[09/03/2009] Energia

L’Iran: pronti a colpire le centrali nucleari israeliane

LIVORNO. Il network televisivo iraniano Press TV ha detto che la Repubblica islamica sta procedendo al test di un missile balistico a lunga gittata. Un annuncio che cade proprio nel momento in cui gli sforzi internazionali per far calare la tensione tra Teheran e l’Occidente sul programma nucleare iraniano sembravano aver subito un nuovo slancio diplomatico.

Mentre in Israele si sta formando un governo di destra che non nasconde la voglia di bombardare la nuova centrale nucleare iraniana di Buchehr (appena terminata dai russi) prima che entri in funzione quest’estate, il comandante dei Guardiani della Rivoluzione islamica, il potente ed onnipresente gruppo armato al servizio degli ayatollah, Mohammad Ali Jafari, manda a dire che «Tutti i siti nucleari in ognuna delle parti della terra occupata dal regime sionista sono alla portata dei missili iraniani».

Uno scenario di guerra che si ciba di irriducibili integralismi e che punta direttamente alle centrali nucleari costruite ed in costruzione nei due Paesi, che fa impallidire per gravità il conflitto israelo-palestinese e le due guerre del Golfo, sia per gli effetti che potrebbe avere sulle popolazioni medio-orientali che per l’intero pianeta ed i suoi già precari equilibri geopolitici.

Intanto, secondo quanto ha detto il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki in un´intervista concessa a una televisione serba e citata dall´agenzia Irna «L´Iran non ha ancora deciso se partecipare o no alla riunione ministeriale che l´Italia, in qualità di presidente del G8, intende organizzare nei prossimi mesi per discutere della questione dell´Afghanistan, a cui ha invitato anche la Repubblica Islamica dell´Iran».

Durante la sua visita a Belgrado, Mottaki ha criticato duramente «il comportamento di alcuni Paesi presenti in Afghanistan che non hanno saputo creare le condizioni di sicurezza necessarie e combattere con efficacia le coltivazioni e il traffico di stupefacenti».

Il suo portavoce Gholam Hossein Elham ha detto all’Irna: «Gli Stati Uniti e le potenze globali si sono resi conto che le questioni dell´Afghanistan non possono essere risolte senza il coinvolgimento della Repubblica Islamica. Ci devono inviare una richiesta di partecipazione. Quando questo avverà, la esamineremo con l´approccio che ci rende pronti a offrire qualsiasi aiuto per l´Afghanistan».

E Mottaki ha spiegato alla Tv serba: «Non sto dicendo che non vi parteciperemo ma che stiamo considerando se parteciparvi. La nostra strategia è quella di riportare la pace e la stabilità in Afghanistan».

Secondo l´agenzia iraniana Fars, il ministro degli Esteri iraniano ha criticato «il comportamento e la decisione frettolosa da parte del collega italiano, Franco Frattini, di rinviare la sua visita in Afganistan e Iran». Mottaki afferma «di non essere a conoscenza dei motivi che hanno spinto il titolare della Farnesina ad annullare il viaggio, previsto per martedì e mercoledì. Frattini stava seguendo la questione dell´Afghanistan dopo un contatto con le autorità iraniane. Noi gli avevamo suggerito quali passi concreti dovevano intraprendere se volevano affrontare seriamente i problemi dell´Afghanistan. Speriamo che prestino attenzione a questi consigli».

L’Iran pare intenzionato a sfruttare la finestra diplomatica appena socchiusasi senza fare concessioni: l’Irana riporta quanto ha detto Alaeddin Boroujerdi, presidente della Commissione esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, in un incontro con la stampa all´ambasciata iraniana di Berlino, alla vigilia della conferenza Nato-Onu sull´Afghanistan iniziata nella capitale tedesca: «Con l´aumento di truppe Nato aumenterà il terrorismo. L´Iran non permetterà alla Nato di usare il suo territorio per il transito di equipaggiamenti diretti all´Afghanistan. L´Iran non intende diventare un ponte logistico della Nato per l´Afghanistan». Nessuno spazio quindi per una presenza militare Nato in Iran o per il transito di armi e truppe destinate all’Afghanistan attraverso il suo territorio, anzi, «l´alleanza militare occidentale non può assolutamente mirare a una presenza permanente in Afghanistan». Il parlamentare iraniano ha chiesto alla Nato una “exit strategy” e secondo Boroujerdi «l´aumento progressivo e continuo del contingente internazionale in Afghanistan porterà soltanto a più estremismo e terrorismo».

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