[12/03/2009] Comunicati

Isole, pesci, rotte commerciali e petrolio. Il pericoloso rompicapo del sud-est asiatico

LIVORNO. Il ministero della difesa della Cina ha chiesto agli Usa di fare in modo che non si ripeta più un incidente simile a quello della nave americana che ha “invaso” e condotto attività nella zona economica speciale della Cina del Mar cinese meridionale. Il portavoce del ministero Huang Xueping ha detto: «Chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i nostri legittimi interessi e le nostre preoccupazioni per la sicurezza. La Cina non può accettare le accuse senza fondamento da parte degli Usa».

Il dipartimento di Stato Usa e il Pentagono hanno accusato le navi cinesi di aver “molestato” il 15 marzo in acque internazionali la nave militare Impeccable. Accuse sdegnosamente respinte dalla Cina che richiama il rispetto della Convenzione Onu sul diritto marittimo e la legge cinese sulla zona economica esclusiva sulla piattaforma continentale (che gli Usa non riconoscono), gli americani avrebbero anche violato i regolamenti della Repubblica popolare cinese riguardanti gli straniere per le ricerche scientifiche marine.

Ma la scaramuccia con gli americani è solo un segnale di quel che sta accadendo nei mari che i cinesi rivendicano come propri. Nei giorni scorsi il ministro degli esteri cinese ha confermato l’indiscutibile sovranità della Cina sulle isole Nansha (che gli altri chiamano Spratly) e sul loro mare, dopo che il primo ministro della Malaysia, Abdullah Haji Ahmad Badawi, aveva dichiarato che l’intera area ricadeva sotto la sovranità del suo Paese.

Una disputa territoriale per 650, barriere coralline, atolli e isolette sparsi nel Mar Cinese meridionale in un punto strategico per le rotte navali e il cui mare nasconderebbe petrolio, e per questo rivendicate anche dal Brunei, dalle Filippine, da Taiwan e dal Vietnam. La Cina ha mandato a dire a Badawi che è pronta a risolvere la cosa per vie diplomatiche: «Speriamo che I Paesi interessati rispetteranno la Dichiarazione sulla condotta delle arti nel Mar Cinese meridionale e che si asterranno di condurre azioni che o potrebbero complicare o ampliare le divergenze». Tanto le cannoniere di Pechino sono sempre in zona per allontanare i vietnamiti e per far rispettare l’accordo bilaterale sulla pesca nelle Nansha che Pechino ha firmato con le Filippine.

Filippine che però proprio ieri hanno giocato un brutto scherzo ai cinesi, approvando una legge sulle acque territoriali che dichiara le isole del Mar Cinese meridionale territorio sotto sovranità di Manila. In un comunicato l’ambasciata di Pechino nelle Filippine «esprime la sua viva opposizione e la sua protesta solenne. L’isola Huangyan e le isole Nansha hanno sempre fatto parte del territorio cinese e la Repubblica popolare della Cina detiene la sovranità indiscutibile di queste isole e delle acque adiacenti. La dichiarazione di sovranità territoriale sull’isola di Huangyan e sulle isole Nansha da parte delle Filippine è illegale e non valida».

Già a febbraio, al momento della prima adozione del progetto di legge da parte delle due camere del Parlamento o di Manila, il ministro degli esteri cinese, Wang Guangya, aveva convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata delle Filippine, Maria Barber, per protestare contro la legge. Di fronte a tutta questa agitazione dei Paesi vicini, Pechino ha deciso di dare un segnale preciso e bellicoso: ieri è salpata dal porto di Guangzhou la nave China Yuzheng 311, per andare a pattugliare un altro punto diventato improvvisamente caldo: il mare delle isole Xisha (che i non cinesi chiamano Paracel) 300 chilometri a sud dell’isola-provincia di Hainan, per rafforzare la protezione della pesca e la sorveglianza marittima.

Il bestione militare di 113,5 metri e di 4. 450 tonnellate di stazza dovrà tenere lontani dalla zona esclusiva economica della Cina intorno alle 130 piccole isole i soliti vietnamiti ai quali Pechino le ha strappate nel !974, approfittando della guerra tra Vietnam e Usa. Intanto si è aperto anche un fronte squisitamente energetico con il Giappone sul possesso del giacimento di gas di Tianwaitian, nel Mar Cinese orientale. Secondo Pechino ricade in piena zona economica esclusiva della Cina e non ha niente a che vedere, come invece dice Tokyo, con i principi o gli accordi di comprensione tra Cina e Giappone sulla questione del Mar Cinese orientale.

Secondo il ministro degli esteri cinese Yang Jiechi «L´accordo di principio tra i due Paesi sulla questione del Mar Cinese Orientale riflette i miglioramenti delle relazioni sino-nipponiche. Crediamo che le due parti onoreranno l’accordo e creeranno le condizioni necessarie per la sua applicazione». Quello che è sempre più chiaro è che in un’area sempre più economicamente importante, con sempre più popolazione e più bisogno di risorse, occorrerebbe un miracolo impossibile: quello della moltiplicazione del petrolio e dei pesci.

Torna all'archivio