[27/02/2009] Energia

Ucraina – Russia, la guerra energetica non vale per il nucleare...

LIVORNO. Secondo quanto scriveva il 25 febbraio Kommersant, citando fonti molto vicine a Gazprom, il gigante gasiero russo potrebbe nuovamente ridurre le sue forniture all’Ucraina, visto che il debito di Kiev è già arrivato a 400 milioni di dollari.
Il 24 febbraio, durante una riunione del Consiglio di amministrazione di Gazprom, il direttore finanziario della compagnia russa, Andreï Krouglov, avrebbe minacciato l’Ucraina: «Se i 400 milioni di dollari di non pagato non perverranno entro il 7 marzo, saremo di nuovo costretti a chiudere il gas all’Ucraina a partire dell’8 marzo».

Si delinea quindi una nuova crisi del gas come quella che a gennaio, per due settimane, bloccò il transito del gas russo verso L’ue attraverso l’Ucraina.

La settimana scorsa il gruppo ucraino Naftogaz ha riconosciuto di aver accumulato fatture non pagate a Gazprom a causa del debito delle società di riscaldamento municipali che raggiunge i 552 milioni di dollari. Una crisi che sembra avvitarsi su se stessa, con Noftogaz che è vicina al crollo e che potrebbe essere salvata probabilmente solo da crediti forniti dalle banche pubbliche ucraine che, anche loro, non sembrano in grado di resistere alla crisi economica globale che sta affibbiando fendenti terribili ai Paesi dell’ex Urss.

Ma la guerra del gas che potrebbe bussare ancora alle porte non sembra interessare un altro comparto energetico che lega con l’antico cordone ombelicale di Cernobyl i destini di Russia ed Ucraina. Il Gruppo russo Tvel e la società ucraina Energoatom hanno firmato oggi contratti per la fornitura di combustibile nucleare russo alle vetuste centrali nucleari ucraine di fabbricazione sovietica.

Un rappresentante di Tvel ha detto a Ria-Novosti che «Una parte di questo combustibile potrebbe essere prodotto a partire dall’uranio ucraino. Le due società progettano di concludere prossimamente un accordo a lungo termine per la fornitura di combustibile russo per il periodo che si estenderà al di là del 2010».

Intanto i russi stanno cercando di fare le scarpe a Sarkozy nei Paesi arabi, senza stare a fare tanto gli schizzinosi sul tipo di generazione di energia atomica messa in vendita. Ieri ad Amman, Russia e Giordania hanno firmato un accordo di cooperazione nucleare che prevede la costruzione di una centrale nucleare, di un impianto di dissalazione dell’acqua di mare, di centri di ricerca e di formazione di fisici nucleari giordani.

L’accordo, firmato dal vice-presidente della Commissione per l’energia atomica della Giordania, Kamal Araj, e dal direttore generale di Rosatom, Nikolai Spasski. Permette anche a Mosca ed Amman di intensificare la loro cooperazione per la produzione e l’utilizzo di materie fissili.

Il regno hascemita della Giordania ha i suoi poveri piedi in molte scarpe nucleari: ha già firmato accordi sul nucleare civile con Usa, Francia, Canada, Corea del sud e pensa di firmarne altri con la Romania e la Gran Bretagna. Più che una strategia sembra la trasformazione del Paese in una specie di suk nucleare medio-orientale, alla ricerca della migliore offerta, magari scambiando i grandi investimenti nucleari con la possibilità di piazzarsi in un Paese arabo stranamente senza gas e petrolio, ma che si trova nel cuore dell’area più calda del pianeta, tra Palestina ed Israele, Iraq e Siria, ad un tiro di schioppo dall’Iran e affacciato su una striscia dl mar Rosso.

Quel che è strano (ma non troppo) è che alla Giordania venga permesso di giocare sullo stesso rischioso tavolo nucleare che sembra vietato agli altri Paesi dell’area.

Solo ieri il rappresentante iraniano all’Onu, Mohammad Khazaee, ha respinto come «senza fondamento e assurde» le parole pronunciate, durante la sessione di apertura del Consiglio di sicurezza sull’Iraq, dall’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, che ha detto che gli Stati Uniti «Cercheranno di mettere fine all’ambizione dell’Iran di acquisire una capacità nucleare illecita ed al suo sostegno al terrorismo». La Rice ha anche detto che l’amministrazione Obama ha l’obiettivo di incoraggiare l´Iran e la Siria a diventare dei «protagonisti regionali costruttivi».

Khazaee ha scritto al Consiglio di sicurezza: «E’ deplorevole che il Consiglio di sicurezza debba ancora una volta ascoltare accuse infondate contro la Repubblica islamica dell’Iran dalla rappresentante degli Stati Uniti (…) Nonostante le affermazioni fatte dalla rappresentante americana, programma nucleare dell’Iran è stato, è e sarà assolutamente pacifico, e l´Iran non ha mai cercato, né cercherà di acquisire armi nucleari».

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