[16/05/2006] Rifiuti

Artusa: «Acquisti verdi, fatti e non parole»

FIRENZE. «Una politica organica di gestione dei rifiuti deve prevedere anche misure per favorire il reinserimento dei rifiuti nel ciclo economico. E una di queste è la cosiddetta “spesa verde”, il green public procurement, cioè un sistema di acquisti di prodotti e servizi ambientalmente preferibili, grazie al loro impatto minore o ridotto sulla salute umana e sull´ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo». Così l’assessore all’ambiente Marino Artusa (nella foto) della Regione ha ribadito la propria posizione sulla riduzione dei rifiuti nel convegno svoltosi ieri a Palazzo Vecchio sul cambiamento del mercato fra nuova domanda e nuova offerta degli acquisti verdi.

Artusa ha ricordato che il settore degli approvvigionamenti pubblici nei paesi dell’Unione europea rappresenta oggi il 16% del Prodotto interno lordo. «Una politica pubblica di acquisti verdi – ha proseguito – può dare un forte contributo all’aumento della quota di rifiuti da avviare a riciclo o recupero, e alla riduzione della quantità e della tossicità dei rifiuti pericolosi. Gli acquisti che una pubblica amministrazione effettua riguardano infatti un ampio ventaglio di beni, che vanno dalla carta, ai computer, dai mobili alle apparecchiature elettriche per fare solo qualche esempio. Gli studi effettuati dimostrano anche che scegliere sulla base dell’analisi del ciclo di vita dei prodotti a minor impatto ambientale comporta una diminuzione dei costi energetici, delle emissioni, e dei costi di gestione dei rifiuti stessi, che si traduce in un risparmio anche per la pubblica amministrazione”.

Dopo l’approvazione del decreto ministeriale 203 del maggio 2003, che stabilisce che gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano almeno il 30% del fabbisogno annuale di manufatti con prodotti ottenuti da materiale riciclato, la Regione Toscana ha conferito all’Agenzia regione recupero risorse (Arrr) l’incarico di compilare un elenco dei destinatari regionali dell’obbligo introdotto dal decreto, insieme a uno studio per un database aggiornabile che consenta di monitorare l’adempimento di tale obbligo in tempo reale. Questa fase del lavoro è già conclusa, mentre è ancora in corso la parte relativa alla definizione dei fabbisogni attuali e futuri di prodotti riciclati e delle opportunità di offerta disponibili in Toscana. «Va sottolineato – ha detto ancora Artusa – che la Regione aveva già dato disposizioni, con l’art. 4 della legge regionale 25/1998, affinché gli enti pubblici e gli altri enti, istituti ed aziende soggette alla vigilanza impiegassero per le proprie necessità almeno il 40% di carta, cartoni e manufatti in plastica prodotti, integralmente o prevalentemente, da recupero di rifiuti».

Tra le altre azioni intraprese dalla Regione Toscana per favorire la prevenzione della produzione ed il recupero di materiali dai rifiuti vanno menzionati in primo luogo gli accordi volontari promossi in collaborazione con i vari componenti delle filiere di settore, e con Arrr, Arpat, Cispel e enti locali. Oltre agli accordi volontari sono stati promossi anche bandi di idee, aperti a soggetti pubblici e privati, con cui sono stati finanziati vari progetti, quali l’apertura di centri di interscambio, nonché azioni tese a incrementare l’uso di dispensatori di bevande in locali pubblici con distribuzione di contenitori riciclabili. I progetti ammessi a finanziamento regionale sugli accordi volontari e sui bandi di idee sono stati oltre 50 per un totale di investimenti nel periodo 2002-2005 che ammonta a oltre 5 milioni di Euro.

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