[10/03/2009] Comunicati

Alier a greenreport: «La crisi è opportunità per verificare la decrescita felice»

LIVORNO. Lei sostiene che oggi “Il sistema finanziario deve avere regole diverse da quelle attuali. In Europa e negli USA quello che è nuovo non è dunque il keynesismo e nemmeno il Keynes verde. Il nuovo è rappresentato dal movimento sociale per la decrescita sostenibile”. Chi dovrebbe dettare le nuove regole e chi controllarne il rispetto (e se del caso applicare sanzioni)?
«Il keynesismo verde è un’idea nuova. Keynes era a favore dell’aumento della spesa pubblica in caso di crisi a causa della mancanza di domanda . Lui diceva che quando l’investimento privato diminuisce per paura delle imprese di perdere capitale e quando al tempo stesso vi è una capacità produttiva inutilizzata e disoccupazione, lo Stato deve fare investimenti per uscire dalla crisi. Al contrario, la Destra diceva che il mercato risolve tutto, che si doveva aspettare che con la disoccupazione i salari diminuissero fino ad un punto di equilibrio che spingesse le imprese ad offrire più opportunità di lavoro. Per Keynes, la diminuzione dei salari rappresentava una disgrazia. Ma Keynes non parlò di come dovevano essere gli investimenti pubblici. Quindi, quando ora si parla di keynesismo verde, o di Green New Deal, cioè di un New Deal verde, si vuole dire che questi investimenti devono promuovere le energie rinnovabili, il sistema dei trasporti pubblici, il miglioramento delle abitazioni, l’agricoltura biologica. Non sappiamo se questo sarebbe piaciuto a Keynes ma pensiamo di sì. Il suo problema, tuttavia, non era l’ecologia né la scarsità di petrolio o il cambiamento climatico e neppure la crescita economica su larga scala. Il suo problema era la crisi del 1929.

Oggi la crisi è arrivata perché il petrolio e altri beni di consumo sono aumentati molto di prezzo fino a luglio 2008. Nella crisi del 1929 i beni di consumo diminuirono di prezzo già nel 1925, ora il prezzo delle azioni delle imprese e delle banche ha iniziato a scendere a gennaio 2008 ma il prezzo del petrolio, del ferro, dell’alluminio…e degli alimenti ha continuato ad aumentare fino a luglio 2008. Per questo motivo la Banca Europea ha mantenuto gli interessi alti fino ad ottobre 2008, per frenare l’inflazione, anche se così facendo ha aggravato la crisi.

La crisi è arrivata perché è diminuita la vendita di automobili in USA a causa del prezzo del petrolio. Ed anche perché si era creata una grande quantità di debiti finanziari impossibili da pagare. Le banche hanno all’attivo i debiti che le famiglie gravate da ipoteche ed altri debitori devono loro. Molti di questi debiti non saranno mai pagati, è meglio cancellarli. E neppure si potrà pagare tutto il debito pubblico che esiste.

Come diceva Frederick Soddy, l’economia ha tre livelli, tre livelli che devono essere in proporzione tra loro. Il livello della finanza rappresentato dalla “ricchezza virtuale”, sono debiti che crescono esponenzialmente, non è ricchezza reale. A livello inferiore c’è la ricchezza reale , l’economia produttiva che non può crescere tanto da coprire i debiti. Inoltre, alla base c’è un altro livello, lo scantinato o sala macchine, l’economia reale-reale , l’economia dell’energia e dei flussi di materia, che cresce appena o non cresce affatto. Al contrario, gli stocks di carbone e di petrolio diminuiscono. La capacità dell’atmosfera di assorbire diossido di carbonio non può aumentare. Non possiamo dimenticarci di questa economia reale-reale».

Destra e sinistra, storicamente, si sono contraddistinte, l’una per perseguire una crescita economica con meno vincoli possibili per l’impresa e il mercato, l’altra per perseguire una crescita economica orientata secondo progetti e una più giusta redistribuzione della ricchezza. Sia per l’una che per l’altra, la crescita economica è stata un obiettivo indiscutibile e intoccabile: cosa pensa del fatto che da qualche tempo e su entrambi gli schieramenti, comincia a essere messo in discussione sia il concetto che la prassi della crescita?
«Dal punto di vista ecologico (dalla discussione di Otto Neurath contro Von Mises e Hayek a Vienna nel 1920) si è detto a ragione, come già scrisse K.W. Kapp nel 1950 (in “The Social Costs of Business Enterprise”), che il mercato non dà valore al futuro né ai danni che l’economia umana causa ad altre specie. Questo è certamente così. Con la crisi stiamo assistendo alla “seconda morte di Friedrich von Hayek” che era resuscitato negli anni di Ronald Regan e Margaret Thatcher.

Per quanto riguarda la Sinistra, è vero che è stata a favore della crescita economica indotta dallo Stato. Tuttavia, ricordiamoci che lo stesso Marx parlò di “metabolismo della società”, ovvero che l’economia dipende (come Liebig aveva spiegato per l’agricoltura) dall’entrata e dall’uscita di materia e anche dall’entrata di energia. Certamente l’energia non si può riciclare, si usa e si consuma. Questo è ciò che dice la legge dell’entropia. Su questo concetto Nicholas Georgescu-Roegen, già nel 1979, aveva pubblicato una selezione di testi in francese, tradotti da Jacques Grinevald, dal titolo “Demain la Decroissance”. La Sinistra marxista ebbe bisogno di molto tempo per accettare questo concetto anche se in Italia Giorgio Nebbia e Enzo Tiezzi, facevano parte di questa Sinistra e sono tra i primi economisti attenti all’ecologia in Europa. Dalla sua parte, la Sinistra social-democtratica europea si consolò per 20 anni con il Rapporto Brundtland del 1987, prodigo di argomentazioni come sviluppo sostenibile, eco-efficienza , modernizzazione ecologica».

La decrescita allude a una riduzione complessiva dei flussi di materia e di energia, ma presuppone comunque l’aumento – e non certo una riduzione del benessere sociale. Non pensa che le attuali crisi globali (ambientale,economica, finanziaria) dimostrino quanto meno che può esistere una decrescita infelice?
«Mi sembra che l’attuale decrescita economica (del 2 o 3% in Europa nel 2009) offra una buona opportunità pratica. Mi sembra positivo che l’economia di India e Cina crescano. Ci sono tante persone molto povere nel mondo. La crescita all’inizio aggrava la povertà, tutti questi contadini e persone delle tribù indigene che in India perdono la loro terra a causa delle industrie e delle mine! Tuttavia, se la crescita continua, come in Italia e in Spagna dal 1950-1960 fino ad oggi, le persone vivono meglio. Però, per quale motivo voler superare i 25.000 euro di entrate all’anno per persona? Questa crescita implica, come Lei afferma, più materia, più energia, più rischi per l’ambiente e per la salute (come accade con l’energia nucleare). Quindi, quando ora ci accorgiamo (come in Spagna) che la decrescita porta ad una diminuzione importante delle emissioni di diossido di carbonio, ad un freno alla distruzione delle coste e di altri paesaggi incantevoli, dobbiamo essere felici. Non mi sembra una decrescita infelice. E’ importante produrre meno diossido di carbonio. Nel 2009 le emissioni diminuiranno probabilmente dell’8% in Spagna, quando dal 1990 erano aumentate più del 50%

E’ però necessario un cambiamento nelle istituzioni sociali per poter vivere con la decrescita. E’ necessario che la decrescita sia socialmente sostenibile. Forse introducendo la rendita di base , forse ridistribuendo il lavoro impiegatizio (per esempio, offrendo anni sabbatici ai lavoratori delle imprese così come è possibile per i professori universitari) e dando più importanza sociale ed economica al lavoro domestico non remunerato, al lavoro volontario».

Nel suo ultimo libro “Il manuale della sostenibilità”, il direttore di Wwf Italia Gianfranco Bologna scrive: “Ritengo pericolose le proposte di sostituire il concetto di ‘sostenibilità dello sviluppo’ che ormai sebbene con diverse sfaccettature si è consolidato nel dibattito politico-internazionale, con quello di ‘decrescita’, mentre diventa sempre più importante un’opera di diffusione e informazione sul vero significato di sostenibilità”. E’ d’accordo?
«Sono amico di Gianfranco Bologna, rispetto il suo lavoro, ma non concordo. Credo che dobbiamo cercare l’alleanza tra i due movimenti. Nel nord del mondo, un movimento per la decrescita economica che sia socialmente sostenibile, come già disse Georgescu-Roegen, come oggi affermano Serge Latouche e altri autori. Nel sud del mondo l’economia deve crescere, però senza distruggere tante vite umane e tante risorse naturali. In Europa compriamo a basso costo materie prime come l’acciaio e l’alluminio e, intanto, i costi sociali e ambientali li soffrono in Nigeria, in America Latina. Nel sud dobbiamo allearci con i movimenti della “giustizia ambientale”, con “l’ecologismo dei poveri” rappresentato da Ken Saro-Wiwa in Nigeria, da Chico Mendes in Brasile, da Medha Patkar in India».

Intervista in spagnolo tradotta da Eva Pratesi

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