[02/03/2009] Consumo

Emoziona di più uno smartphone nuovo o uno in discarica?

LIVORNO. “L’immondizia ci assedia, è in orbita sopra di noi, ricopre gli oceani. Eppure come rimedio anticrisi sarà premiato chi butta via l’auto o gli elettrodomestici”. Nella sua provocatoriamente ingenua superficialità, il sommarietto che apre l’inserto domenicale di Repubblica di ieri, dedicato ai rottami, fotografa bene il paradosso della società contemporanea che come la più ingenua delle città di Calvino, ogni giorno rifà se stessa, “ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio. (…) più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per fare posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono godere delle cose nuove e diverse o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità”.

Allontanare appunto, ma difficilmente mondarsi, visto che già oggi la carring capacity del pianeta terra di ricevere e rigenerare i propri scarti è stata abbondantemente superata dalla mole di rifiuti che produciamo, e che continuiamo a produrre, è bene essere chiari, anche in questa fase di rallentamento dell’economia. La tecnologia che per anni è stata immolata come soluzione che ci avrebbe salvato ha dimostrato i suoi limiti fisici, ben dimostrati dall’ormai classico esempio della lattina che un tempo conteneva tot grammi di acciaio e che oggi ne contiene appena un decimo, solo che nel frattempo la produzione di cibo in scatola e di lattine quindi, è aumentata magari di 100 volte.

La tecnologia, l’innovazione di prodotto e di processo, il design (anche quello for environment) è servito e serve ancora oggi a vendere di più, come dimostra l’istantanea del settore hi tech fotografata dal direttore generale di Euronics su Affari & Finanza di oggi: tirano i prodotti con una forte componente di innovazione, basta pensare al boom degli smartphone (+145%) che hanno coperto il crollo del 15% dei cellulari, videogiochi e consolle (+26%), fotocamere digitali (+32%). Ecco spiegata la scelta di Euroinics (ma i competitor sono ovviamente sulla stessa linea) di giocare fino in fondo la carta dell’innovazione di prodotto, come conferma anche la decisione di spingere nei prossimi mesi sul Blue Ray, la nuova tecnologia che accelera l’alta definizione tv.

Vale forse la pena di ricordare di sfuggita che mentre Repubblica destina 3 pagine del suo domenicale ai rifiuti che stanno invadendo il pianeta, il giorno dopo il suo dorso economico non si pone minimamente il problema quando deve evidenziare la bontà della tecnologia che permette di vendere nonostante la crisi e nonostante il fatto che a ogni smartphone corrisponderà probabilmente un cellulare che se va bene (ma l´allarme lanciato oggi sulla crisi del mercato del riciclo non fa ben sperare, vedi articolo sotto) sarà smontato e per alcune parti riciclato (non a gratis, e non a rifiuti zero, perché degli scarti vi saranno comunque), se va male finirà su una carretta dei mari che lo sverserà al fine del suo viaggio su una spiaggia africana insieme a tonnellate di altri rifiuti dei paesi sviluppati.

Ancor più significative le performance dei consumifici chiamati outlet che sono spuntati come funghi un po’ in tutta la penisola: Il Fidenza Village ha chiuso il 2008 con +30% di fatturato, +14% di vendite e +15% di presenze, ma anche il gruppo McArthurGlen ah avuto un 2008 da sogno (anzi, da previsione: outlet di Serravalle +12%, Castel Romano +8%, Barberino +10%) così come Vicolungo Outlets (+50%). Ma in che rapporto stanno questi dati con la crisi, con i migliaia di cassaintegrati e di licenziati, con il classico ‘non arrivo a fine mese’ e con le social card? Con le banche da nazionalizzare e il deficit da socializzare? Forse la risposta la danno gli stessi manager di questi conmsumifici: «La vendita è un’esperienza che va oltre l’acquisto. Si nutre di desiderio ma anche di territorialità – spiega Annamaria Tartaglia, direttore marketing di Fidenza village - All’interno della nostra struttura c’è un ufficio di informazioni turistiche che si occupa di ‘gestire’ il traffico di chi viaggia verso di noi (chissà perché quest’immagine mi fa venire in mente un pastore col suo gregge, ndr), perché lo shopping si nutre di contorno ed emozioni e il passaparola è l’arma di marketing più infallibile».

Insomma: capire tu non puoi, povero consumatore ingenuo e ignaro, però tu chiamale, se vuoi, emozioni.

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