[02/02/2009] Parchi

Il misterioso declino dei pinguini saltarocce

LIVORNO. Uno studio pubblicato su Bird Conservation International dimostra che la popolazione di pinguino saltarocce o eudipte crestato (Eudyptes moseleyi, nella foto) ha subito un drastico calo. Il confronto tra i dati storici e quelli attuali indica che oltre un milione di questi bellissimi pinguini sono scomparsi dalle loro principali colonie di nidificazione nelle sperdute isole britanniche dell´Atlantico meridionale di Gough e Tristan da Cunha. «La situazione è più grave – spiega lo studio – è a Gough Island, dove oltre il 90% della popolazione è scomparsa in soli 50 anni, una perdita equivalente a 100 pinguini al giorno». La recente divisione dei pinguini saltarocce in una specie settentrionale ed in una meridionale del Nord e del Sud ha fatto sì che il declino della specie del nord abbia potuto essere stimato solo ora. Per il crollo della popolazione di questi uccelli acquatici sono state prospettate varie cause: cambiamenti climatici, sovra-pesca ed altro, ma secondo i ricercatori «la causa esatta resta sconosciuta. Qualunque sia la ragione, la portata della perdita è indicativa che può essere in atto un cambiamento importante nell´ecosistema marino. E´ essenziale che gli scienziati scoprano la causa del collasso della popolazione del pinguino saltarocce settentrionale prima che sia troppo tardi». Gough e Tristan da Cunha sono territori britannici d´oltremare e gli ambientalisti stanno premendo sul governo della Gran Bretagna perché finanzi la ricerca e gli sforzi per salvare questa specie, ma un piano di azione non è stato ancora messo in campo.

L´ eudipte crestato non è il solo in pericolo, ci sono diverse specie di pinguini inserite nella lista rossa dell´Iucn come in via di estinzione. Il pinguino degli antipodi o dagli occhi gialli (Megadyptes antipodi) che si trova solo sulle coste della isole intorno alla Nuova Zelanda, ha subito ingenti perdite in seguito alla distruzione del suo habitat costiero causato dall´agricoltura, dal pascolo del bestiame e dall´introduzione di predatori da parte dell´uomo. Qualcosa però si sta muovendo, anche se la situazione resta critica, grazie alle azioni di salvaguardia avviate congiuntamente da Yellow-eyed Penguin Trust e New Zealand Department of Conservation, il pinguino degli antipodi infatti sta iniziando a riprendersi.

Il pinguino crestato maggiore o eudipte crestato maggiore Eudyptes sclateri) sembrerebbe ancora relativamente abbondante, ma è invece in rapido declino: la sua popolazione è calata di almeno il 50% negli ultimi 45 anni. Un crollo che sembra attribuibile a cambiamenti nell´ecosistema marino. Il pinguino delle Galapagos (Spheniscus mendiculus) è la specie che vive più a nord di tutte e anche la meno numerosa. Si stima che nelle Galapagos ne sopravvivano solo 1770 individui. Il calo della popolazione di questo pinguino equatoriale dovrebbe essere stato causato dalle fluttuazioni di El Niño che hanno innescato una carenza di cibo nelle acque delle Galapagos.

Secondo uno studio di ricercatori francesi del Cnrs e di due gruppi di scienziati Usa, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), si sa invece perfettamente quali siano le cause che minacciano di estinguere entro il 2100 i pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri), diventati famosi per il film "La marcia dei pinguini". Lo studio sui pinguini imperatore è finanziato dall´Institut polaire français Paul-Emile Victor, da una borsa europea Marie Curie e da L´Oreal-Unesco e dal programma Anr Biodiversité Remige che finanzia ricerche sugli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini. A mettere a rischio la sopravvivenza della più grande specie di pinguini del pianeta sarebbe il riscaldamento globale che porterebbe allo scioglimento della banchisa antartica.

«I pinguini imperatore – si legge su Pnas – sono sotto la minaccia di estinzione entro il 2100 a causa dello scioglimento della banchisa previsto attraverso i modelli climatici dell´Ipcc. Lo scioglimento della banchisa ha in effetti un legame diretto con la riproduzione e l´alimentazione del pinguino imperatore». I futuri cambiamenti climatici rappresenteranno una minaccia gravissima per questi grandi pinguini antartici che non sembrano in grado di adattarsi rapidamente ai mutamenti in corso.

Henri Weimerskirch e i suoi colleghi del Centre d´études biologiques de Chizé (Cnrs) hanno studiato l´impatto del global warming sui pinguini imperatore che sono estremamente sensibili alle variazioni della banchisa o dei ghiacci marini, essenziali per la riproduzione e l´allevamento dei pulli, quindi vitali per la sopravvivenza della specie. Dopo un forte calo negli anni ´70, la popolazione di pinguini imperatore sembra essersi stabilizzata, ma nessuno sa come evolverà di fronte ai colpi che già sferra il riscaldamento globale in Antartide.

Secondo i ricercatori che stanno effettuando una ricerca sulla demografia dei pinguini imperatore nella Terra d´Adelia, tenendo conto delle variazioni della banchisa antartica, le speranze sarebbero scarse: «I pinguini imperatori della Terra d´Adelia potrebbero sparire entro il 2100 e la banchisa continua a sciogliersi come annunciato». La colonia di pinguini calerebbe del 93%, passando dalle 6.000 coppie riproduttive del 1962 a 400 entro la fine del secolo. Con una probabilità media di estinguersi uguale al 36% nel 2100».
Lo scioglimento della banchisa provocherà la rarefazione delle risorse marine dalle quali dipendono i pinguini imperatore che, per salvarsi, dovrebbero migrare o cambiare radicalmente il loro ciclo di vita, ma si tratta di uccelli poco adattabili, al contrario delle specie sub-antartiche e sub-tropicali che addirittura potrebbero approfittare del cambiamento climatico per ampliare il loro areale.

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