[02/02/2009] Monitor di Enrico Falqui

L’alba dell’Uomo

FIRENZE. Molti uomini credono che il corso della Storia universale segua un cammino prestabilito, diretto verso una meta già prefissata. Teilhard de Chardin credeva che il cammino dell’evoluzione dal non vivente al vivente fosse fissato in modo ineluttabile, ovvero fosse “ pre-determinato, proprio come il filosofo tedesco Oswald Spengler credeva nell’inevitabile tramonto della civiltà.
Questa concezione dell’evoluzione permette all’Uomo di sentirsi sollevato dalla “responsabilità per come va il Mondo”.
Tuttavia, oggi sappiamo che l’evoluzione culturale è assai più rapida e con un andamento esponenziale, rispetto all’evoluzione genetica. Ed è proprio questa recente acquisizione che permette a Konrad Lorenz di affermare che “l’evoluzione culturale è in grado di influenzare a suo piacimento l’evoluzione genetica, cioè di imprimerle la stessa direzione dello sviluppo”.

Nel corso della storia delle varie civiltà ( con ritmi lenti) e nel corso del tempo necessario per realizzare tre fasi della rivoluzione industriale (con ritmi sempre più rapidi), l’Uomo ha acquisito un bagaglio di conoscenze tecnologiche comportamentali che gli hanno permesso di costruire degli ambienti completamente artificiali, nei quali egli saprebbe vivere benissimo, purchè non venissero a mancare un certo numero essenziale di specie animali e vegetali.
Un noto antropologo italiano,cattolico, Fiorenzo Facchini, afferma che la cultura è divenuta, nella società contemporanea,“ la nostra nicchia ecologica”. Una nicchia ecologica in grado di mettere le mani sull’ambiente, sul DNA del genere umano, con la capacità di manipolare l’evoluzione genetica fino a cambiarne i percorsi e i destini finali.

Quando l’uomo progetta qualcosa , gli può capitare che delle circostanze impreviste lo costringano a impiegare le strutture già costruite per scopi completamente diversi da quelli originari. La storia di decine e decine di trasformazioni avvenute nelle nostre città, dal MedioEvo ad oggi, è la prova di questa capacità di cambiare la città attraverso il cambiamento delle funzioni e delle destinazioni finali di tanti edifici e di tanti spazi liberati dalle dismissioni di insediamenti preesistenti. Questi cambiamenti della città sono avvenuti con velocità via via crescenti, man mano che ci siamo avvicinati all’epoca contemporanea.

Nel corso della storia dell’evoluzione genetica,invece, spesso troviamo delle specie viventi che hanno avuto dei cambiamenti così vistosi dall’originaria direzione di adattamento, che esse hanno dato luogo a delle” invenzioni” che hanno permesso successivamente a delle nuove specie animali di occupare nuove nicchie ecologiche.
E’ noto, ad esempio, che la vescica natatoria dei pesci aveva come funzione originaria quella di organo della respirazione, probabilmente perché essa si formò in acque dolci stagnanti, con un contenuto di ossigeno variabile e scarso. Tuttavia, questo cambiamento è avvenuto in uno spazio di tempo lunghissimo che ha permesso di generare le nuove forme di adattamento della specie all’habitat in cui oggi vive.

L’evoluzione culturale, dunque, è estremamente più rapida, perché può trasmettersi anche in maniera orizzontale tra individui che fanno parte della stessa generazione; di fronte a un evento nuovo, che può essere inteso come una mutazione culturale, essa è poco vincolata dalla situazione precedente e può ridefinire velocemente anche nello spazio di una generazione i propri modelli di adattamento alla nuova situazione ambientale.

Ad esempio,il mantenimento e la conservazione dei cibi hanno subito una completa rivoluzione rispetto al passato con l’invenzione del frigorifero, che ha sostituito le tecniche precedenti che prevedevano un largo impiego del sale per ottenere modesti effetti di mantenimento.
Così oggi, l’uso del computer e delle nuove tecnologie di comunicazione sta rapidamente sostituendo l’uso del telefono e dei mezzi fissi di comunicazione, creando nuove opportunità culturali prima impossibili; anche questo mutamento sta avvenendo in uno spazio di tempo inferiore a quello di una generazione.

Evoluzione culturale ed evoluzione biologica, come si vede, procedono in modo apparentemente divergente, se non altro perché soltanto la prima si muove in maniera consapevole, senza provocare un conseguente aumento della felicità durevole, alla quale la seconda è indifferente, incurante dei sentimenti e delle passioni che scuotono gli essere umani di fronte ai cambiamenti che sconvolgono l’ecologia del pianeta su cui abitiamo.

Una nuova scienza è sorta, sulla base delle teorie dell’etologo Richard Dawkins, a conferma dell’importanza strategica che questo problema ha per la nostra sopravvivenza sul pianeta: la “memetica”rappresenta lo studio dei modelli evoluzionistici del trasferimento dell’informazione.
Il termine “meme” viene usato per indicare un qualsiasi pezzo di informazione che viene trasmessa da una mente ad un’altra; oggi, sappiamo che questi pezzi di informazione vengono trasferiti con una velocità straordinaria da un continente all’altro, da uno Stato ad un altro, da una città ad un’altra.

Nella società contemporanea, i giovani sono i produttori ed i consumatori di questa babele di linguaggi, di un insieme differenziato e confuso di “meme”, attraverso i quali procede il processo evolutivo culturale.
La società tecnocratica si serve di questa straordinaria “velocità dell’informazione” per costruire nuovi modelli culturali, nuovi linguaggi attraverso i quali ottenere maggiori profitti economici ed anche più imponenti “manipolazioni” del percorso evolutivo genetico.
Se questa accresciuta velocità dell’informazione fosse esclusivamente utilizzata per questi scopi, potremmo assai rapidamente condurre la civiltà umana verso il suo declino, come prevedeva Konrad Lorenz quando scrisse “gli otto peccati capitali della nostra civiltà”(Adelphi ed.,1977).

Vi è, tuttavia, un’altra possibilità : quella di utilizzare questa straordinaria velocità di accumulazione di conoscenze ed informazioni per educare i giovani non tanto al pericolo della catastrofe ecologica, quanto alla straordinaria “bellezza” dell’ambiente in cui viviamo e che utilizziamo per lo sviluppo della civiltà contemporanea.
“Per far germogliare nel cuore umano la capacità di godere della natura vivente e della sua bellezza , sono sufficienti mezzi assai semplici. Ogni persona che conosca la bellezza della natura e del paesaggio armonico creato dall’uomo, è vaccinato contro il dubbio che tutto ciò possa essere privo di senso”. L’appello di Konrad Lorenz è anche una straordinaria indicazione pedagogica verso tutti quei giovani che pongono al primo posto dei loro quesiti verso il futuro la domanda “ quale è il senso della vita?”

Apparentemente questa domanda sembrerebbe incomprensibile come quella di chi chiedesse il significato della”Nona Sinfonia” di Beethoven, rivolta ad una persona che ama la musica.
In realtà, coltivare in tutte le fasi formative ed educative dell’attività umana la percezione della bellezza dell’ambiente in cui viviamo, utilizzando proprio la straordinaria capacità tecnologica che oggi possediamo di diffondere milioni di “meme”, in modo da costruire una nuova antropologia culturale dello sviluppo e dei fini e mezzi per realizzarlo, rappresenta un vaccino contro le tentazioni di indifferenza o di cinismo verso il senso della vita da parte dei giovani. La teoria evoluzionistica della conoscenza, fondata da Popper, Campbell, Riedl, potrà ancora svilupparsi in modo da generare, in questo nuovo secolo, l’alba dell’uomo, in armonia col Pianeta vivente.

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