[11/03/2009] Parchi

Dalle foreste 10 milioni di nuovi posti di lavoro (global warming permettendo)

LIVORNO. Secondo la Fao, «Dieci milioni di nuovi “posti di lavoro verdi” possono essere creati investendo nella gestione sostenibile delle foreste». Jan Heino, vice direttore dipartimento foreste dell’agenzia Onu, spiega che «In seguito all’enorme perdita di posti di lavoro dovuta all’attuale crisi economica, la gestione sostenibile delle foreste potrebbe divenire un mezzo per creare milioni di posti di lavoro ‘verdi’, contribuendo pertanto a ridurre la povertà e a migliorare le condizioni ambientali. Poiché foreste ed alberi sono degli importanti serbatoi di carbonio, tali investimenti possono anche notevolmente contribuire agli sforzi per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico». Posti di lavorio preziosi, visto che un recente studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro, la disoccupazione mondiale nel 2009 raggiungerà, nel migliore dei casi, 198 milioni di persone, ma potrebbe arrivare fino a 230 milioni di senza-lavoro.

Per la Fao «Maggiori investimenti nel settore forestale potrebbero creare lavoro in attività quali la gestione delle foreste, le pratiche agro-forestali, un miglior controllo degli incendi, lo sviluppo e la conservazione dei sentieri di montagna e dei luoghi ricreativi, l’espansione delle aree verdi urbane, il recupero delle zone forestali degradate e l’imboschimento di nuove aree. Tali attività potranno essere adattate alle circostanze locali, tra cui la disponibilità di forza lavoro, i livelli di abilità e le condizioni sociali, economici ed ecologiche».

Paesi come gli Usa e la Corea del Sud, hanno inserito le foreste nei Piani di rilancio economico ed il rimboschimento è una delle componenti essenziali del programma per l’occupazione rurale dell’India. Una buona gestione globale delle foreste servirebbe anche a ridurre l’erosione della copertura arborea in molti Paesi del mondo, riducendo così le emissioni di CO2 e contribuendo a frenare l’erosione dei suoli e secondo la Fao «potrebbe avere un effetto positivo sul cambiamento climatico maggiore di ogni altra iniziativa attualmente pianificata o considerata dai leader mondiali».

"Forests in a changing world" sarà il tema della Settimana mondiale delle foreste, che si terrà dal 16 al 24 Marzo a Roma in occasione della riunione del Comitato foreste della Fao che discuterà di come una gestione sostenibile delle foreste possa aiutare a costruire un futuro “verde” e a soddisfare la crescente domanda da parte della società di beni e servizi derivanti dalle foreste.

L´incontro, che sarà aperto da Gro Harlem Brundtland, inviata speciale per il cambiamento climatico del Segretario dell’Onu, si svolgerà nel mezzo di una crisi economica globale senza precedenti, «Lo stesso settore forestale ne è stato colpito duramente – si legge nel rapporto “Lo Stato Mondiale delle Foreste 2009”, che verrà presentato il 16 marzo - Tuttavia, il settore forestale ha un potenziale considerevole per svolgere un ruolo catalitico nella risposta mondiale alla crisi economica e ambientale globale».

Intanto, di fronte a previsioni climatiche sempre più allarmanti, la Société forestière de la Caisse des dépôts francese lancia l’allarme sul quel che potrebbe accadere entro il 2050. Laurent Piermont, presidente del maggiore gestore forestale privato della Francia dice: «La foresta nel 2100 non somiglierà per niente a quella attuale. Gli ecosistemi forestali e la silvicoltura sono in effetti al centro della problematica climatica. Anche se, a breve termine, l’aumento delle emissioni di CO2 e delle temperature hanno un effetto positivo sulla crescita degli alberi, si tratta di un’opportunità temporanea. A più lungo termine, le previsioni dell’Ipcc e di Météo France, alle quali si ispirano gli orientamenti della société forestière, sono ben più allarmanti. Mortalità accresciuta, anche definitiva, di alcune essenze, stress idrico dei suoli, perdita di biodiversità… Se la natura può sempre adattarsi, ignoriamo ancora come lo farà. Ora, le risorse forestali, i servizi che danno, sono indispensabili. Malgrado l’incertezza che pesa sulle ipotesi climatiche, abbiamo optato per l’azione precoce e non per aspettare che le previsioni si confermino. Faremo per forza degli errori, ma da una parte acquisiremo esperienza e dall’altra eviteremo di pagare i costi dell’inazione».

La foresta dà alla société forestière più di un milione di euro di guadagno all’anno e rappresenta per i proprietari un investimento redditizio e praticamente defiscalizzato, un settore che non conosce crisi e gestire una foresta in maniera sostenibile non rappresenta un costo eccessivo. Intanto, si sta pensando ad introdurre nei Paesi a clima temperato nuove specie arboree resistenti al caldo, alla siccità ed alle tempeste per cercare di reagire alla velocità dell’evoluzione del clima che in alcune aree sembra superiore alla capacità di adattamento degli alberi.

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