[18/03/2009] Energia

Il nucleare inglese piagnucola: lo sviluppo dell´eolico è un ostacolo per l´atomo

L’accordo siglato appena un anno fa tra il premier inglese Gordon Brown e il francese Nikolas Sarkozy, che prevedeva tra le altre cose anche la cooperazione nucleare tra i due paesi, definito «intesa formidabile» dallo stesso Brown, rischia di incrinarsi. La società francese Edf, assieme alla tedesca E.on hanno infatti fatto presente al governo inglese che potrebbero ritirare i loro piani per la costruzione dei nuovi impianti nucleari a meno che l´esecutivo non riduca i propri obiettivi rispetto all´energia da fonte eolica. Allerta lanciato dai due gruppi energetici in occasione della consultazione indetta dal governo sull´energia rinnovabile , dove hanno avuto modo di esternare le loro preoccupazioni sul fatto che i due settori, quello del nucleare e quello legato alla fonte del vento, non possano crescere contemporaneamente.

In effetti le ambizioni del governo inglese sullo sviluppo di energia elettrica prodotta grazie al vento, che spira generosamente sulle coste britanniche, è stata definita una vera rivoluzione eolica. Nei piani del Regno Unito, vi sarebbe infatti come obiettivo di medio periodo la copertura del 30% del fabbisogno elettrico nazionale con le fonti d´energia rinnovabili (eolico, agroenergie, solare, fotovoltaico, idroelettrico) entro il 2020.

Secondo uno studio condotto dal britannico Department for energy and climate change (reso noto su The Guardian a gennaio) addirittura entro il 2020 tutta l’elettricità necessaria alle famiglie della Gran Bretagna potrebbe essere ricavata solo dall’energia eolica offshore. Con la costruzione di una quota pari a 5000-7000 nuove turbine a largo delle coste britanniche per una potenza complessiva installata di 25 gigawatt, che andrebbero ad aggiungersi agli attuali 8 gigawatt provenienti dagli impianti già costruiti e in fase di costruzione, si otterrebbe un totale di circa 33 gigawatt di potenza.

Una vera minaccia per lo sviluppo del nucleare: la gran Bretagna sarebbe infatti così ben oltre agli obiettivi europei riguardo alla la produzione del 20% dell’energia da fonti rinnovabili entro il 2020, con la conseguenza di puntare meno sul nucleare per le necessità energetiche nazionali, per raggiungere anche la quota di abbattimento delle emissioni di Co2.

Una scelta che non è piaciuta a Edf ed E.On, che hanno segnalato che quegli obiettivi non solo risultano – per loro - poco realistici, ma danneggiano anche i piani di sviluppo alternativi, come quelli per la costruzione di centrali nucleari. Secondo i due gruppi energetici «l´obiettivo del 25% prodotto da fonti rinnovabili invece, provvederebbe a migliorare la piattaforma condivisa, in modo da decarbonizzare la produzione di energia dopo il 2020, attraverso una combinazione di rinnovabili, nucleare, carbone e gas con il metodo della cattura e sequestro del carbonio».
Un mix, insomma, che lascerebbe più spazio di intervento e la possibilità di ottenere finanziamenti per tutte le tecnologie e che darebbe modo anche a Edf di operare.

La compagnia tedesca E.on, infatti sta già lavorando sull’eolico, avendo avuto la commessa per la costruzione di tre grandi progetti offshore in Inghilterra, per cui aveva denunciato a gennaio il problema dei costi ancora elevati della tecnologia e aveva chiesto al governo britannico di raddoppiare il supporto economico all’offshore, senza il quale non sarebbe stato possibile andare avanti su questa strada. Insomma a questo punto il problema sembra quello della spartizione degli incentivi, ma il tentativo di diminuire il contributo delle rinnovabili al mix energetico ha suscitato un’immediata reazione da parte degli ambientalisti.

«Abbiamo sempre detto che il nucleare avrebbe messo a repentaglio le fonti rinnovabili e danneggiato gli sforzi britannici di combattere il cambiamento climatico; ora Edf ci dà ragione - ha dichiarato Nathan Argent, della divisione energia di Greenpeace – e sta cercando di arrestare gli sforzi per affidare alla Gran Bretagna la più importante tecnologia in grado di combattere il cambiamento climatico per avere la possibilità di tutelare i suoi interessi sull´atomo».

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