[18/02/2009] Parchi

Noaa-Fws: forte diminuzione delle zone umide costiere negli Usa orientali

FIRENZE. 59000 acri (circa 23500 Ha) di aree umide costiere sono state perdute nella parte orientale degli Stati Uniti in sei anni, dal 1998 al 2004. Sono le conclusioni di uno studio (Status and trends of wetlands in the coastal watersheds of the eastern United States), presentato ieri dalla Noaa e dal Fish and wildlife service (Fws) dell’amministrazione Usa.

Secondo Jim Balsiger della Noaa, «questo studio evidenzia la necessità, per la nazione, di aumentare lo sforzo per la protezione e la ricostruzione di aree umide costiere di valore». Queste zone costituiscono vere e proprie «nurseries per importanti specie ittiche» ed inoltre «forniscono alle comunità (umane) costiere una importante protezione naturale contro gli effetti più dannosi degli uragani e delle tempeste».

Rowan Gould, dirigente del Fish and Wildlife service, ha aggiunto che «l’elevato ritmo di perdita di aree umide costiere è ancora più preoccupante se consideriamo gli attesi elementi di stress che il cambiamento climatico porterà sulle nostre coste in futuro. Siamo impazienti di poter lavorare con partner - governativi e non - per arrestare questa tendenza» alla scomparsa delle aree umide.

La Noaa ricorda che il motivo di questa forte pressione sulle aree umide costiere è da ricercarsi nella forte urbanizzazione che caratterizza le coste degli Stati Uniti: «più della metà della popolazione della nazione vive in aree costiere, in densità demografiche cinque volte superiori alle zone più interne». Il fenomeno è particolarmente consistente nella zona del golfo del Messico. Problemi di non poco conto sorgono anche nel momento in cui vengono pianificate o attuate opere di restaurazione di questi habitat fondamentali: esse sono «ancora più difficili in quelle aree costiere dove i valori dei terreni sono elevati e fattori come le tempeste e larghe estensioni di soffice terreno fangoso ostacolano gli sforzi per il ripristino».

Noaa e Fws stanno attualmente predisponendo piani operativi per affrontare il problema, di concerto con l’ Environment protection agency (Epa) del governo federale. Anche Michael Shapiro, dell’Epa, ha sottolineato l’importanza di mantenere e ripristinare zone che «aiutano a proteggere le linee di costa e le infrastrutture in zone dove vivono più della metà dei cittadini americani».

E’ già in lavorazione il prossimo studio nazionale quinquennale sullo stato delle aree umide, che estenderà le ricerche a tutto il territorio statunitense, comprese le coste affacciate sull’oceano Pacifico. In chiusura va aggiunto che, secondo quanto affermato sul sito della Noaa, negli stessi sei anni dal 1998 al 2004 alla perdita di aree umide costiere sulla costa orientale ha comunque fatto da parziale contraltare, all’interno dell’intero territorio statunitense, un aumento globale delle superfici occupate da zone umide di acqua dolce.

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