[09/03/2009] Parchi

Navigazione difficile per la nuova legge regionale sui parchi

LIVORNO. Che la nuova legge regionale toscana sui parchi e le aree protette procedesse a passo di lumaca abbiamo già avuto modo di dirlo in diverse occasioni. E’ vero che la lentezza in sé non è sempre e inevitabilmente un brutto segno. Lo è però se alla base ci sono resistenze e incertezze sull’approdo. E in questo caso ce ne sono e di non trascurabili.

Qualche giorno fa a Castelnuovo Garfagnana la nuova bozza della legge è stata discussa in un incontro dei parchi toscani promosso dal Coordinamento regionale di Federparchi. E lì abbiamo avuto la conferma che su alcune questioni di fondo le cose non girano ancora nel verso giusto.

In soldoni: i parchi regionali non vengono inseriti a tutti gli effetti e con la forza della loro ‘specialità’ che gli deriva dal disporre di strumenti ‘sovraordinati’ a tutte le politiche di settore, nella pianificazione regionale.

Non lo erano nella legge n.1 del 2005 e continuano ad esserne praticamente esclusi nel Pit e dalla schede sul paesaggio che l’accompagnano i cui 37 ambiti paesistici ignorano la perimetrazione dei parchi essendo modellati su discutibili criteri paesaggistici.
Se si aggiunge a questo –che già non è poco- che il nuovo Codice dei beni culturali penalizza fortemente i piani dei parchi senza che la regione abbia finora mostrato la consapevolezza necessaria sulle sue conseguenze specie per i parchi e del tipo di risposta più efficace da dare le ragioni della nostra preoccupazione appaiono assolutamente fondate.

Tutto ciò -va detto- sorprende non poco specialmente se si considera che negli ultimi tempi ad essere state maggiormente colpite e penalizzate sono state la legge 183 sui bacini idrografici e la legge 394 sui parchi che avevano introdotto nella tradizionale filiera pianificatoria due innovazioni importantissime e cioè strumenti di programmazione ambientale non a carattere settoriale e non vincolati ai confini amministrativi regionali, provinciali e comunali.

Proprio nel momento quindi in cui lo stato centrale –senza reazioni degne di nota- manomette queste due leggi fondamentali la legge sui parchi non punta nella misura e con la determinazione necessaria ad avvalersene pienamente e bene ai fini di un più efficace governo del territorio regionale.

Sta qui il punto debole della nuova legge che il Coordinamento toscano dei parchi segnalerà –come già hanno fatto Anci,Uuncem,Upi e Legautononie toscane- al presidente Martini perché se ne faccia sollecitamente carico.
Mai come in questo momento regioni come la Toscana sono state chiamate ad un ruolo nazionale in un campo messo a soqquadro da politiche nazionali gravi e sconclusionate come confermano anche le ultime uscite del ministero dell’ambiente che ha ripreso imperterrito a commissariare i parchi nazionali.

E la risposta più efficace sta nel varare presto e bene una nuova legge regionale che esalti e non mortifichi il ruolo dei parchi regionali e delle altre aree protette. Stupisce e delude, infatti, che vi siano uffici che mentre sembrano dediti a complicare e moltiplicare–tanto per fare un esempio- i passaggi e i controlli dei piani- si trastullino, a più di 30 anni dalla istituzione dei parchi regionali in Toscana, sulla loro autonomia e il loro ‘posto’ in una filiera istituzionale che senza i ruoli dei piani ‘sovraordinati’ e speciali dei parchi è risultata e risulterebbe monca
e rattrappita. La pianificazione oggi non comincia e non finisce con l’urbanistica.

Siamo certi che la giunta regionale prima e il consiglio regionale dopo non vorranno deludere le aspettative non soltanto dei nostri parchi e sapranno evitare errori che farebbero preferire la non approvazione della legge.

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