[06/02/2009] Acqua

Risolto il mistero della grande siccità Australiana?

LIVORNO. Contrariamente a quanto pensavano fino ad oggi molti scienziati, la siccità che colpisce l´Australia ormai dal 1995, non sarebbe causata dal fenomeno del Nino che periodicamente interessa l´Oceano Pacifico, ma sarebbe legata ai cicli dell´Oceano indiano chiamati "Indian Ocean Dipole" (Iod). Secondo un nuovo studio del Climate change research centre dell´Università del Nuovo Galles del Sud (Unsw) pubblicato su Geophysical Review Letters, il principale fattore scatenante della siccità è un ciclo di raffreddamento-riscaldamento nell´Oceano Indiano. Allo studio hanno partecipato anche il prestigioso Centre for australian weather and climate research e l´università della Tasmania.

Lo studio dimostra che le principali siccità che hanno colpito l´Australia durante gli ultimi 120 anni, comprese le grandi siccità della Federazione (1895-1902), della seconda guerra mondiale (1937-1945), e quella attuale, coincidono con le variazioni delle temperature nell´oceano Indiano conosciute come Iod, un fenomeno legato alla relazione tra oceano ed atmosfera.

Il team di ricercatori dell´Unsw, guidato da Caroline Unmenhoffer (Nella foto) e Matthew England, sostiene che lo studio permette di capire come mai il fenomeno de La Nina, che porta abitualmente le piogge del Pacifico verso l´Australia, non sia riuscito ad invertire la tendenza attuale alla siccità, la peggiore da 100 anni. «Abbiamo dimostrato che lo stato dell´Oceano Indiano è molto importante per la pioggia e la siccità nel sud-est dell´Australia. Più che la variabilità associata al ciclo El Nino/La Nina nel Pacifico, è l´Indian Ocean Dipole il fattore chiave che ha condotto alle grandi siccità nel sud-est australiano nel corso degli ultimi 120 anni – spiega la Umnenhofer - Durante questa ultima siccità, il cosiddetto "Big Dry", le ultime temperature dell´aria più elevate in tutta l´Australia sud-orientale hanno aggravato il problema. I nostri risultati contribuiranno a migliorare le previsioni delle precipitazioni stagionali e quindi con un diretto beneficio per la gestione delle acque ed agricola».

Quando l´Iod è in fase negativa, produce un raffreddamento dell´acqua dell´Oceano Indiano ad ovest dell´Australia e riscalda il Mare di Timor a nord, questo genera venti che recuperano umidità dall´oceano e sferzano l´Australia, portando pioggia ed umidità. Nella sua fase positiva l´Iod produce un effetto contrario: indebolisce quei venti e fa diminuire le piogge sull´Australia. «Quel che abbiamo scoperto – spiega la Umnenhofer – è che non c´è un solo fenomeno di umidità, né di Iod negativo dal 1992. Questo significa che tutto quel che rimane nel sud-est dell´Australia sono condizioni di siccità. La causa del "Big Dry", che ha luogo attualmente, è infatti un´assenza dell0Iod negativo».

Negli ultimi 3 anni si sono verificati solo Iod positivi e i ricercatori australiani sperano di poter presto determinare con più certezza se un Indian Ocean Dipole avrà luogo nel 2009». Secondo Caroline Unmenhoffer «L´Oceano Indiano è il meno studiato tra gli oceani, è per questo che le cause di questi fenomeni sono molto meno chiare» rispetto al El Nino/La Nina che sono prevedibili t3 o 6 mesi prima, mentre il Iod appare abitualmente nel mese di maggio o giugno per raggiungere il suo apogeo tra settembre e novembre.

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