[17/03/2009] Parchi

Il viaggio dei trichechi nel global warming

LIVORNO. Anche nella lontana penisola dei Čiukci, nell’estremo lembo orientale della Siberia, ormai si sente l’odore della primavera e quello che è il più grande sito mondiale di riproduzione dei trichechi (Odobenus rosmarus) si appresta ad accogliere questi giganteschi pinnipedi dopo i loro misteriosi vagabondaggi invernali.

Ma i trichechi sono sempre più alle prese con i rapidi cambiamenti del loro habitat e nel 2008 la spedizione russa Arktika, che ha battuto in 40 giorni 13.000 chilometri di mare con la nave Akademik Fedorov, ha potuto constatare un avanzato processo di sparizione delle copertura glaciale del bacino Artico. Il capo della spedizione, Vladimir Sokolov, ha confermato che i risultati delle ricerche erano in linea con quelle eseguite dal Wwf Russia, che sottolineavano un arresto della perdita di superficie del ghiaccio ma un suo assottigliamento.

«Se teniamo conto del fatto che il ghiaccio è globalmente più fine che l’anno scorso – diceva a fine 2008 a Martin Sommerkorn, uno specialista in cambiamento climatico del Wwf – nell’Artico ce ne è meno di quanto ce ne sia mai stato dall’inizio delle osservazioni. Quest’anno, per la prima volta, il Passaggio a nord-ovest nell’America del Nord e tutta la rotta marittima del Nord della Russia sono rimasti senza ghiaccio».

A soffrire di più di questi mutamenti ambientali sono gli animali. Il cambiamento climatico ha portato praticamente alla scomparsa dei ghiacci estivi nel mar dei Čiukci ed in quelli che bagnano la Siberia orientale. In queste condizioni i trichechi si vanno a riposare e rifugiare sempre di più direttamente sul litorale e non sui banchi di ghiaccio.

Già nel 2007 gli ambientalisti e gli abitanti del distretto autonomo di Čukotka asvevano organizzato a Capo Kojevnikov, uno vasto spazio terrestre protetto per permettere ai trichechi di riposarsi e mettere su famiglia. La voce si è sparsa e nel settembre 2008 si sono presentati dai 5 ai 6.000 trichechi che hanno invaso l’area e lasciato almeno 10 mila loro simili ad aspettare il loro turno in mare.

Nel 2007 circa 50 mila trichechi si sono ammassati sul Capo Kojevnikov, facendo di questo luogo la più grande area terrestre al mondo nella quale si rifugiano questi zannuti mammiferi marini, tanto che è stata avviata una richiesta al governo di Mosca per fare di Capo Kojevnikov un nuovo territorio protetto della Čukotka.

E non è stata poca la sorpresa dei ricercatori di Arktika-2008 quando hanno trovato una colonia di 110 trichechi dell’Atlantico installati sull’isola di Uchakov, nel nord del Mar di Kara, lontanissimi da quello che si riteneva il loro areale, tanto che Maria Gavrilo, portavoce dell’Istituto di ricerca per l’Artico e l’Antartico, disse che «mai prima questi animali erano stati visti su un territorio situato tanto ad est».

La meno abbondante sottospecie del tricheco dell’Atlantico (Odobenus rosmarus rosmarus) si distingue dai suoi cugini del Pacifico (Odobenus rosmarus divergens), che vivono tra America e Russia, per la sua taglia più piccola ed una silhouette leggermente diversa. E’ compreso nella Lista Rossa della Russia ed in quella dell’Iucn e la sua popolazione subisce le conseguenze di una caccia eccessiva nonostante sia ormai protetto dal 1941 negli Usa e dal 1956 in Russia dal “Walrus Act”, che avrebbe dovuto mettere fino alla caccia al tricheco per prendere le sue grosse zanne d’avorio.

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