[04/02/2009] Energia

L´industria delle rinnovabili vola in Europa, un po´ meno in Usa

FIRENZE. L’onda della crisi economica colpisce anche il settore delle rinnovabili. Secondo Kate Galbraith del New York Times, infatti, il calo dei prezzi e degli ordini per nuovi impianti, causati in primo luogo dalla crisi del credito bancario, stanno causando difficoltà di non poco conto a varie industrie del settore eolico sul territorio statunitense: il Nyt cita la Dmi industries del North Dakota che «ha recentemente annunciato un taglio del 20% della forza-lavoro a causa del calo delle vendite», e che secondo quanto affermato sul sito dell’azienda prevede un calo dal 25 al 35% nell’installazione di nuovi impianti nel 2009 rispetto al 2008.

Anche la Renewable energy systems americas, altra importante azienda del settore, prevede nel 2009 di installare la metà degli impianti eolici rispetto all’anno passato. E tagli occupazionali sono stati intrapresi anche da varie aziende che si occupano dell’energia solare (OptiSolar, Ausra, Heliovolt, SunPower), mentre sembrano tenere maggiormente i settori delle biomasse e del geotermico.

Secondo l’analista finanziario Keith Martin della Chadbourne & Parke, la cui opinione è riportata dal Nyt, «gran parte del problema deriva dalla crisi del credito che sta facendo vacillare le banche di Wall street. Un tempo, almeno 18 tra banche e istituzioni finanziarie erano disposte a sostenere l’installazione di turbine eoliche e pannelli solari, approfittando dei generosi incentivi fiscali federali. Ma con le banche in così grave crisi, questo numero è sceso a 4».

Le aziende del solare e dell’eolico «hanno sollecitato il Congresso ad adottare misure per ravvivare il mercato», ma anche se venisse approvata una direttiva in tal senso «nessuno prevede un recupero rapido».

L’industria americana delle rinnovabili resta comunque «ottimista» ritenendo che il rallentamento sia momentaneo e non strutturale, soprattutto grazie alla «spinta collettiva verso l’energia verde» su cui si sta concentrando l’amministrazione Obama.

Dati di segno completamente opposto provengono comunque dal nostro vecchio continente: come già citato da Lucia Venturi su greenreport del 22 dicembre scorso, la European wind energy association (Ewea) prevede una crescita occupazionale nel settore dalle circa 160.000 unità di oggi (di cui 108.600 posti nella produzione diretta, e il resto nell’indotto) fino ad un totale di 184.000 nel 2010 e 318.000 nel 2020. E ai fini di un’analisi dei trend va rammentata anche la crescita del 125% che l’occupazione nel settore della produzione diretta ha vissuto, dai circa 48.300 addetti del 2003 fino al dato odierno.

L’Ewea ha tra l’altro rilasciato lunedì 2 febbraio un comunicato in cui annota che «nel 2008, nell’Unione europea è stata installata più energia del vento che qualsiasi altra tecnologia per la generazione di elettricità», e che «il 43% della nuova capacità di generazione di elettricità costruita nell’Ue l’anno passato deriva dall’energia eolica». Seguono le centrali a gas (35%) e a petrolio (13%). Il totale di 64.949 MW di eolico installati a fine 2008 (di cui 8.484 solo nel corso dell’anno) costituisce un incremento del 15% rispetto al 2007.

Altri dati degni di nota appaiono gli 11 miliardi di euro investiti nel settore eolico nell’intera Ue, e la constatazione che «per ogni giorno lavorativo del 2008 sono state installate 20 nuove turbine eoliche».

Dati che sono in assoluta controtendenza da quanto, almeno secondo il New York Times, sta avvenendo negli Stati Uniti, dove ben più profondo è stato finora l’impatto della crisi economica e finanziaria, e dove davanti a imponenti riduzioni occupazionali che coinvolgono tutti i settori produttivi appare inevitabile una contrazione anche nel settore delle rinnovabili, a causa principalmente dello stretto legame che esso ha con la solidità dell’apparato finanziario, che attualmente sta vacillando. Ciò che è fondamentale (e che è razionale attendersi vista la strada che Obama ha intrapreso) è che l’azione della nuova amministrazione sia rapida e decisa in direzione del sostegno al settore.

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