[09/03/2009] Parchi

Porti e tartarughe possono convivere? Ci provano in India

LIVORNO. All’eterna domanda “si può trovare un equilibrio tra ambiente e sviluppo?” si sta cercando di dare una risposta in India, discutendo del progetto del porto di Dhamra, nell’Orissa, che potrebbe dare un colpo gravissimo alla popolazione di tartaruga olivastra (Lepidochelys olivacea - chiamata anche bastarda), un rettile marino inserito come “vulnerabile” nella Lista Rossa dell’Iucn delle specie minacciate di estinzione.
La costa a sud di Port Dhamra è uno dei più grandi siti di nidificazione del mondo delle tartarughe olivastre.
Durante un workshop sul Dhamra Port project, Roderic Mast, co.presidente dal Marine turtle specialist group dell’Iucn e vice president di Conservation International, ha detto: «Questa è un’area assolutamente unica e speciale, un monumento naturale importante a livello mondiale, e non solo per le tartarughe marine, ma anche per cavallucci marini, granchi, mangrovie, uccelli ed altro. Da quello che abbiamo sentito oggi, la zona è abbastanza importante da poter essere dichiarata Patrimonio Mondiale dell´Umanità».

La consulenza ambientale dell’Iucn è stata richiesta dalla Dhamra Port Company Ltd, una joint venture tra Tata Steel, Larsen e Toubro, per capire in che modo mitigare l´impatto del progetto di mega-porto sulle tartarughe. «L’Orissa è uno stato povero, ma ricco di risorse naturali – ha spiegato Upendra Nath Behera, del Forest & Environment Department del governo dell’Orissa - Il porto e altri progetti sono necessari per il suo sviluppo economico. Ma in Orissa abbiamo anche una ricca biodiversità, come le tartarughe olivastre, le mangrovie ed altra fauna e flora. Abbiamo bisogno di farci domande e ricevere suggerimenti, fino a trovare un delicato equilibrio tra l´ambiente e lo sviluppo».

I partecipanti al workshop hanno discusso come garantire la sicurezza a lungo termine per le tartarughe olivastre e gli ecosistemi dai quali dipendono. «Alla fine, il porto sarà consegnato al governo dell’Orissa – ha detto Aban Marker Kabraji, direttore regionale dell’Iucn per l’Asia – Perciò, un forte piano di gestione ambientale è obbligatorio. L’Iucn vuole utilizzare la tartaruga marina come specie indicatore in questo ecosistema, ma l´ecologia dell’area è fondamentale».

La Dhamra Port Company sta attuando alcune importanti raccomandazioni dell’Iucn, compreso l’utilizzo di protezioni per impedire che le tartarughe vengano inghiottite dalle draghe, impianti di illuminazione per impedire il disturbo luminoso per le tartarughe nidificanti e per i piccoli usciti dai nidi che rischiano di rimanere disorientati dalle luci dei cantieri (e poi del porto) durante il loro tragitto dalla spiaggia al mare.

La più grave minaccia per le popolazioni tartaruga resta però la pesca a strascico, che troppo spesso cattura accidentalmente i rettili marini, cosa che potrebbe essere evitata con l’utilizzo di reti munite di “Turtle Excluder Devices”, ma per il loro utilizzo c’è ancora molto lavoro da fare per convincere i pescatori. L’Iucn chiede anche più impegno e risorse per capire per capire meglio i modelli di migrazione e nidificazione delle tartarughe olivastre.

Tutte le raccomandazioni emerse dal workshop saranno incluse in un Piano di gestione ambientale per il porto. Ma B C Choudhary, del Wildlife institute of India e ricercatore del Marine turtle specialist group, fa notare che «Quello di Dhamra è solo uno dei porti della zona. La Dhamra Port Company deve dialogare con gli altri porti e gli altri settori dello sviluppo su come possano trovare una soluzione di vasta portata e con un impatto maggiore sulla biodiversità e degli habitat costieri e non solo per le tartarughe marine».

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