[10/02/2009] Comunicati

Pacchetti anticrisi ad nationem, summit Ue e confusione politica

LIVORNO. Anche la Francia ha da ieri il suo pacchetto anticrisi a sostegno dell’industria automobilistica. Il governo ha infatti stanziato 6,5 miliardi di euro a favore di Renault e Peugeot-Citroen per accordare prestiti a tasso agevolato alle case automobilistiche a patto dell’impegno di non chiudere i siti di produzione francesi.
Anche la Francia, come la Germania, La Gran Bretagna e l’Italia decide quindi la sua strada, pur ammettendo tutti la necessità di una politica comune e condivisa a livello europeo.

«Mentre gli stati membri attuano queste misure nazionali - scrivono in una nota congiunta Nicolas Sarkozy e Angela Merkel - resta essenziale un approccio coordinato per ottimizzarne i frutti per tutta l’unione». Posizione che assieme al piano annunciato ieri dalla Francia a favore dell’industria francese ha convinto il presidente di turno dell’Unione europea, il ceco Mirek Topolanek, ad anticipare entro la fine del mese il summit economico previsto per il 19 e 20 marzo.

La preoccupazione che serpeggia soprattutto fra i paesi di recente ingresso nell’unione è che si ricorra sempre più a misure protezioniste per arginare la recessione e che si invochi una politica comune a parole mentre ogni Stato sviluppa poi propri piani e programmi a sostegno dell’economia nazionale, contibuendo ad aumentare la confusione.

E con i piani anticrisi che ognuno si attua a casa propria i deficit si gonfiano di conseguenza, mentre un richiamo a rispettare il patto di stabilità è stato ribadito anche ieri dal presidente dell’Eurogruppo (i paesi dell’Europa monetaria) Jean Claude Junker e dal commissario europeo Joaquin Almunia.

«Il trattato di Maastricht pone infatti la regola di non eccedere del 3% sul debito pubblico - ci spiega l’economista Alberto Castagnola - e gli Stati nazionali hanno chiesto la possibilità di ritardare su questa regola per avere maggiori risorse per i piani nazionali anticrisi. Nei fatti aumenta così il debito verso i propri cittadini».

Quindi i soldi per coprire le manovre anticrisi sono anticipi fatti dagli stessi cittadini, essendo con le loro tasse a ripagare poi il debito pubblico.
«Il governo - spiega ancora Castagnola - potrà decidere di finanziare il debito pubblico attraverso l’emissione dei Bot» che sono dei veri e propri anticipi in denaro liquido che i cittadini fanno allo Stato attraverso le banche.

Il Governo ha comunque affermato che il risanamento dei conti pubblici proseguirà con un consolidamento «sufficiente ad assicurare finanze sostenibili nel lungo periodo» e che il rientro del deficit sotto il 3% previsto dal trattato di Maastricht, pur spostato in avanti nel tempo «per effetto della crisi straordinaria», ci sarà – come previsto dal ministero del Tesoro - entro il 2011.

Un piano che prevede nel documento presentato alla Commissione europea un aumento della pressione fiscale dello 0,3% del Pil (dal 43 al 43,3) quest’anno e l’anno prossimo e che dovrebbe ridiscendere di uno 0,1% nel 2011 (quindi al 43,2 %). A fronte di un debito pubblico che salirà quest’anno dal 105,9 al 110,5% rispetto al Pil, per arrivare al 112% nel 2011; mentre il Pil è previsto a -2% per il 2009 dovrebbe risalire di +0,3% nel 2010 e di +0,1% nel 2011.

Il condizionale è comunque d’obbligo e come più volte abbiamo sottolineato, per indirizzare la locomotiva sul binario della sostenibilità è comunque necessario che rimanga in movimento. Sarebbe importante però azionare lo scambio affinché la ripresa avvenga da subito nella corretta direzione.

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