[13/03/2009] Parchi

Il difficile equilibrio delle Alpi tra turismo, climate change e perdita di biodiversità

LIVORNO. Si è conclusa ad Evian, in Francia, la decima Conferenza delle Alpi che l’11 e il 12 marzo ha visto la partecipazione dei ministri degli otto Stati alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera) che hanno sottoscritto la Convenzione delle Alpi, un trattato internazionale che promuove lo sviluppo sostenibile e sostiene la cooperazione interregionale a livello transfrontaliero. La Conferenza ha chiuso il biennio della presidenza francese della Convenzione che ha avuto come priorità i cambiamenti climatici nelle Alpi e la promozione di forme sostenibili di turismo.

Ad Evian è stato adottato un Piano d’azione contro i cambiamenti climatici nelle Alpi che prevede misure di attenuazione delle emissioni di gas serra e di adattamento ai cambiamenti climatici. I ministri hanno anche concordato sulla necessità di lavorare insieme ai loro colleghi del “Gruppo di Zurigo” che riunisce Italia, Austria, Francia, Germania e Svizzera, per accelerare l’adozione di regolamentazioni per il transito delle merci attraverso le Alpi. Il Piano di lavoro approvato prevede anche uno studio sui mezzi necessari per fare dell’arco alpino una regione “carbon neutral” entro il 2050.

I ministri della Convenzione hanno anche proposto che agli operatori turistici alpini si caratterizzino attraverso la proposta di trasporti e soggiorni “a basso tenore di CO2”, valorizzando le migliori iniziative.
Durante la Conferenza sono anche state premiate con un premio speciale della Convenzione delle Alpi le migliori iniziative di turismo sostenibile del 2008: 6 realizzazioni esemplari che comprendono il Cammino delle Dolomirti in Italia, la “mobilità dolce” nel Karawanken, in Austria, la diversificazione turistica nell’ Argentière-la-Bessée, in Francia. «L’obiettivo è quello di contribuire a fare del turismo un asse portante dello sviluppo sostenibile per lo sviluppo economico e sociale del massiccio alpino».

La Conferenza ha affrontato i temi dei pericoli naturali, e della difesa e valorizzazione dei siti patrimonio mondiale dell’Unesco che ricadono nell’area alpina, ha anche approvato l’dea di realizzare una rete “verde” transalpina per permettere l’adattamento della flora e della fauna al cambiamento climatico, facilitando le loro migrazioni.

Alla Conferenza di Evian è intervenuto anche il presidente della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd), Ahmed Djoghlaf, che ha ricordato l’importanza ambientale delle montagne per l’intero pianeta. «Le regioni montagnose – ha detto Djoghlaf – ricoprono circa il 27% sella superficie emersa del globo e forniscono risorse vitali a circa un quarto della popolazione mondiale. Le montagne sono le riserve d’acqua naturali del pianeta e soddisfano il bisogno d’acqua dolce di più della metà dell’umanità. Dimora di dei, simbolo di eternità, la montagna esprime anche la purezza, offrendo un filtro naturale alle acque che attraversano I suoi strati di sabbie glaciali datanti al quaternario. Le montagne assicurano la sussistenza di circa un quarto della diversità biologica terrestre, con circa la metà degli “biodiversity hotspots” che si trovano in zone montagnose. La quasi totalità delle zone che hanno una importanza sia per le piante che per gli anfibi e per le specie di uccelli endemiche che contengono, si trova in montagna. Sulle 20 specie di piante che procurano l’80% del cibo mondiale, 6 specie (mais, patyata, orzo, sorgo, pomodoro e mela) provengono dalle montagne. Quest’ultime ospitano anche numerose specie di animali da allevamento come i montoni, le capre, gli yak, i lama e gli alpaca. Le regioni montagnose offrono sovente una diversità genetica più ricca e sono caratterizzate da una diversità culturale e da variazioni estreme di condizioni ambientali. Ma le montagne sono particolarmente vulnerabili alle minacce naturali ed antropiche, quali i rischi sismici, gli incendi, i cambiamenti di destinazione dei suoli, l’intensificazione dell’agricoltura, lo sviluppo di infrastrutture ed i conflitti armati. Queste pressioni contribuiscono al degrado dell’ambiente delle montagne ed hanno un impatto sui servizi ecosistemici che esse procurano, così come sullo stile di vita delle popolazioni che ne sono dipendenti. La fragilità degli ecosistemi di montagna è una sfida per lo sviluppo sostenibile, visto che le conseguenze risultanti dallo sviluppo inadatto di queste regioni sono particolarmente intense, più rapide e più difficili da correggere che per tutti gli altri ecosistemi».

Djoghlaf ha ricordato la collaborazione tra Cbd e Convenzione delle Alpi che ha portato nel 2004 al Programma di lavoro della Convenzione sulla diversità biologica delle montagne per salvaguardare la biodiversità ed i beni ed i servizi eco sistemici, anche come punto centrale della lotta alla povertà ed alla marginalità e per favorire il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio dell’Onu. «Ma – ha detto il presidente della Cdb – la sostenibilità necessita anche del miglioramento della capacità delle istituzioni e delle organizzazioni di promuovere la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità. Per raggiungere una sostenibilità ambientale ed umana nelle montagne, occorre trovare metodi di gestione e delle risorse e degli sistemi montani affinché possano procurare i servizi eco sistemici tanto essenziali. Questo offre molteplici possibilità vincenti, non solo per la protezione degli ecosistemi di montagna e la biodiversità che contengono, ma per un loro utilizzo più proattivo e più consapevole, che avrà il vantaggio di dare un contributo significativo alla risoluzione dei problemi causati dallo sviluppo umano in un mondo in perpetuo cambiamento».

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