[18/03/2009] Acqua

Sul Forum mondiale di Istanbul tante botte e un po´ di acqua benedetta

FIRENZE. Il Vaticano ha in qualche modo “benedetto” il V Forum mondiale dell’acqua che si sta tenendo ad Instanbul con un documento del Pontificio consiglio della giustizia e della pace intitolato "Acqua, un elemento essenziale per la vita". Il concetto è stato ribadito dal presidente di quel dicastero, cardinale Renato Raffaele Martino: «L´acqua è un bene che deve servire allo sviluppo di tutta la persona e di ciascuna persona».

La Santa Sede aveva già espresso il suo pensiero in occasione del Forum del 2003 a Kyoto e poi successivamente nel 2006 a Città del Messico. Come viene spiegato dal quotidiano Vaticano “L’Osservatore Romano”, il Pontificio consiglio «concentra l´attenzione sul riconoscimento della disponibilità e dell´accesso all´acqua come diritto umano e sull´importanza di andare oltre gli obiettivi di sviluppo già raggiunti e di garantire a tutti acqua potabile e condizioni igieniche e sanitarie sicure».

Nel documento si ricorda il ruolo centrale dell´acqua in ogni aspetto della vita, negli ambienti nazionali, nelle loro economie, nella sicurezza alimentare, nella produzione, nelle politiche, sottolineando come solo recentemente sia stata posta al centro di una riflessione globale l´inadeguatezza della disponibilità e dell´accesso all´acqua. Rispetto a questo scenario la Santa Sede esorta a considerare «il diritto all´acqua e quello a una sanità sicura non due diritti collegati, ma un unico diritto»; contemporaneamente il Vaticano chiede un chiaro riferimento all´acqua nei documenti fondanti dei diritti dell´uomo.

Per “proprietà transitiva” chi chiede (in libertà di espressione e nel rispetto delle leggi), che questi diritti trovino cittadinanza e siano definitivamente affermati, è esso stesso soggetto di diritto. Il governo turco pare non pensarla così. Sicuramente le parole del Vaticano non sono riferimento per il governo islamico moderato di Erdogan e tantomeno chi pacificamente chiede all’assemblea ufficiale del Forum mondiale, che l’acqua sia riconosciuta come un diritto. La risposta sull’acqua c’è stata, o meglio con l’acqua, dato che la polizia si è servita di idranti per disperdere i manifestanti (e non si è limitata solo a questo).

Ai Movimenti per l’acqua non piace il grande progetto Gap (Anatolia Sud-orientale) che invade il territorio di grandi dighe mettendo a repentaglio qualità della vita di persone, tutela dell’ambiente e rispetto di monumenti storici. Per capire meglio cosa sta dietro il progetto invitiamo a leggere (o rileggere) l’articolo di Renè G. Maury “Potenza dell’acqua; potenza del fuoco: il progetto Gap” pubblicato su Limes ormai 10 anni fa. Si tratta comunque di opinioni che devono poter essere liberamente espresse.

Invece le attiviste dell´organizzazione International rivers (Payal Perek e Ann Kathrin Schneider) che un paio di giorni fa, all’interno del Centro congressi che ospita il quinto Forum, hanno srotolato uno striscione con la scritta: “no alle dighe pericolose”, sono state prima arrestate e poi rimpatriate per reato d’opinione. Erano persone accreditate che avevano pagato 500 euro a testa per entrare all’assemblea e ora si ritrovano a casa dovendo anche ringraziare dato che per questo “reato” in Turchia si rischia l’incarcerazione minima di un anno secondo il comunicato delle autorità.
Nessuna voce a sostegno delle militanti si è levata dal Forum ufficiale.

A nostro modo di vedere si sono palesate due prove di debolezza: una, quella del governo turco che reagendo in maniera repressiva, sproporzionata rispetto alle “offese” arrecate, dimostra che da quelle parti la strada per la democrazia è ancora in salita; l’altra quella delle istituzioni mondiali dell’acqua che hanno dimostrato di temere, oggi più di ieri, la forza delle parole che si sta levando dai movimenti e dalla società civile.

Intanto il progetto Gap va avanti e sarà presentato a Milano il 21 aprile in occasione della visita in Italia del vice primo ministro turco Nazim Ekren, come comunica l’Istituto nazionale per il commercio estero. All’Italia (rappresentata dal ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola), il progetto pare interessare.

Del resto la Turchia presenta il progetto come strategico per l’area compresa tra l’Europa e il vicino Oriente sino al Caucaso ed al Mar Caspio, per le ricadute economiche e per i numerosi interventi previsti, che dovrebbero non solo assicurare l’espansione del potenziale idroelettrico e l’irrigazione di vaste aree del paese, ma garantire lo sviluppo di settori come: quello dell’agricoltura tradizionale, dell’agricoltura biologica, dell’agroindustria, del tessile-abbigliamento, dei trasporti, delle infrastrutture urbane rurali e industriali, sanità, educazione, turismo, cultura, energie rinnovabili, tecnologie per la protezione ambientale, tecnologie per il restauro, telecomunicazioni, industria mineraria e petrolifera.

Si tratta di libere opinioni di chi prova a vendere un “prodotto”.

L’Italia, terzo partner commerciale della Turchia con un interscambio di 20 miliardi di dollari l’anno, con un incremento nel 2008 del 22% degli investimenti italiani che hanno superato il totale dell’intero 2007, 180 miliardi di dollari, è legittimamente interessata. Molte imprese italiane investono già in Turchia e ora vedono aprirsi nuove opportunità d’affari nella regione dell’Anatolia Sud Orientale. Esisterebbe anche un’etica d’impresa ma anche questa è una libera opinione.

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