[16/05/2006] Comunicati

Semenzato: «Anche l´associazionismo nell´unione degli ambientalisti»

LIVORNO. Fabrizio Vigni, portavoce di Sinistra Ecologista ha proposto la creazione di un’unione degli ambientalisti dell’Ulivo. L’obiettivo è quello di riuscire a far sì che la tematica ambientale venga intesa come come motore per la modernizzazione del paese. Ne abbiamo parlato con Stefano Semenzato (nella foto), ambientalista storico e presidente di Sinistra ecologista.

«La proposta di raggruppare gli ecologisti dell’ulivo è una necessità, visto anche il processo di costituzione del partito democratico. Bisogna infatti tenersi al passo e questa proposta avanzata da sinistra ecologista tende a coinvolgere l’insieme delle forze ecologiste del centrosinistra, sia quelle del mondo politico che di quello associativo.
Siamo alla vigilia di una nuova stagione di politiche ecologiste, non può più bastare essere solo contro la legge delega o pensare a come porre rimedio a quanto fatto da Berlusconi. Ora serve una proposta che caratterizzi il governo che dovrà essere qualificato dalle politiche ecologiche, in primo luogo in campo energetico e poi dal rispetto degli obblighi del protocollo di Kyoto. La grossa scommessa è intrecciare il rilancio dell’economia con la sostenibilità perché l’uscita dalla fase di declino non può avvenire con parametri tradizionali o continuando a bruciare carbone o petrolio.

Quale sono le prime tre cose a cui dovrebbe mettere mano il governo Prodi?
«Intanto riparare uno dei vulnus più grossi, rappresentato dal decreto legislativo della legge delega, che ha portato a un rovesciamento di tutti i parametri politici e culturali in campo ambientale: primo fra tutti il concetto di tutela ambientale che è stato sostituito dalle esigenze della produzione. Inoltre ha ridefinito tutti quei meccanismi istituzionali che erano stati costruiti in questi dieci anni dal decreto Ronchi, senza voler entrare nel merito dei vari settori: basta pensare che in materia di bonifiche ha cancellato la responsabilità oggettiva e lasciato solo il dolo, il che vuol dire che se un inquinatore dimostra di non averlo fatto apposta viene assolto.
La seconda priorità a cui deve mettere mano il governo di Prodi è l’edilizia: Prodi deve lanciare segnali chiari rispetto alla tendenza a costruire, sempre e ovunque, senza qualità. Il problema non è solo l’abusivismo, contro cui bisognerebbe inasprire le demolizioni, ma la qualità dell’opera in genetrale: serve un’indicazione precisa in applicazione della direttiva europea perché tutte le nuove costruzioni e ristrutturazioni vengano fatte con criteri di risparmio energetico.
Terzo punto che suggerisco al nuovo governo è una massiccia campagna di incentivazione delle energie rinnovabili, per bloccare carbone e petrolio e dimostrare che è possibile un’alternativa».

L’andamento inerziale della procedura legislativa del precedente governo sta producendo per filiazione una serie di provvedimenti che sono quindi ormai in vigore e nei confronti dei quali sia l’impresa sia i cittadini vivono una fase di totale spaesamento, dovuta anche al fatto che da parte del Centrosinistra si annuncia che tutto dovrà essere corretto. Non vede in questo un rischio di paralisi, che è appunto la fase che sta vivendo per esempio il settore delle bonifiche?
«Sì, ed è per questo che è necessario accelerare i percorsi. Le normative messe in atto dal governo precedente hanno modificato il quadro normativo. E siccome il ripristino del vecchio ordinamento è giuridicamente impossibile, l’unica soluzione vera è la velocità nel produrre un nuovo quadro normativo. Non possiamo non ammetterlo con preoccupazione, perché l’industria ambientale è essenziale per una nuova qualità dello sviluppo complessivo del Paese e se la lasciamo ferma sarà difficilissimo risollevare l’Italia».

Da una parte l’ambiente come motore di sviluppo e modernizzazione, dall’altra l’emergenza finanziaria dei conti pubblici. Come si tengono in piedi questi problemi?
«L’emergenza finanziaria c’è, ma non tutti i settori ne ricaveranno solo guai. Per molte industrie dell’ambiente infatti, l’attuale prezzo del petrolio è un’occasione perché improvvisamente le politiche basate sul risparmio energetico sono diventate competitive non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello economico: diventano opportunità per avere un abbattimento reale dei costi di gestione. Inoltre essendo tecnologie molto avanzate permettono di fare quel salto di qualità che consentirebbe all’Italia di restare competitiva nei mercati internazionali».

Torna all'archivio