, mentre la parte restante è attribuibile alle attività di consumo delle famiglie; nel caso dei gas responsabili della formazione dell’ozono troposferico la quota delle famiglie risulta invece pari al 37% delle emissioni complessive.

Dati che sembrano quasi scontati ma che vengono “certificati” da Istat che ha diffuso oggi gli aggregati di Namea, la matrice dei conti economici nazionali integrata con i conti ambientali, nel periodo 1990-2006. Nell´analisi sono valutate le emissioni di 18 inquinanti atmosferici e i prelievi di 4 tipi di risorse naturali vergini, dal vapore endogeno ai combustibili fossili ai minerali alle biomasse.

Tra le attività produttive che maggiormente contribuiscono alle emissioni inquinanti figurano le attività manifatturiere, da cui proviene il 27,1% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra, il 18,6% del totale nel caso dell´acidificazione e il 23,8% per il fenomeno della formazione dell´ozono troposferico. Segue il settore agricoltura, silvicoltura e pesca che contribuisce per più del 40% alle emissioni complessive di sostanze acidificanti.

Poi il settore energia elettrica, gas e acqua, che genera il 26% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra e il 9,8% delle sostanze acidificanti.
Le attività di trasporto in conto terzi, sono al quarto posto e ad esse è attribuibile il 13% del totale sia nel caso dell’acidificazione sia nel caso della formazione di ozono troposferico.

E’ il trasporto privato a dare un contributo consistente alle emissioni di gas serra: pari a quasi il 10% delle emissioni complessive nel 2006, producono anche più di un quarto di ozono troposferico.
Anche l’uso di combustibili per il riscaldamento domestico e gli usi di cucina risultano responsabili nel 2006 del 10% circa delle emissioni complessive di gas serra.

Un dato interessante che emerge è che nel corso del periodo in esame (1990–2006) il peso delle attività produttive nella generazione delle emissioni atmosferiche, pur rimanendo significativamente superiore a quello delle famiglie, è però diminuito e la riduzione è particolarmente rilevante nel caso degli inquinanti che causano la formazione di ozono troposferico (alla cui generazione le attività produttive hanno fornito un contributo pari a circa il 63% del totale nel 2006 a fronte del 71% circa del 1990).

Più limitata la flessione nel caso dell’effetto serra (in cui si è passati dall’84% circa nel 1990 a meno dell’81% del 2006), minima nel caso dell’acidificazione (dal 92 al 91%).
Un impatto quello generato sull’ambiente dalle attività produttive che non si giustifica nemmeno con un marcato contributo all’economia nazionale.

Per i settori agricoltura, silvicoltura e pesca ed energia elettrica, gas e acqua, nel 2006 si evidenzia infatti che il contributo percentuale alla pressione sull’ambiente si attesta, per alcune sezioni, su valori marcatamente più elevati rispetto al contributo fornito alla creazione di valori economici, misurato in termini di produzione, valore aggiunto e occupazione.

Un profilo ambientale simile, in cui il contributo percentuale fornito alla creazione di valori economici è assai inferiore a quello relativo alle emissioni atmosferiche che causano effetto serra, acidificazione e formazione di ozono troposferico, caratterizza anche le attività manifatturiere che maggiormente generano inquinanti atmosferici – quali l’industria della raffinazione, l’industria chimica, la produzione del cemento e la produzione dell’acciaio.

Se si considera invece il complesso delle attività manifatturiere, come pure per le attività di smaltimento dei rifiuti e altri servizi, il peso rispetto ai temi ambientali considerati risulta, nel 2006, sebbene ancora superiore assai più bilanciato rispetto al contributo fornito alle variabili economiche.

Infine il confronto tra la performance economica e le emissioni atmosferiche delle attività produttive in Italia mostra l’esistenza di un livello di un disaccoppiamento più elevato per i gas che contribuiscono al fenomeno della acidificazione e alla formazione di ozono troposferico che per i gas ad effetto serra.
Un dato che dimostra in maniera ancora più evidente, se mai ve ne fosse stato bisogno, la necessità di riconvertire il modello economico in chiave più sostenibile. Un opportunità che questa crisi economica globale potrebbe offrire, ma che sembra non essere invece ancora colta.

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