[23/02/2009] Rifiuti

Commissione d´inchiesta sui rifiuti, repetita iuvant?

LIVORNO. Anche la XVI legislatura avrà la sua Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Arrivata a compimento dopo una discussione durata diversi mesi, la legge d’istituzione di questa commissione, di cui il primo presidente fu Massimo Scalia, è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale e quindi sarà presto operativa. A patto che si trovi l’accordo su chi la dovrà presiedere, tra i 24 parlamentari che ne faranno parte.

L´organismo avrà il compito di svolgere indagini per fare luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni coinvolte o collegate, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata sulla filiera, con un particolare riferimento alle associazioni di mafia e camorra, cui si applicano gli articoli 416 e 416-bis del codice penale.

Le indagini dovranno essere finalizzate anche ad individuare le connessioni tra le attività illecite nel settore dei rifiuti con altre attività economiche, con particolare riguardo al traffico dei rifiuti tra le diverse regioni d’Italia e verso altre nazioni.

Spetta poi alla Commissione il compito di verificare l´eventuale sussistenza di comportamenti illeciti da parte della pubblica amministrazione centrale e periferica e dei soggetti pubblici o privati operanti nella gestione del ciclo dei rifiuti, anche in riferimento alle modalità di gestione dei servizi di smaltimento da parte degli enti locali e ai relativi sistemi di affidamento.

Altro compito che le viene affidato è quello di svolgere un’azione di verifica sull´eventuale sussistenza di attività illecite relative ai siti inquinati nel territorio nazionale. Dovrà inoltre vigilare sulla corretta attuazione della normativa in materia di gestione dei rifiuti pericolosi e della loro puntuale e precisa caratterizzazione e classificazione e svolgere indagini per accertare eventuali illegalità connesse a tale gestione.

La Commissione potrà procedere alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell´autorità giudiziaria e dovrà riferire al Parlamento con cadenza annuale e, comunque, al termine dei suoi lavori; le relazioni potranno anche essere generali e presentate ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità.

Dalla prima Commissione istituita nel 1997 e presieduta da Scalia, praticamente ogni legislatura ha nominato una tale commissione, segno da una parte che ancora è molto il lavoro da fare, in particolare sul settore dei rifiuti industriali, dall’altro che a fronte di quanto è emerso dalle indagini condotte nelle legislature precedenti non si è operato poi (o non lo si è fatto nella misura giusta) nella direzione utile a dare gli strumenti necessari alla filiera della gestione dei rifiuti e a chi ne deve operare i controlli, per uscire dalle tante zone d’ombra che ancora la caratterizzano.

Il traffico illecito dei rifiuti e la presenza di fenomeni d’illegalità nel ciclo di gestione è infatti un problema del tutto reale, come è testimoniato anche dai continui interventi svolti dalle forze dell’ordine. Ma è velleitario pensare di risolvere il problema agendo solo con interventi di repressione, seppur necessari laddove si riscontra illegalità.

A fianco questi, su cui è corretto intervenire anche con un inasprimento delle pene adeguando l’attuale ordinamento e inserendo i delitti ambientali nel Codice penale, sarebbe infatti assolutamente necessario far tesoro delle risultanze delle indagini della Commissione d’inchiesta, così come dei dati che si rilevano su scala di molte regioni. E quindi dare forza alla chiusura dei cicli di gestione dei rifiuti, ed in particolare a quelli che provengono dal sistema produttivo.

Questo si può fare agendo sia dal lato delle certezza delle norme, che invece subiscono un continuo rimaneggiamento che dà alibi ai sistemi inerziali, sia agendo dal lato delle pianificazioni, facendo sì che queste vengano intanto portate a termine ma soprattutto che vengano realizzate le previsioni in esse contenute. In altre parole rompendo il circuito vizioso che in assenza di risposte concrete al sistema lo fa andare verso la deriva dell’illegalità.

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