[20/02/2009] Consumo

Crisi, focus dell´Istat sugli indici di fatturato dell´industria e sulla spesa pubblica

LIVORNO. L’Istat ha presentato oggi due nuovi rapporti, che riguardano rispettivamente “gli indici di fatturato e di ordinativi per l’industria a dicembre 2008” e “la spesa dell’amministrazione pubblica sui vari settori, riferito al periodo 2000-2007”.
Dal primo rapporto emerge che (sulla base degli elementi finora disponibili), nel mese di dicembre 2008 l´indice del fatturato dell´industria (calcolato con base 2000=100 sul valore delle vendite espresse a prezzi correnti) è risultato pari a 106,8 segnando una riduzione del 10,3% rispetto allo stesso mese dell´anno precedente.

Il fatturato è diminuito dell´11,4% sul mercato interno e del 7,6% su quello estero. L´indice degli ordinativi è risultato pari a 01,4, con una flessione del 15,4%, derivante da una contrazione del 13,1% sul mercato interno e del 19,7% sul mercato estero. La flessione è meno evidente (ma pur sempre esistente) confrontando la media del 2008 con quella del 2007, dove si evince che il fatturato dell´industria ha registrato una flessione dello 0,3%, quale sintesi di un calo dello 0,5% sul mercato interno e dello 0,1% su quello estero. Nello stesso periodo gli ordinativi hanno registrato una riduzione del 3,2%, derivante da una contrazione dell´1,3% per gli ordinativi provenienti dal mercato interno e del 6,6% per quelli provenienti dall´estero.

Segnali evidenti di una crisi in atto (anche se sembrano meno negativi di quelli annunciati da Confindustria) e a sostegno della flessione del pil già annunciata nei giorni scorsi e che, sempre secondo i dati di viale dell’Astronomia sarebbero dell’ordine del 2,5% per il 2009.

Nel rapporto sui livelli di spesa delle amministrazioni pubbliche, si legge che il periodo in esame ( 2000-2007) è stato caratterizzato da un andamento crescente della spesa pubblica in rapporto al pil, che passa dal 46,2% del 2000 al 48,7% nel 2007, con una media pari al 48,1%.
Anche la spesa primaria, ovvero la spesa complessiva al netto degli interessi, mostra un andamento crescente per gli anni in esame, con valori registrati (sempre in rapporto al pil) pari al 39,9% nel 2000 e al 43,8% nel 2007.

I capitoli di spesa vengono suddivisi in sei raggruppamenti di funzioni, ovvero: tradizionali (servizi generali delle amministrazioni pubbliche, difesa, ordine pubblico e sicurezza); affari economici (agricoltura, attività manifatturiere, trasporti, telecomunicazioni, etc.); protezione dell’ambiente, abitazioni ed assetto del territorio; sanità; cultura, attività ricreative e istruzione; protezione sociale (previdenza ed assistenza). E l’andamento di spesa non è omogeneo.

L’incidenza delle funzioni tradizionali, che nella media dell’intero periodo è pari al 26,2 % dell’intera spesa, mostra un trend decrescente, quando la questione sicurezza e ordine pubblico (che vi rientrano e che ne assorbono rispettivamente il 10 e il 15%) ha invece caratterizzato e sta caratterizzando il dibattito in maniera martellante.

Per gli Affari economici l’andamento di spesa in valore assoluto è crescente e in media all´8,2%, di poco inferiore rispetto alla media Eu15 (8,6%).
Le funzioni attinenti alla protezione dell´ambiente, abitazioni e assetto del territorio registrano, in valore assoluto, un andamento di spesa moderatamente crescente (con l´eccezione dell´anno 2002) e in particolare per l’ambiente la percentuale di spesa dell´Italia (mediamente dell´1,8%) si colloca sugli stessi livelli dei maggiori paesi europei, ma a differenza di altri presenta una situazione ambientale peggiore. La quota destinata ad abitazione e assetto del territorio (circa l’1,4 per cento) si colloca invece al di sotto della media EU15, che è pari a circa 2,2 per cento.

Per quanto riguarda le principali spese per erogazione di servizi a carattere individuale (istruzione, sanità, protezione sociale ecc.) si osserva che per l´Italia la quota di spesa per la sanità (nel periodo mediamente pari al 13,6%), risulta abbastanza vicina a quella degli altri principali paesi dell´Eu15 (13,3%), dove in testa troviamo l´Irlanda, con oltre il 20% della spesa totale. Alla spesa per attività ricreative, culturali e di culto vengono assegnate, in generale in tutti i paesi, percentuali molto basse (poco più del 2% per Eu15). La spesa per l´istruzione vede l´Italia (con poco meno del 10%), insieme alla Grecia (6,6%) e alla Germania (9%), posizionarsi tra i paesi che vi dedicano una quantità più limitata di risorse. Infine per quanto riguarda la spesa per la protezione sociale, l´Italia vi destina la quota più rilevante (37%) della propria spesa pubblica complessiva, anche se è comunque inferiore a quella Eu15 (40,4%).

Quindi a parte alcuni settori funzionali in cui l’Italia è risultata in media, come percentuali di spesa pubblica rispetto al pil, agli altri paesi europei (considerando il gruppo di 15), in molti altri -seppure importanti per lo sviluppo di un paese e ancora di più perché questo sviluppo possa essere segnato intermini di sostenibilità ambientale e sociale - si trova già ora al di sotto di questa media. E sembra assai difficile, visto l’andamento del settore industriale, che emerge dall’altro rapporto Istat, che potranno esserci miglioramenti in futuro. A meno di scelte specifiche riguardo a dove indirizzare la spesa pubblica, che al momento sembrano però prendere una direzione diversa da quella auspicata e che si dimostrerebbe utile al paese.

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