[13/02/2009] Comunicati

Economia biofisica: l´economia ritorna alla natura

LIVORNO. Viviamo in "matrix", controllati da forze economiche guidate dal credo della libera crescita e che portano a profitti sempre in crescita attraverso un consumo senza fine. Questo articolo di Rex Weyler (autore, giornalista ed ecologista cofondatore di Greenpeace International nel 1979) tratto da The Tyee suggerisce che un cambio possa essere in vista, con gli economisti che iniziano a prendere seriamente in considerazione il concetto di “economia biofisica”, basata su un modello concettuale di economia connessa con, e sostenuta da, un flusso di energia, materiali e servizi per l´ecosistema. Questo significa che dobbiamo lavorare con la natura e non contro di essa.

«Il 2009 testimonierà uno tsunami di appelli agli economisti per creare, come l´ormai caduto in disgrazia presidente della Federal Reserve Alan Greenspan sostiene, una crepa nei loro pensieri. E la maggior parte di loro ci rimarrà male.
Le proposte per salvataggi, regolamenti e spese governative condividono tutte un tragico limite: non assumono i limiti fisici o biologici della crescita umana. La maggior parte degli economisti restano attaccati ad un universo meccanico del XVIII secolo che confida nella "mano invisibile" di Dio, che a quanto si dice convertirebbe l´avidità privata in utopia pubblica.
In realtà, pochi sono i ricchi, ma gli umili hanno ereditato una Terra caratterizzata dalla schiavitù infantile, aziende che sfruttano le maestranze, un miliardo di persone affamate, cumuli di rifiuti tossici, fiumi morenti, falde acquifere esauste, foreste in via di estinzione, riserve energetiche saccheggiate, cime delle montagne tagliate, mari acidi, scioglimento dei ghiacciai e un´atmosfera in via di riscaldamento come un flambé.
Nel frattempo, una rigorosa sottocultura di scienziati ed economisti sta lavorando sull´economia libera dal suo pantano del XVIII secolo, riconciliando la sfida dell´uomo con la legge della fisica, della biologia e dell´ecologia.
Il loro tempo è arrivato. Quest’anno, il 2009, segnerà la nascita di una economia genuinamente innovativa (…). La nuova risposta ecologica è variamente chiamata "equilibrio dinamico", "steady state" o "biofisica" economica.

Che ne è della tecnologia?
Ignorare la natura rimane il tragico concetto degli economisti tradizionali che presumono si possa far crescere la nostra economia per sempre senza tener conto delle quantità di materiali, energia e inquinanti. L´economia biofisica, al contrario, riconosce che non esistono casi in natura di crescita illimitata.
Il Dr. Albert Bartlett, emerito professore di fisica presso la Colorado University, raccomanda agli economisti di imparare dalle leggi della natura. Valori non-materiali, sogni, amore - possono espandersi senza limiti, ma materiali ed energia del mondo reale sono soggetti alle richieste della termodinamica e della biologia. "La crescita della popolazione o la velocità di consumo non può essere sostenuta. Una crescita intelligente è migliore di una crescita stupida," dice Bartlett, "ma entrambe distruggono l´ambiente."

Alcuni economisti immaginano che i chip o la nanotecnologia ci salveranno dalle leggi della natura, ma ogni efficacia tecnica nella storia è risultata in maggior consumo di energia e risorse, non il contrario. Ricordate quando i computer dovevano far risparmiare carta? Ebbene, non è mai accaduto. I computer hanno aumentato il consumo di carta da circa 50 milioni di tonnellate all´anno nel 1950, fino a 250 milioni di tonnellate ai giorni d´oggi. Nel frattempo, abbiamo perso 600 milioni di ettari di foresta.
E neppure internet è un regno celestiale in cui le idee sono scambiate "gratis". I computer richiedono rame, silicone, olio, agenti chimici tossici, grandi quantità di energia per i server e cumuli di rifiuti per la tecno-spazzatura. In ogni nazione industrializzata, il consumo di energia e materiale sta aumentando, non diminuendo. La tecnologia non è energia. Costa energia.

Malthus rivisitato
Negli anni 70, l´economista della Banca Mondiale, Herman Daly scrisse "Steady-State Economics," per descrivere il futuro dell´economia ecologica. Daly ha fatto una distinzione tra "crescita sostenibile, " che è "impossibile" e "sviluppo sostenibile," che è naturale. "Il sistema più largo è la biosfera, e il sottosistema è l´economia umana, " dice Daly. "Noi possiamo sviluppare qualitativamente, ma non possiamo crescere oltre i limiti della biosfera."

Un commissione britannica presieduta da Sir Nicholas Stern ha definito il riscaldamento globale come "il più grande fallimento del mercato mai visto." Pavan Sukhdev, economista per Deutschbank, stima che la distruzione della foresta ha bruciato 2.5 trilioni di dollari in "capitale naturale" all´anno. Mark Anielski, un economista di Edmonton, stima che i "servizi ecologici" dalle foreste boreali canadesi - raccolta del carbone, filtrazione dell´acqua - valgono circa 93 bilioni di dollari all´anno.

Nel XIX secolo, Thomas Malthus a John Stuart Mill introdussero l´economia ecologica, avvertendo che l´espansione umana avrebbe eventualmente incontrato i limiti della natura. Gli industriali derisero Malthus e ignorarono Mill per due secoli, ma l´evidenza oggi suggerisce che la scoperta del petrolio ha solo posposto gli effetti. Molti economisti adesso riconoscono che Malthus e Mill furono essenzialmente nella ragione. Un report del 2008 di Goldman-Sachs riguardo alla scarsità di prodotti fondamentali dice, "vediamo parallelismi con l´economia Malthusiana." L´advisor di investimenti popolari James Dines ha detto in una conferenza di investimenti a New York in Maggio che la scarsità di cibo e benzina sono un "risultato di un limite Malthusiano planetario."

"I limiti alla crescita sono reali," dice Anita M. Burke, già Advisor di sostenibilità per Shell Oil e B.C. Hydro. "Dobbiamo abbracciare strategie di adattamento che creino nuovi modi di essere in relazione gli uni con gli altri e con il pianeta. Le soluzioni offerte dalla crescita economica sono inadeguate. Queste saranno rimpiazzate da economie che accettano i limiti e le leggi della natura."

Economie biofisiche
"L´energia usata dall´economia è... una rappresentanza della quantità di lavoro reale fatto nella nostra economia," dice Charles A. Hall, alla State University di New York. Negli anni 80, Hall e altri ipotizzarono, "Nel tempo, il Dow Jones dovrà diffondersi nascostamente verso la reale quantità di lavoro". Venti anni più tardi, i dati sul mercato del secolo e sull´energia mostrano che ogni qualvolta il Down Jones dell’industria media punta più rapidamente del consumo di energia degli USA, esso collassa: 1929, anni 70, la bolla del dot.com e adesso il collasso delle ipoteche.
La produzione mondiale di greggio ha raggiunto un plateau nel 2005 e quando il suo prezzo è salito dai 35 dollari al barile nel 2004 fino ai 147 dollari del 2008, esso ha apportato un costo annuale di 3.5 trilioni alla civiltà umana. "Questo ha ridotto l´entrata discrezionale," dice Hall, "il domino che ha portato ad un declino nella domanda globale, in particolare per i beni immobili suburbani." Jeff Rubin, capo economista ai CIBC World Markets è d´accordo: "Lo shock del petrolio ha creato le recessioni globali."

Una popolare pubblicazione di Wall Street, The Corporare Examiner, quest´anno sta progettando un´edizione speciale su "la fine dell´economia basata sulla fiducia," con un articolo di Hall e i suoi colleghi. In ottobre, Hall ha convocato la prima Conferenza Internazionale sull´Economia Biofisica a Syracuse, New York, e pubblicherà un libro quest´anno. "Poiché l´economia riguarda la produzione e il trasferimento di cose fisiche o servizi che richiedono energia," dice Hall, "questa è una scienza biofisica e non una scienza sociale." Robert Costanza, direttore del Gund Institute for Ecological Economics presso la University of Vermont, lancerà due periodici quest´anno: un´antologia accademica annuale, The Year in Ecological Economics, e un magazine bimestrale, Solutions, per articoli tecnici e popolari nell´ambito dell´ecologia e dell´economia. "Per riparare il nostro sistema economico, " spiega l´editore Ida Kubiszewski, dobbiamo realizzare che "i crescenti problemi ambientali e sociali che affrontiamo sono sistemici. Gli articoli in Solutions impiegheranno il whole-systems thinking (traducibile in sistema di pensiero solistico, ndt)."

L´editorial board comprende pionieri dell´economia ecologica - Herman Daly, Ernest Collenbach e Bill Rees di Vancouver, che ha sviluppato un´analisi di "impronte ecologiche" presso l´University of British Columbia. Rees calcola che il consumo umano della biosfera è "già troppo alto del 30%," poiché consuma più di quanto l´ecosistema può rifornire. "Dobbiamo tener di conto dell´ambiente," dice Rees, "ridurre il consumo totale e poi indirizzare una distribuzione equa."

"Presto o tardi..."
"Noi stiamo morendo di consumo," dice Peter Duvergne, advisor della sostenibilità presso UBC e autore di The Shadows of Consumption. "La diseguale globalizzazione dei costi del consumo sta mettendo a rischio gli ecosistemi e miliardi di persone."

Per ottenere onestamente un´economia "sostenibile", l´umanità deve passare attraverso un salto di paradigma, tanto profondo quanto la transizione nel XVI secolo, quando Copernico mostrò che la terra non è il centro dell´universo. Allo stesso modo, l´ecologia ci insegna che l´umanità non è il centro della vita sul pianeta. Così come l´accolito del Papa si rifiutò di guardare attraverso il telescopio di Galileo, alcuni economisti evitano di guardare fuori dalla finestra per vedere cosa tiene viva l´umanità: fotosintesi, metalli preziosi e energia concentrata.

"Presto o tardi," come l´ecologista David Abram sottolinea, "la civilizzazione tecnologica dovrà accettare l´invito di gravità e tornare... ai ritmi di una Terra più-che-umana."
Nel XXI secolo, l´impresa umana ha raggiunto la scala del pianeta. Dobbiamo tenere di conto di noi stessi nella redazione del bilancio della natura. Questa è economia biofisica. Sembra inevitabile. La cultura biofisica è ciò che noi facciamo di essa».

(liberamente tradotto da Alessandro Farulli)

Torna all'archivio