[04/02/2009] Comunicati

Governance mondiale e politica confusa

LIVORNO. Due giorni fa avevamo pubblicato la notizia che Angela Merkel, cancelliera tedesca, al Forum economico mondiale di Davos aveva affermato la necessità di creare un "Consiglio economico delle Nazioni Unite", sul modello de Consiglio di sicurezza. Secondo la Merkel il Consiglio economico dell´Onu – che greenreport da sempre auspica come unico strumento in grado di governare e confrontarsi con il mercato globale - sarebbe uno strumento utile a garantire la «regolazione dei mercati, la liberalizzazione del commercio e la protezione dell´ambiente».

Un punto di vista non raccolto fino ad oggi però da nessuno, nonostante la Merkel avesse anche parlato di una carta per lo sviluppo sostenibile che «potrà essere utilizzata da un Consiglio economico mondiale delle Nazioni unite». Un’iniziativa che, a parer nostro, doveva invece trovare sponda anche nella sinistra, oltre che nelle associazioni ambientaliste e nei movimenti. Fa ulteriore notizia (oltre che invitare tutti a riflettere) che mentre la Merkel propone un consiglio economico dell’Onu, il virus protezionistico sta contagiando non solo l’America (abbiamo già parlato dell’iniziativa buy american,) ma anche diversi paesi Europei, in primis la Francia.

Tutti a dire facciamo insieme, insomma, e poi ognun per sé con la speranza di salvare il proprio orticello dalla crisi globale. Una situazione esplosiva che sta acuendo il conflitto sociale la cui punta dell’iceberg è rappresentato da quanto sta accadendo in Inghilterra, dove come noto, gli operai locali si sono scagliati contro quelli italiani della Total perché rei, a loro dire, di rubargli quel poco lavoro che c’è.

Situazione a cui ha corrisposto reazione uguale e contraria a Rovigo, dove sulle piattaforme al largo delle coste la voce degli operai (Repubblica) non ammette repliche: «Via da qui gli stranieri se cacciano gli italiani». Con il peggioramento della crisi e la disoccupazione che raggiungerà numeri record, questi episodi rischiano di diventare quotidiani. Serve una svolta, e subito. Serve un cambio di modello economico che abbia come criterio direttore la sostenibilità sociale ed ambientale e che sia quindi in grado di affrontare la triplice crisi economico-finanziaria-ecologica globale.

Ma per far questo servirebbe una politica all’altezza della situazione, mentre quella attuale ci pare balbuziente e senza idee. Tant’è che nella confusione generale, dopo le condivisibili parole di Brunetta di ieri sulla necessità e l’opportunità (anche economica) di lavorare fortemente sulle manutenzioni, oggi le cose più intelligenti - anche se forse le ha dette solo per far bella figura nel presentare il programma del G8 - arrivano dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Che a Perugia, dove ha presenziato stamani l´inaugurazione dell´anno accademico dell´Università per stranieri, rispondendo ai giornalisti sugli obiettivi dell´agenda del G8 a presidenza italiana, ha detto che il primo tema è: «ragionare sulla governance globale e su quali sono gli strumenti per rendere più efficienti le grandi istituzioni internazionali, a cominciare da quelle finanziarie».

«La seconda priorità - ha aggiunto il ministro - è come affrontare il tema dell´ambiente e del surriscaldamento del pianeta in modo strategico, in altri termini come tradurre un pacchetto energia-clima che l´Europa ha già adottato, in una serie di scelte che siano anche dell´America: a seguito delle dichiarazioni del presidente Obama, siamo un po´ rassicurati».

Proseguendo nell´enunciare i punti in agenda su cui lavorare, Frattini ha aggiunto che : «Il terzo grande tema è la povertà: come occuparci dei Paesi in via di sviluppo e in particolare dell´Africa senza ridurre quell´impulso al contrasto delle grandi malattie epidemiche, per l´Aids, e degli effetti del surriscaldamento climatico, che affligge anche quel continente».

Così, insomma, ci sembra di assistere ad un triste (e trito) spettacolo della politica dove tra annunci, ammiccamenti, marketing, ricerca di consensi, tutti dicono tutto e non si decide praticamente niente, non solo di sostenibile.

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