[05/03/2009] Energia

Zaccheo (An) sindaco di Latina: «Nucleare? Sì, ma non qui...»

LIVORNO. L’annuncio dell’accordo siglato tra Berlusconi e Sarkozy della volontà di costruire presto in Italia quattro centrali nucleari, cui se ne dovrebbero aggiungere altre per ottenere il 25% della produzione di energia elettrica, ha dato seguito ad una serie di dichiarazioni di disponibilità condizionata o di assoluta contrarietà da parte di molti enti locali e regionali a diventare sito prescelto. Oggi è la volta del sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo (Nella foto) che pur appartenendo alla stessa maggioranza di governo, fa sapere che «Latina ha già dato».

In effetti il territorio pontino ha ospitato- ed ancora sono presenti -due siti di centrali nucleari: Borgo Sabotino nel capoluogo e la centrale del Garigliano. Tanto che il litorale, dice il sindaco è «stato compromesso dal sito e la costa rovinata dal lungo pontile che attraversa il mare e necessario per il raffreddamento del nucleo».

«Sono convinto- ha spiegato l´ex parlamentare di Alleanza nazionale Zaccheo- che la posizione del Governo sia giusta ma bisogna valutare le esigenze dei singoli territori». Le esigenze dei territori, così come la necessità di valutare l’accettabilità sociale non potranno infatti essere trascurati sia per la definizione dei siti dove costruire ex novo le centrali nucleari, se mai il Governo riuscirà nel suo proposito, come per ospitare – e questa è comunque cosa necessaria da fare a prescindere delle scelte future- il deposito delle scorie radioattive per l’eredità del nucleare passato. In Italia infatti ancora deve essere completata l’operazione di decostruzione delle quattro centrali chiuse a seguito del pronunciamento popolare del 1987 e ancora non è stato individuato un sito che abbia, intanto le caratteristiche idonei a poter divenire un deposito geologico ( e quindi definitivo) per le scorie ad alta attività e a lunga vita, e poi, il necessario consenso della popolazione ad ospitarlo per le centinaia di anni necessari a far decadere la radioattività.

Del resto questa è pratica non ancora risolta da nessun paese che ancora produce e che investe nell’energia atomica. Nemmeno la vicina Francia, che nonostante abbia sul territorio ben 58 reattori suddivisi in 19 siti e che sembra abbia (almeno localmente) risolto il problema del conflitto sociale, grazie ad una serie di misure che vanno dal contributo ad una grossa fetta della fiscalità locale da parte delle aziende produttrici, a garantire un livello occupazionale stabile e ad un processo di trasparenza sui dati dei monitoraggi ambientali e sulle misure di sicurezza, che vengono assolti con la presenza di Comitati locali di informazione che hanno come compito proprio quello di valutare tutto ciò che avviene attorno e dentro una centrale.

Misure sufficienti a garantire la tranquillità sociale a convivere a fianco ad un reattore ma non altrettanto a suscitare la disponibilità ad accogliere il sito di deposito permanente.
E infatti uno dei problemi non risolti della produzione di energia nucleare è proprio quello delle scorie, e in particolare quelle originate dai residui di combustibile, che ancora oggi nella maggior parte dei casi viene stoccato in depositi di superficie vicino alle stesse centrali dove è stato utilizzato. Gran parte di questo mix di isotopi di uranio potrebbe essere riutilizzato dopo aver subito il cosiddetto riprocessamento e la parte rappresentata da plutonio riutilizzata per ottenere il Mox, ovvero il mixed oil fuel, che è una miscela di uranio e plutonio che però ancora pochi reattori sono in grado di utilizzare: fra questi la centrale francese di seconda generazione Sant Laurent des eaux, uno dei quattro siti realizzati sulla Loira, che ha sperimentato questa miscela di combustibile. Ma che appunto non avrebbe il consenso della popolazione ad ospitare il sito definitivo di deposito, anche qualora vi fossero le condizioni adatte.

Torna all'archivio