[12/03/2009] Comunicati

Quanto potrebbe fare il G20 per la sostenibilità

LIVORNO. Venti giorni al G20 e le speranze che questo summit produca qualcosa di significativo sul piano della sostenibilità ambientale e sociale si affievoliscono ma sono ancora in piedi. Certo, qualcosa non funziona ancora sull’asse Ue-Usa e sarebbe ingenuo credere che si risolva in poco più di due settimane. Ma da inguaribili ottimisti vogliamo credere che – al di là delle dichiarazioni ufficiali - almeno si discuterà della proposta di Obama di avviare un´azione coordinata a livello globale per far ripartire l´economia e sulle riforme per la regolamentazione del sistema finanziario. E’ vero che sul primo punto Barroso ha già ieri risposto picche, sostenendo che «prima di discutere altri interventi di stimolo» vanno applicati «quelli già varati».

Ma riteniamo – e confidiamo – che questa sia una presa di posizione per non finire subalterni a eventuali decisioni unilaterali proposte da oltreoceano. Ma l’agenda «per la riforma delle regole per non correre in futuro gli stessi rischi sistemici con cui affrontiamo questa crisi» e i meccanismi aggiuntivi per sostenere i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo non potranno che essere tema del G20 anche perché altrimenti sarà solo aria fritta. Si pensa davvero che in questo eccesso di finanziarizzazione dell’economia completamente fuori controllo a livello globale si possa fare argine con piani separati Ue, Usa ecc? Non siamo economisti, lo diciamo sempre, ma ci pare assai difficiei e qualcuno molto più ferrato di noi lo ha detto anche a voce alta. Senza una governance globale non si va da nessuna parte e senza mettere in discussione, come ha fatto Obama, il modello economico di sostenibilità sociale e ambientale se ne otterrà davvero poca.

Barroso sul Sole24Ore parla di «inevitabilità delle convergenze euro-americane ora che con Obama l’America sembra intenzionata ad abbracciare principi e battaglie tradizionalmente europei, dalla green economy ai sistemi di protezione sociale». Sembra insomma una pura rivendicazione della primogenitura di certe scelte ed è pure comprensibile anche se l’azione di governo degli Usa, obiettivamente, pare avere in questa fase storica una marcia in più rispetto all’Europa. Forse perché partita dalle posizioni arcaiche di Bush? Probabilmente sì, ma proprio per questo bisognerebbe cogliere al volo l’occasione per rimettere in discussione tutto. Se la sostenibilità ambientale è una priorità per tutti, questa deve essere al centro di ogni decisione a partire da come si orienta (se non la si vuole orientare invece il problema non sussiste…) l’economia. Economia che si è lasciata per trent’anni alla mercé del mercato con il risultato che oggi tutto il mondo vive sia sul piano sociale, sia su quello ambientale. La crisi economico-finanziaria-ecologica-sociale è un tutt’uno e se non la si affronta nella sua complessità e globalità è come non affrontarla affatto. E i g8 o g20 servono per questo o non servono.

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