[27/02/2009] Comunicati

No global governance? No sustainability!

LIVORNO. Obama can. Lo ha dimostrato in questi suoi primi giorni di presidenza. Obama fa quello che dice. Con mediazioni certo, è un politico, non un dittatore, ma i punti cardine del programma non li cambia: intanto tasse ai ricchi per allargare la sanità pubblica, Un’azione di governo di sinistra negli Usa. Obama è il faro in questo momento anche dell’Europa perché in giro non c’è niente di meglio, perché nessuno punta sulla green economy come lui, nessuno punta a un modello di economia più sostenibile ambientalmente e socialmente di quello che ha in mente il 44° inquilino della Casa Bianca. Per fortuna, dunque, almeno lui c’è, ma per far fronte alla crisi globale non basta l’uomo solo al comando.

Lo abbiamo detto tante volte, per far fronte a una crisi globale serve un governo globale e un capitano coraggioso, illuminato e progressista è molto (pensiamo solo se avesse vinto Mc Cain....) ma non abbastanza. Oggi anche il Sole24Ore spende un’intera pagina per affrontare questo nodo sottolineato anche da Papa Ratzinger: «Sarà necessaria una revisione o una vera e propria rifondazione del sistema delle istituzioni economiche e finanziare internazionali».

Persino Tremonti guardando al prossimo G8 sostiene che c’è un problema di asimmetrie: «C’è uno squilibrio tra il mercato globale e le istituzioni che restano locali». E in queste condizioni si arriverà anche al G20 perché se anche in molti, vedi pure Richard Psner dell’Università di Chicago, danno il loro ‘assenso’ a un «nuovo global standard», restano ancora in piedi almeno tre questioni irrisolte: chi fa le regole; chi le fa rispettare; quali sono le sanzioni per chi non le rispetta.

E dal nostro punto di vista manca proprio un sostegno forte all’idea della Merkel di creare un consiglio economico dell´Onu basato sulla sostenibilità dello sviluppo. La politica, proprio nel momento in cui è chiamata in causa a gran voce da tutti, è di fatto in una situazione di impasse, dove alla crisi globale si risponde a chiacchiere globalmente e nei fatti localmente.
Obama compreso, anche se con una direzione più chiara e netta rispetto a tutti gli altri.

In questa situazione c’è il forte rischio di arrivare al G20 e affermare pure lì che servono regole e standard globali ma senza sapere da dove si comincia e quando. Mentre la variabile tempo (insieme a quella della direzione) è sempre più decisiva rispetto alle dinamiche rotolanti della crisi.

L’Italia disperata e disperante nel frattempo gioca a dire che sta meglio degli altri Stati (vero solo in parte e per quella parte è perché stava peggio prima!), stringe improbabili accordi sul nucleare mentre mette di nuovo i soldi su Ponte dello Stretto, e vota all’unanimità (alla Camera) una mozione sullo sviluppo sostenibile. Il governo contraddittorio e delle contraddizioni – vedi Cappellacci fedelissimo di Berlusconi che nella sua Sardegna è pronto a morire prima di farci realizzare una centrale atomica – non viene sbugiardato però dall’opposizione, vera disinnescatrice delle bombe che dovrebbero esplodere nella maggioranza, e che dilaniano invece quel che resta della sinistra. Un record anche questo.

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