[23/02/2009] Comunicati

Le emissioni Usa di CO2 sulle mappe di Google Earth

FIRENZE. «Progetto Vulcano». E’ questo il suggestivo nome dato ad uno studio iniziato nell’aprile 2007 per la mappatura di tutte le fonti di emissione diretta di CO2 presenti sul suolo statunitense. I dati, provenienti da Nasa, Epa e dipartimento per l’energia del governo degli Stati uniti, sono stati recentemente integrati in un’applicazione del popolare programma Google Earth da un gruppo di ricercatori della Purdue university (Indiana).

Le mappe ora disponibili consentono di monitorare le emissioni carboniche (di industrie, centrali energetiche, traffico veicolare e aree residenziali/commerciali) osservando su Google Earth la loro variazione temporale (ad intervalli di un’ora), la loro distribuzione sul territorio statunitense, e anche il tipo di carburante (tra 48 diversi) la cui combustione genera l’emissione attiva in atmosfera del diossido.

Secondo Kevin Gurney della Purdue university, coordinatore del progetto, la sovrapposizione dei dati del progetto Vulcan sulle mappe di Google «porterà queste informazioni nel salotto di chiunque possieda una connessione internet. Da una prospettiva sociale, Vulcan fornisce una descrizione di come (e quando) la società influenzi il cambiamento climatico attraverso il diossido emesso dai combustibili fossili».

Gli utenti, ha proseguito Gurney, «potranno vedere il loro stato o la loro contea in relazione agli altri, e osservare quali aspetti delle attività economiche stanno guidando le emissioni», praticamente in tempo reale. La Nasa sostiene che lo strumento reso ora disponibile «fornirà nuove opportunità scientifiche per valutare la relazione tra le emissioni derivanti dai combustibili fossili e il clima atmosferico, e per calcolare quale variabilità futura e quali fenomeni estremi saranno causati» da questa relazione.

I dati e le mappe del progetto Vulcan e di Google Earth saranno d’ora in poi integrati con quelli provenienti dalle fonti “tradizionali”: misurazioni terrestri, aeree, satellitari, comprese sia quelle provenienti dal satellite Aqua (lanciato nel 2002, ma destinato in primis allo studio del ciclo idrico) sia quelle che dai prossimi giorni giungeranno dal nuovo satellite Oco, di cui parliamo oggi in un altro articolo di greenreport, che è esplicitamente dedicato allo studio della CO2 atmosferica e soprattutto al suo assorbimento da parte degli oceani e dei “sink” terrestri, aspetto che ancora deve essere in buona parte approfondito. I ricercatori passeranno adesso alla seconda fase del progetto Vulcano, il cui obiettivo sarà la produzione di mappe analoghe a quelle ora disponibili per gli Usa, ma relative a Messico e Canada.

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