[18/02/2009] Comunicati

New York apre l´era dei report climatici su scala urbana

FIRENZE. La consapevolezza del problema climatico deve passare necessariamente attraverso valutazioni e previsioni di carattere locale e regionale, prima ancora che globale. E’ questo uno degli aspetti su cui la comunità climatologica sta più concentrandosi in questa fase della ricerca nel settore, e come sappiamo il prossimo rapporto Ipcc-Onu sui cambiamenti climatici (2014) sarà caratterizzato proprio da una maggiore impronta regionale e locale delle analisi e delle previsioni.

La municipalità della città di New York ha affidato ad un panel di scienziati, diretto da Cynthia Rosenzweig del Goddard institute (Giss) della Nasa, il compito di redigere un rapporto sulle possibili conseguenze che il cambiamento climatico potrebbe comportare, a medio e lungo termine, nell’area metropolitana. Si tratta di uno dei primi studi di alto livello scientifico che, incrociando scenari climatici globali e dati locali, applicano previsioni climatiche di dettaglio a singole realtà urbane.

Il panel che ha prodotto lo studio è formato sia da scienziati sia da rappresentanti di compagnie private. La ricerca è stata presentata martedì, e contiene previsioni che sono probabilistiche e non deterministiche, ma che sono anche piuttosto inquietanti per una città che è situata in gran parte pochi decimetri sopra il livello marino: secondo lo studio, è infatti da attendersi al 2020 un incremento della temperatura media locale fino a circa 3° Fahrenheit (1,66° C), e una crescita del livello marino in zona da 2 a 5 pollici (all’incirca da 5 a 12 cm). Al 2080 invece sono attese temperature fino a 7,5° F (4,16° C) superiori alle attuali, e una crescita del mare prospicente alla città di un valore da 12 a 23 pollici (30-58 cm). Altri scenari predittivi ipotizzano un aumento delle precipitazioni in zona (nell’ordine del 5-10% al 2080), associato con una diminuizione dei tempi di ritorno di eventi estremi come le ondate di calore (tempo di ritorno ridotto alla metà entro il 2050, a 1/5 al 2080, rispetto ad oggi) e le precipitazioni di forte intensità: a questo riguardo citiamo il dato relativo agli eventi che oggi hanno un tempo di ritorno di 10 anni, che potrebbe ridursi a 3-6 anni al 2050 e a 1-3 anni al 2080.

Valutazioni, lo ripetiamo, la cui attendibilità predittiva è naturalmente diminuita dalla ridotta estensione geografica della zona esaminata: è la stessa Rosenzweig a ricordarlo sulle pagine del New York Times, aggiungendo però che il compito del gruppo di lavoro è consistito nel «fornire le conoscenze scientifiche attraverso le quali la città di New York potrà prepararsi e tenersi pronta» davanti ai più probabili impatti futuri del Gw. Sarà poi affidato ad un secondo gruppo di lavoro lo studio riguardante le iniziative concrete da attuare per preparare la comunità a quei cambiamenti climatici che pure potrebbero avvenire, ma su cui la scienza attuale nutre maggiore incertezza.

Il sindaco Bloomberg ha commentato i risultati dello studio sostenendo che «prepararsi per il cambio climatico oggi è meno costoso rispetto alla ricostruzione dell’intero sistema dopo una catastrofe. Non possiamo aspettare che le nostre infrastrutture siano compromesse per cominciare a prepararci agli effetti del Climate change».

Tecnici del comune hanno già ipotizzato le prime azioni da compiere davanti alle previsioni contenute nello studio: tra le altre cose citiamo la creazione di “centri del fresco” dove ospitare durante le ondate di calore i cittadini che non possiedono l’aria condizionata, lo spostamento delle strutture critiche (si pensi alle caldaie, o alle centraline elettriche) al di sopra del livello marino all’interno dei palazzi, e l’incorporazione delle previsioni per il clima futuro nella progettazione dei nuovi edifici.

In chiusura, occorre ribadire l’enorme importanza di studi di questo genere: mentre le valutazioni di carattere globale sulla crescita delle temperature o sulla mutazione di altre variabili climatiche sono spesso percepite da gran parte della popolazione (e dagli amministratori) come eventi che avverranno sicuramente da un’altra parte o in illo tempore, studi con una prospettiva maggiormente locale mettono la cittadinanza davanti ad un rischio che non è solo esistente, ma anche e soprattutto percettibile. E le azioni compiute dai decisori politici naturalmente vanno di pari passo con la percezione del problema da parte della popolazione, anche per ovvie valutazioni legate al consenso politico.

Molto importante è anche il percorso che la comunità scientifica sta compiendo verso una quantificazione sempre più precisa (e sempre più di dettaglio) delle possibili conseguenze del cambiamento climatico: ciò è fondamentale per produrre poi studi più evoluti che puntino ad una precisa quantificazione economica dei danni previsti, e conseguentemente un raffronto di essa con l’impatto economico sui bilanci dato dalle misure di adattamento e di mitigazione del cambiamento climatico.

E poi c’è un ultimo aspetto fondamentale: la presentazione dello studio è avvenuta nell’impianto comunale Rockaway per il trattamento delle acque reflue, dove è già iniziato lo spostamento di alcuni macchinari elettrici (es. le idro-pompe) da 14 piedi (4,26 m) sotto l’attuale livello marino fino a 25 piedi (7,62 m) al di sopra. E appare piuttosto evidente come la percezione del problema da parte della cittadinanza sia resa massima dal vedere un cartello “lavori in corso per l’adattamento al Gw” davanti alla propria abitazione, piuttosto che leggere di generici appelli dell’Onu per azioni di contrasto e adattamento a mutamenti climatici globali.

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